In generale, valore di scambio di un bene o di un servizio in termini di
qualunque altro bene. ║ Valore di un bene espresso in moneta o, meglio,
l'equivalente in unità di moneta di un bene considerato. • Econ.
pol. -
P. monetario o
assoluto: la quantità di
moneta scambiata con una unità di bene.
P. relativo o
reale: la divisione tra il
p. di due beni di cui uno non sia
rappresentato da moneta; più specificatamente, rispetto a un bene
b, quantità di un bene
a che si scambia con una
unità del bene
b.
P. di domanda: il
p. che il
richiedente è favorevole a pagare.
P. di offerta:
ciò che l'offerente è disposto a cedere per un certo bene.
P.
di equilibrio: il
p. a cui si realizza lo scambio.
P. ombra o
di conto: il
p. calcolato in base a un modello economico di
riferimento.
P. unico o
p. differenziato:
il rapporto di
scambio è o non è unico per tutte le unità dello stesso
bene scambiate nel medesimo mercato e nello stesso momento.
P. a pronti, a
contanti e a
rate: in base alla scadenza in cui deve effettuarsi il
pagamento. ║
Sistema e teorie dei p.: in un sistema economico in
cui vengono prodotti beni diversi è assai importante fissare il livello
dei
p. in un solo indice,
che
rappresenti un media
equilibrata tra i diversi beni di consumo. I fattori esterni all'impresa che
determinano le scelte relative ai
p. sono riconducibili ad aspetti
qualitativi e quantitativi della domanda, alla concorrenza e ad aspetti
istituzionali. Nella fissazione di un nuovo
p. un'impresa può
scegliere tra la politica del cosiddetto
skimming pricing, vale a dire
l'adozione di un
p. elevato fin dall'inizio, oppure optare per un
penetration pricing, impiegando da subito un
p. ridotto. Scopo del
primo risulta l'introduzione sul mercato di un prodotto che sfrutti il
comportamento degli innovatori, per vendere il prodotto nei momenti iniziali del
suo ciclo vitale, estendendo in un momento successivo, tramite riduzioni di
p., la base dei consumatori; con la seconda politica, invece, l'impresa
mira a un guadagno fondato in larga parte sulla quantità del prodotto
venduto
, opponendo
una barriera di
p. nei confronti di
eventuali concorrenti. Il concetto di
p.,
essendo estensibile a
tutti i beni e a tutti gli elementi produttivi, rappresenta quindi il meccanismo
tramite cui sono articolate e rese compatibili tra loro le iniziative di
consumo, di risparmio e di investimento prese liberamente dai soggetti
economici; per questa ragione, a detto meccanismo viene attribuito il nome di
sistema dei p., tanto più significativo se si pone attenzione al
fatto che tutti i
p., essendo generalmente espressi in moneta,
sono soggetti a cambiamenti nel caso mutino la velocità e la
quantità di moneta circolante. Fondamentale risulta allora la
teoria
del livello generale dei p., visto che le fluttuazioni di tale livello
determinano parentesi inflazionistiche e deflazionistiche, con tangibili effetti
sull'occupazione e sul tasso di sviluppo. Dal momento che il livello generale
dei
p. è collegato all'inserimento della moneta, il suo studio
prende avvio dalla teoria della moneta; tale analisi, più propriamente
indicata come
teoria dei p., ha un ruolo economico fondamentale tanto che
la scienza economica è stata definita anche come
scienza dei p. Il
p. di un bene si può anche definire come
valore e si parla
allora di
valore di scambio; tutte le teorie sui
p. si fondano
tuttavia sulle condizioni di concorrenza perfetta all'interno di un mercato,
situazione non rintracciabile storicamente, come rilevano insigni teorici, tra i
quali V. Pareto. Nel XIX sec. D. Ricardo impostò una
teoria dei
p., la
teoria del valore-lavoro, secondo la quale il rapporto di
scambio tra due beni, cioè il
p. di un bene in relazione a un
altro, dipende dalla quantità di lavoro impiegata per collocare sul
mercato entrambi i beni; ad essa si affiancò la
teoria del
valore-utilità, in base alla quale il medesimo rapporto dipende dal
livello di utilità o di carenza di ogni merce.
Le due teorie si
rivelano incompatibili l'una con l'altra, dal momento che la prima si fonda sul
lavoro, come unico fattore, la seconda invece pone l'esistenza di più
fattori produttivi. Data l'interdipendenza tra l'atteggiamento dei compratori e
dei venditori dalla forma di mercato, la teoria dei
p. è connessa
ad altre teorie: la teoria della domanda, per quanto riguarda il comportamento
dei compratori, quella dell'offerta, per i venditori, e, infine, la teoria del
comportamento di mercato, che analizza il modo in cui l'azione di compratori e
di venditori influenzi l'andamento del mercato e stabilisca i
p. in una
situazione
di concorrenza imperfetta di monopolio, di monopsonio o di
oligopolio. ║
Controllo dei p.: strumento di intervento pubblico,
in un'economia di mercato, a cui possono ricorrere i Governi in casi di
emergenza (guerra, inflazione, ecc.) per difendere il potere d'acquisto della
moneta, bloccando o contenendo l'aumento dei
p. dei beni di prima
necessità, per regolarizzare alcuni settori del mercato. Il controllo dei
p. avviene attraverso l'istituzione di listini e calmieri che fissano i
p. massimi al consumo di determinati beni; la fissazione di un
p.
minimo risponde invece al tentativo di sostegno di alcuni redditi di produttori
operanti in settori sfavoriti o di rilevanza sociale. Tra gli effetti negativi
di un controllo dei
p., va rilevato il possibile squilibrio tra domanda e
offerta; nella possibilità di un eccesso di domanda si dovrebbe allora
opporre un'accurata politica di sovvenzione alle imprese o una sorta di
razionamento dei beni per assicurarne un'adeguata distribuzione; un surplus di
offerta dovrebbe invece essere riassorbito dallo Stato, o da altri enti
pubblici, che tuttavia giunge spesso alla distruzione di eccedenze per evitare
sprechi di risorse. ║
Economia giuridica:
solo negli anni
Settanta fu avviata nel nostro Paese una sistemazione della disciplina dei
p.
attraverso una serie di interventi che cercavano di ovviare ai provvedimenti
assunti dai CPP (Comitati Provinciali Prezzi). Solo all'inizio dei primi anni
Ottanta, su proposta del ministero dell'Industria, fu introdotta una
legislazione univoca sulla regolamentazione dei
p.; successivamente
è stato affidato al CIP (Comitato Interministeriale Prezzi) il compito di
determinare le tariffe dei fondamentali generi di consumo, anche se in seguito
delibere dello stesso ente hanno totalmente liberalizzato le stesse. Con la L.
24-12-1993, n. 537, si è provveduto alla soppressione del CIP, i cui
compiti vengono ora assolti dal CIPE (Comitato Interministeriale per la
Programmazione Economica) e dal ministero dell'Industria, commercio e
artigianato. ║
P. politico: strumento di politica economica
adottato per favorire un ricavo, dalla vendita di un bene o di un servizio,
inferiore al costo complessivo; per la copertura dello scarto tra costo e ricavo
si provvede allora con l'introduzione di imposte straordinarie.
P.
politici sono anche quelli controllati, cioè tenuti più bassi o
più alti di quelli possibili in un regime di mercato libero; lo Stato
quindi interviene (si parla di
p. di imperio) nella vendita di un
prodotto a determinate tariffe sia imponendo un calmiere, sia che si ponga come
intermediario tra produttori e consumatori, vendendo a questi ultimi a un
p.
inferiore di quello pagato agli altri. ║
P. sociale: tariffa
praticata dall'ente pubblico per beni e servizi prodotti non con scopi puramente
economici, ma per conseguire fini educativi o sociali. ║
P. di
eliminazione e
di esclusione:
p. limite che induce imprese
già operanti sul mercato a uscirne, e
p. che impedisce
l'inserimento di nuove aziende nello stesso; quest'ultimo deve essere più
basso di quello che permetterebbe all'impresa di conseguire un minimo margine di
guadagno. ║
P. sorvegliato:
p. determinato direttamente dal
venditore, anche se controllato dall'autorità pubblica.