Categoria letteraria con la quale si definisce la corrente culturale, estetica,
filosofica e, appunto, letteraria che dalla seconda metà del XVII sec. si
sviluppò in opposizione alle tematiche e tendenze dell'Illuminismo
settecentesco. Il termine fu anticipato, tra gli altri, da B. Croce che, a
proposito di Vittorio Alfieri, parlò di
protoromanticismo, ma deve
la sua fortuna e la precisa delimitazione storica, tematica e ideologica agli
studi di W. Binni e al suo celebre saggio
Il preromanticismo
italiano (1948). Numerosi i contenuti che furono anticipati dalla
temperie preromantica: opposizione al razionalismo e a un certo statico
classicismo, culto del sentimento e dell'emozione, mito della natura selvaggia e
del primitivismo in quanto affermazione della bontà dello stato di
natura, celebrazione delle società primitive e barbariche. Antecedenti
teorici del
P. possono essere rintracciati nell'estetica del sentimento
di A. Shaftesbury o nelle formulazioni di J.-J. Rousseau sull'arte, come libera
espressione del genio creatore. Da un punto di vista strettamente letterario, le
prime produzioni preromantiche si ebbero nei Paesi anglosassoni. In Germania
fiorì il movimento dello
Sturm und Drang (Tempesta e impeto),
così definito dal titolo omonimo attribuito con intento denigratorio a
un'opera di F.M. Klinger. Tra gli artisti che parteciparono allo
Sturm
und drang, ricordiamo, tra gli altri, il giovane Goethe e F.
Schiller, cui si deve l'opera teatrale
I masnadieri (1781), forse la
meglio rappresentativa di quella poetica e tra le più valide
artisticamente. In Inghilterra si sviluppò, invece, la cosiddetta
poesia notturna e sepolcrale di E. Young e Th. Gray, in cui furono
elaborate a tinte forti le tematiche dei paesaggi notturni e crepuscolari, delle
visioni inquietanti, delle meditazioni cimiteriali, ecc. Particolare importanza
ebbe poi, per valore artistico e influenza sulla formazione del gusto a lui
contemporaneo, il falso
Ossian antico-celtico composto da J. Macpherson,
che circolò in Italia nella traduzione di M. Cesarotti
Poesie di
Ossian antico poeta celtico (1763). L'eco di questa poesia si avverte
potentemente fino a Foscolo e Leopardi, ma filtrò nella cultura nostrana
per molti canali sia artistici sia teorici. Tra i primi si inseriscono la
poesia delle rovine della torinese D. Saluzzo Roero, intessuta di
paesaggi grandiosi e crepuscolari, di campagne disseminate di antichi ruderi,
evocanti riflessioni malinconiche e cupe. In sintonia con essa furono le
Notti romane al sepolcro degli Scipioni di A. Verri (1792-1804), in cui
la ricerca dell'effetto atmosferico, del particolare macabro, lugubre o comunque
emotivamente toccante sostituisce, a dispetto dell'ispirazione storica, i modi
neoclassici. Campione del
P. italiano fu Vittorio Alfieri che, nella
produzione tragica, contribuì alla formazione di alcuni caratteri
eminenti del Romanticismo: il titanismo dei suoi personaggi, che lottano senza
cedere a forze tanto più potenti di loro, fu tappa imprescindibile
nell'agglutinarsi di tematiche quali l'individualismo, la centralità del
sentimento e della passione rispetto alla ragione e al compromesso, ecc.