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Preraffaellismo.

Movimento artistico e letterario, sorto in Inghilterra verso la metà del XIX sec. Il suo avvio risale alla fondazione nel 1848 della Preraphaelite Brotherhood (PRB: Confraternita preraffaellita), ad opera dei pittori D.G. Rossetti, W. Holman Hunt, J.E. Millais e dello scultore Th. Woolner che frequentavano le British Academy Schools. A loro si associarono presto i critici W.M. Rossetti e F.G. Stephens e il pittore J. Collinson. Rifiutando l'accademismo ottocentesco dell'arte ufficiale, i preraffaelliti si fecero portavoce di un ritorno ai moduli artistici dell'epoca precedente a Raffaello: nell'arte medioevale ritrovavano le qualità di semplicità, accuratezza di particolari, freschezza, immediatezza e precisione che ritenevano fondamentali nell'opera d'arte e che la retorica accademica aveva abbandonato. Il P. si configurò quindi come una corrente medioevalista e realista a un tempo: la semplicità nella rappresentazione dei particolari nasceva dalla consapevolezza dell'importanza dei particolari stessi e del significato simbolico e sacramentale che gli oggetti avevano assunto nella religione e nella pittura medioevali. Parallelamente, in campo letterario e poetico si rifecero all'esperienza di Dante e dello Stilnovo. In tal senso essi vennero definiti anche "primitivi". Alla base della loro posizione teorica era la convinzione che l'arte, dopo Raffaello, avesse perduto la sua caratteristica di purezza, presentando, come sovrastruttura all'immediatezza dell'ispirazione, una sorta di consapevolezza esterna, tramite di elementi razionali, in sé estranei alla sincerità dell'atto artistico. Nelle opere del Duecento e Trecento i preraffaelliti ricercavano il segno di una spiritualità non inficiata dalle analisi e dalle sintesi del ragionamento. Tuttavia, nel tentativo di dare alle cose quella realtà simbolica caratteristica dello spirito medioevale, i preraffaelliti finirono per cadere in una sorta di Neoromanticismo, che di fatto risultava agli antipodi rispetto alle loro convinzioni artistiche. Pur collocandosi in un più diffuso atteggiamento caratterizzante i primi anni del secolo in Europa, cui avevano dato il loro contributo in Germania F. Overbeck e i nazareni, in Francia il gruppo lionese in parte ispirato da J.A.D. Ingres, in Belgio F. Navez, in Italia i puristi, tuttavia la peculiarità del P. era data dal rifiuto di una teorica che potesse costituire un freno al libero corso dell'intuizione. Solo più tardi, sulla scorta di motivi riaffioranti dal Romanticismo e dall'insegnamento religioso della scuola di Oxford e di tutto il teismo inglese della seconda metà del Settecento, i preraffaelliti giunsero a una definizione teorica del loro movimento. Infatti, nell'esaltazione dello Stilnovo come in quella della pittura giottesca veniva evidenziato lo slancio amoroso con cui l'individuo sembrava tendere all'universale: da un punto di vista tecnico, la soavità e la schiettezza delle linee, la tecnica elementare del colore così come la sobrietà e al tempo stesso la pregnanza densa di significato del sostantivo, la spontaneità e il mirabile uso degli aggettivi rivelavano la capacità dei primitivi di superare la dualità tipica del Romanticismo tra spirito e sensi. Il movimento preraffaellita fu osteggiato dal pubblico e dalla critica che non accettava il rifiuto di Raffaello e delle innovazioni dell'arte cinquecentesca. Fu solo grazie a un intervento favorevole del critico J. Ruskin (1851) che il pubblico cominciò a mostrare interesse per il P. La tensione mistica che era stata alla base del movimento, col tempo perse vigore, lasciando il posto a una sorta di estetismo. Indicativo in tal senso fu il graduale abbandono dei modelli giotteschi in favore della maggiore eleganza della pittura di Simone Martini e quindi delle linee estremamente raffinate di Botticelli. Al P. si deve anche la formulazione della teoria dell'arte per l'arte: ponendo l'accento sugli elementi tecnici e sensuali dell'opera d'arte, approdò a un estetismo antitetico preludio del Decadentismo.