Dottrina teologica secondo cui la salvezza o la dannazione di ogni uomo
dipendono dalla sola volontà di Dio che
ab aeterno divide
l'umanità in eletti e reprobi. Tale impostazione sembra parzialmente
attestata già in alcune proposizioni antipelagiane di sant'Agostino, ma
trovò la sua prima strutturazione organica nelle tesi di un chierico
della Gallia meridionale, Lucido (V sec.), che negò il libero arbitrio
della volontà umana e il valore universale della Redenzione, affermando
invece che la salvezza dipende solo dalla predestinazione
(V.) stabilita da Dio e che Cristo morì
solo per la salvezza degli eletti. La dottrina di Lucido fu subito condannata,
ad opera di Fausto arcivescovo di Riez, nel Concilio di Arles del 475, ma,
almeno nei suoi concetti fondamentali, ricomparve più volte nella storia
della Chiesa: nelle predicazioni di Gotescalco di Fulda (IX sec.), di Th.
Bradwardine (XIV sec., per il quale l'uomo è libero solo nei confronti
delle cause naturali, ma non rispetto alla volontà di Dio che può
dunque predeterminarne la sorte), diretto precursore delle teorie di J. Wycliffe
(XIV sec.) e di Giansenio (XVII sec.). L'orientamento predestinazionista fu
assunto, nell'ambito delle chiese cristiane, dalle teologie riformate e con
special rigore da quella calvinista. ║ La teologia cattolica ortodossa ha
sempre respinto il
p., affermando la natura universale della Redenzione e
della volontà salvifica di Dio e la reale possibilità per ogni
uomo di ricevere la Grazia che orienta alla salvezza. La Chiesa cattolica
già dal Concilio di Trento respinse la divisione dell'umanità tra
reprobi ed eletti. I teologi distinsero teoricamente tra: una predestinazione
alla dannazione
positiva (mediante la quale Dio destinerebbe attivamente
all'inferno coloro che vuole perdere) e una
negativa (per la quale la
volontà di Dio non compirebbe alcun atto diretto, ma la dannazione
sarebbe conseguenza di una "non elezione"), ciascuna delle quali
può essere
assoluta (cioè prescindere dai peccati e dai
demeriti dei singoli) o
condizionata (cioè conseguente agli atti
dei singoli). L'ortodossia cattolica rifiuta compatta la predestinazione
positiva e assoluta, ma alcuni teologi (della scuola di Báñez)
ritengono ammissibile una predestinazione alla dannazione negativa assoluta, in
quanto la salvezza non sarebbe dovuta necessariamente a nessuno. Per i molinisti
(V. MOLINISMO) invece, secondo una visione
attualmente più condivisa, sarebbe possibile solo una predestinazione
alla dannazione negativa condizionata: infatti Dio permette la dannazione solo
di coloro che, respingendo la Sua Grazia, muoiono nel peccato e, dunque, portano
essi soli la responsabilità della propria perdizione.