(dal latino tardo
potentialis, der. di
potentia: potenza).
Filos. - Ciò che è in potenza, che concerne la potenza, che
può tradursi in atto. • Biol. e Med. -
P. di membrana:
differenza di
p. elettrico, che si instaura tra i due lati delle membrane
biologiche. Tale differenza dipende dalle proprietà chimiche e fisiche
delle membrane, che garantiscono una diversa distribuzione ionica tra l'ambiente
esterno e quello interno; l'equilibrio elettrochimico è mantenuto, sia
attraverso fenomeni di diffusione passiva, sia attraverso processi di trasporto
attivo. ║
P. di azione: rapida variazione di
p. elettrico
che si può verificare in qualsiasi struttura eccitabile dell'organismo,
in particolare nelle fibre nervose, quando si ha il passaggio di un impulso
elettrico. Tale fenomeno consiste in una improvvisa depolarizzazione con
inversione di polarità della membrana a riposo: una volta raggiunto
l'apice del
p. d'azione, si ristabilisce il
p. a riposo della
membrana, in una fase detta di ripolarizzazione. Durante le due fasi, tuttavia,
si verificano cambiamenti di permeabilità ionica nella membrana, che
provocano, al termine del processo, una alterazione delle concentrazioni
relative delle diverse specie ioniche; la situazione di equilibrio viene
ripristinata tramite l'intervento di meccanismi di trasporto attivo, attuato
dalle pompe ioniche ATP-indipendenti. Nel caso di una cellula nervosa, è
possibile misurare il
p. d'azione mediante l'inserimento, all'interno
dell'assone, di appositi microelettrodi; la variazione nella concentrazione
degli elettroliti alle due estremità della membrana, quando viene
trasmesso l'impulso nervoso, determina la differenza di
p. ║
P.
evocato:
p. d'azione che si verifica in una precisa sede encefalica
in risposta alla stimolazione di un suo recettore periferico o di un qualsiasi
punto della sua via afferente. Il ricorso ai
p. evocati ha consentito
notevoli sviluppi, sia nell'ambito della neurofisiologia sperimentale, sia nelle
applicazioni cliniche. • Econ. -
P. inflazionistico: la massa di
mezzi di pagamento che, immessi sul mercato, possono fare accrescere la
circolazione monetaria, senza che, contemporaneamente, si accresca
l'attività economica. ║
P. di lavoro: espressione indicante,
in economia, tutta la popolazione avente età e capacità
lavorativa. • Gramm. - Modo o tempo verbale che, da solo o con l'aggiunta
di particelle, esprime un'azione pensata come possibile. In greco e in latino si
distinguono due tipi di
p.: il
p. del presente, che, oltre ad
esprimere una possibilità del presente, serve anche ad attenuare la
durezza di una frase, e il
p. del passato, che esprime un fatto che
sarebbe potuto avvenire, sotto opportune condizioni che erano ritenute possibili
nel passato, e che, di fatto, non si sono verificate. • Fis. - Il concetto
di
p. (grandezza che caratterizza campi di forza posizionali) introdotto
originariamente in meccanica, venne esteso, con lo sviluppo della teoria dei
campi, agli altri rami della fisica. Si deve a Lagrange l'introduzione, nello
studio dei campi di forza newtoniani, di una funzione
U del generico
punto del campo, detta
funzione p. o semplicemente
p., che rende
la trattazione della teoria matematica molto più semplice, e dalla quale
si ricavano le componenti della forza per derivazione rispetto alle coordinate;
l'applicazione dei
p. alla meccanica fu ripresa da Laplace e da Legendre,
mentre Volta, e più tardi Poisson introdussero il concetto di
p.
nello studio dei fenomeni elettrostatici, esteso poi da Kelvin e Maxwell alla
teoria dei campi elettrici e magnetici variabili nel tempo. La nozione di
p. è strettamente connessa a quella di lavoro. Il lavoro
elementare
dL di una forza
F applicata a un punto in moto
P
è uguale al prodotto scalare della forza per lo spostamento elementare di
P:
dL = F x dr = X dx + Y dy + Z dzdove
X, Y, Z sono le componenti della forza
F in un sistema di
riferimento cartesiano ortogonale
Oxyz. Si dice che
F ammette il
p. U se la forma differenziale a secondo membro è il differenziale
totale di una funzione del posto
U(x, y, z); in tal caso, la forza
è posizionale, e può essere ricavata dal
p. U mediante la
relazione differenziale
F = grad
U. Condizione necessaria e
sufficiente affinché un campo di forze ammetta
p. è che
esso sia irrotazionale, cioè rot
F = 0; se la regione in cui il
campo è definito è semplicemente connessa, il
p. è
una funzione monodroma, in caso contrario è una funzione polidroma. Nel
primo caso, il più comune in meccanica, il lavoro compiuto dalla forza
lungo un qualsiasi cammino chiuso è nullo, mentre il lavoro compiuto
lungo un cammino aperto dipende solo dalla posizione iniziale
P1 e da quella finale
P2, ed è pari
alla
differenza di p. tra queste posizioni:
L = U2 -
U1. Per quanto detto, un corpo puntiforme posto sotto l'azione di
un campo derivante da un
p. acquista, per questo stesso fatto,
un'energia, ovvero una capacità di compiere un lavoro; poiché il
lavoro compiuto è pari alla variazione di
p. tra le posizioni
finale e iniziale, è naturale definire come
energia p. di un corpo
in posizione
P il
p. stesso, cambiato di segno, relativo alla
posizione
P. Per come è stata definita, l'energia
p. non
varia lungo un percorso chiuso: questo fatto si esprime dicendo che il campo di
forze è
conservativo. Osserviamo infine che, essendo definito
tramite un'espressione differenziale, in termini finiti il
p. non
è univocamente determinato, ma contiene una costante additiva che
corrisponde al
p., arbitrariamente fissato, di un punto scelto a sua
volta ad arbitrio (
p. di riferimento). ║
P. logaritmico:
funzione
U(x, y) definita in un campo bidimensionale
S, limitata e
continua con le sue derivate prime in
S (bordo compreso), dotata di
derivate seconde che soddisfano in
S l'equazione di Laplace
Δ2U = 0. In particolare, fissato un punto
P0 esterno alla regione data, e detta
r la distanza di
P0 dal generico punto di
S, la funzione
U = log
(1/r) + cost. soddisfa a tutte le condizioni dette. ║
P.
quadrivettore o quadripotenziale: quadrivettore ottenuto associando al
p. elettromagnetico vettore il
p. elettromagnetico scalare, come
componente temporale. ║
P. ritardato:
p. dell'interazione
tra due oggetti posti a distanza finita, nella cui espressione analitica compare
la dipendenza non dal tempo attuale, ma dal
tempo ritardato (t - r/v),
essendo
r la distanza tra i due oggetti e
v la velocità,
supposta finita, con cui si propaga l'azione.
P. di questo genere hanno
un ruolo fondamentale nell'elettromagnetismo, quando si tiene conto del fatto
che l'azione elettrica promanante da una carica impiega un tempo finito, non
infinitesimo, per percorrere una data distanza e produrre il suo effetto su una
seconda carica. ║
P. scalare:
p. costituito da una funzione
scalare del posto. ║
P. vettore: dato un campo vettoriale
v
rotazionale (rot
v ≠ 0) e solenoidale (div
v = 0), è il
vettore
w definito dalla relazione
v = rot
w. Tale
p.
gode di proprietà analoghe a quelle dell'ordinario
p. scalare, e
trova applicazione soprattutto in idrodinamica e nell'elettromagnetismo. ║
P. tensore: funzione a struttura tensoriale, avente un ruolo analogo a
quello dell'ordinario prodotto scalare. ║
P. elettrico: in un punto
P di un campo elettrostatico, è la
funzione:
V(P) =

in
cui
E è l'intensità del campo,
A è un punto
prefissato (
punto di riferimento) in cui si assume un determinato valore
per il
p. (
p. di riferimento), e l'integrale di linea è
valutato lungo un qualsiasi percorso da
P ad
A, poiché il
campo è conservativo. Generalmente, se tutte le cariche sono al finito si
assume come riferimento l'infinito, ossia si suppone che
A sia a una
distanza tale che il campo non è più sensibile e il
p.
è nullo; in altri casi si pone il riferimento in un punto qualsiasi di un
conduttore dotato di capacità sufficientemente grande, considerato a
p. nullo (è quanto si fa, in numerosi problemi, assumendo come
riferimento la Terra o altri conduttori collegati al suolo). Dato il
p.,
l'intensità di campo elettrico può essere ricavata mediante la
relazione
E = - grad
V; in particolare, moltiplicando entrambi i
membri per un versore, si ottiene che il campo elettrico è nullo dove
V è costante, ovvero le linee di campo sono normali alle superfici
equipotenziali. È possibile, inoltre, calcolare il
p. senza far
riferimento all'intensità del campo elettrico, a partire solo dalla
configurazione delle cariche libere e di polarizzazione; nel caso in cui tutte
le cariche siano in una regione limitata e si assuma riferimento all'infinito,
il
p. elettrico è dato dall'espressione:
V(P) =

dove
q sono le cariche puntiformi
concentrate, γ, σ e ρ sono, rispettivamente, le densità
lineare, superficiale e di volume della carica eventualmente presenti su linee,
superfici e volumi compresi nella regione di spazio considerata, e
⊂
0 è la costante dielettrica del vuoto. Il legame tra
cariche e
p. può essere riformulato in modo diverso, applicando il
teorema di Gauss in forma differenziale; con le stesse notazioni di prima, si
ottiene la relazione Δ
2V = - ρ /
0, nota come
equazione di Poisson. Osserviamo
inoltre che entrambe le relazioni scritte consentono di determinare il
p.
e, tramite l'operatore gradiente, l'intensità di campo elettrico, in modo
molto più agevole che non tramite il calcolo diretto, a partire dalla
distribuzione delle cariche. Poiché il
p. in un punto di un campo
elettrico può essere definito anche come l'energia
p. che compete
alla carica puntiforme unitaria positiva posta in quel punto, esso si presenta,
dimensionalmente, come rapporto tra energia e carica elettrica; la sua
unità di misura, quindi, è il volt (pari a joule/coulomb) nel SI,
lo statvolt (erg/franklin) nel sistema CGS
es, l'abvolt
(erg/abcoulomb) nel sistema CGS
em. Come già precisato, il
p. descritto è valido in condizioni stazionarie, condizioni valide
non solo in elettrostatica, ma anche in tutti i casi in cui, pur essendoci
cariche in moto, la densità di carica resta ovunque costante; in questi
casi, tuttavia, l'intensità del campo elettrico è dotata di rotore
non nullo, e il campo è dato dalla sovrapposizione di un campo
Es conservativo, detto per comodità elettrostatico, e
di un campo elettromotore
F, non conservativo. Il
p. mantiene
validità, quindi, se riferito soltanto al campo
Es,
mentre l'integrale di linea di
F fornisce la forza elettromotrice
f eventualmente presente; in definitiva, si ottiene la relazione
VP - VA + f = Ri, dove
R è la
resistenza eventuale del tratto
PA considerato. ║
P. di
contatto:
p. al quale si porta, per effetto Volta, un conduttore
posto a contatto con un altro, assunto a
p. nullo. ║
P.
coulombiano:
p. del campo elettrostatico, centrale, conservativo,
generato da una carica puntiforme. ║
P. di diffusione: differenza
di
p. che si stabilisce in corrispondenza della superficie di contatto di
due soluzioni a concentrazione diversa dello stesso elettrolita. ║
P.
elettrochimico: in un sistema elettrochimico costituito da due semicelle,
è il valore del
p. di un elettrodo misurato rispetto a un
elettrodo di riferimento. In situazione di reversibilità, il
p.
elettrochimico è correlato alla variazione di entalpia libera
Δ
G delle reazioni di semicella: Δ
G = + nEF per la
semireazione di ossidazione, Δ
G = - nEF per la semireazione di
riduzione, dove
n, E, F sono, rispettivamente, il numero di elettroni
scambiati nel processo elementare, il
p. standard e la costante di
Faraday. Il
p. di un elettrodo attraversato da una corrente di
ossidazione o di riduzione può subire alterazioni a causa della comparsa
di un
p. di polarizzazione, dovuto a resistenze di natura chimica e
meccanica; l'effettiva resistenza di polarizzazione che si genera nell'elettrodo
può essere approssimata ad una costante fino ad un valore limite della
corrente, oltre il quale la resistenza cresce fino a che si instaura una nuova
reazione elettrodica. ║
P. misto:
p. elettrochimico di un
elettrodo immerso in una soluzione in cui avvengono contemporaneamente
più processi ossidoriduttivi. ║
P. elettrocinetico:
differenza di
p. che si instaura fra particella e solvente, durante il
movimento di particelle colloidali sotto l'azione di un campo elettrico esterno;
tale differenza è dovuta alla separazione che insorge tra strato diffuso
di Gouy e strato compatto di Helmholtz durante il moto delle particelle. ║
P. di estrazione: per un metallo o un semiconduttore, rapporto tra il
lavoro necessario per l'estrazione elettronica e la carica dell'elettrone.
║
P. di ionizzazione: in un processo di ionizzazione, rapporto tra
l'energia richiesta dal processo e la carica dell'elettrone. ║
P. di
ossidoriduzione: in una coppia redox,
p. di equilibrio che insorge
tra una soluzione contenente la forma ossidata e la forma ridotta, che, a sua
volta, può essere costituita da un metallo o dalla stessa specie in
soluzione con numero di ossidazione più basso. ║
P.
magnetostatico: come nel caso elettrostatico, anche un campo magnetostatico,
cioè generato da magneti in quiete o da circuiti elettrici percorsi da
correnti continue, può essere fatto derivare da un
p., addirittura
in due modi diversi. Nel primo caso si definisce
p. magnetostatico
scalare la funzione:
U (P) =

dove
A è un punto di riferimento in cui sia
stato fissato ad arbitrio il valore del
p.,
i è
l'intensità della corrente circolante nel generico circuito e
n
è l'ordine di concatenamento tra questo circuito e il cammino di
integrazione; si noti che, a causa della non conservatività del campo
H, occorre specificare il cammino
l percorso da
P ad
A. Il vettore del campo
H, si ottiene mediante l'operatore
gradiente:
H = - grad
U, come in elettrostatica. Nel secondo caso,
invece, si definisce
p. magnetostatico vettore il
p. vettore
solenoidale del campo
B, ovvero il vettore
A che soddisfa le due
relazioni
B = rot
A e div
A = 0. Mentre il
p. scalare
sopra definito non ha un significato fisico immediato da un punto di vista
energetico, l'integrale del
p. vettore lungo un circuito
C,
moltiplicato per l'intensità della corrente circolante nel circuito
stesso, fornisce l'energia potenziale di
C. ║
P. chimico:
nei sistemi termodinamici chiusi non omogenei o in sistemi aperti, il primo
principio della termodinamica, la cui espressione differenziale, nel caso di
sistemi omogenei chiusi, è data da
dU = TdS - dL (con
U
energia interna,
T temperatura termodinamica,
S entropia e
L lavoro), va integrata con altri termini che tengano conto delle
variazioni di energia interna dovute ad alterazioni delle quantità delle
diverse fasi o componenti del sistema. Si chiama, pertanto,
p. chimico di
una fase o di una componente del sistema ogni variabile intensiva
μi, associata alla variazione del numero di moli
ni di tale fase o componente, che compare nella espressione
differenziale del primo principio della termodinamica:
dU = TdS -
pdV +
i μi dni dove, per semplicità, si
è posto
dL = pdV. Poiché l'energia interna è una
funzione di stato,
dU è un differenziale esatto, pertanto il
p. chimico
μi non è altro che la derivata
parziale dell'energia interna rispetto alla variabile
ni:

(i =
1,...,k)
Ognuna di queste relazioni può essere assunta come
definizione equivalente di
p. chimico di ogni componente del sistema.
║
P. termodinamico: in sistemi termodinamici complessi, l'energia
interna è, in generale, funzione di un certo numero di grandezze
estensive ξ
i,
U = U(ξ
1,
...,
ξ
m); detta ζ
i la corrispondente variabile
intensiva, secondo la relazione differenziale
dU =
i
ζ
i dξ
i, si chiama
p. termodinamico ogni
funzione
F (ξ
1, ..., ζ
j, ...,
ξ
m)
= U - ζ
j ξ
j, ottenuta
sostituendo, nell'espressione dell'energia interna, una variabile estensiva con
la variabile intensiva ad essa associata. I
p. termodinamici più
comuni sono dati dalle funzioni seguenti: energia interna,
U; energia
libera di Helmholtz,
F = U - T S; entalpia,
H = U + pV; energia
libera di Gibbs,
G = U - T S + p V, dove
T, S, p, V sono,
rispettivamente, la temperatura termodinamica, l'entropia, la pressione e il
volume del sistema. ║
P. elettromagnetici: si chiamano
p.
elettromagnetici due grandezze, una scalare e l'altra vettoriale, che
generalizzano il concetto di
p. elettrico e magnetico dal caso statico al
caso non stazionario. Essi sono definiti dalle seguenti relazioni, che si
ottengono a partire dalle equazioni di Maxwell:
rot
A =
BE +

= -
grad
Vdiv
A = - 

dove
B è il campo di induzione magnetica,
E è l'intensità di campo elettrico e
v è la
velocità di propagazione delle perturbazioni elettromagnetiche nel mezzo
in esame. Si osservi che, in condizioni statiche,
V si riduce al
p. elettrico e
A al
p. magnetostatico vettore.