L'essere potente, la possibilità di compiere un determinato atto. ║
Autorità, prestigio, riconosciuto a qualcuno in virtù della
posizione sociale, economica, ecc. che occupa. ║ Forza fisica, energia.
║ Violenza, intensità di elementi naturali o cose:
p. del
vento. ║ Capacità ed efficacia nel produrre determinati
effetti:
p. del motore. ║ Capacità di organismi e
collettività di comandare e imporre la propria autorità o
influenza:
p. economica di una Nazione. ║ Alto grado di sviluppo,
profondità:
p. d'ingegno. ║
P. di fuoco: in
ambito militare, la capacità offensiva delle armi da fuoco. ║
Capacità di influenzare il comportamento, la volontà, lo
spirito altrui:
la p. del denaro. ║
In senso concreto,
entità soprannaturale, misteriosa o divina (
le p. celesti:
gli angeli;
le p. infernali:
gli esseri demoniaci).
║ Ente o persona che ricopre un'alta carica:
le p.
ecclesiastiche. ║ Nazione, Stato, soggetto di diritto internazionale,
con un certo peso nell'equilibrio mondiale:
p. belligeranti. • Rel.
e Filos. - Il concetto di
p. è implicito in ogni concezione
religiosa a partire da quelle primitive, animistiche, basate sulla
rappresentazione di alcuni esseri celati dietro il comportamento degli oggetti
naturali, dei manufatti, degli animali, ecc. Dei e demoni vengono concepiti come
p. soprannaturali che presiedono all'agire degli uomini. Il concetto
filosofico di
p. rientra in un ambito essenzialmente metafisico, legato
alla considerazione ontologica delle cose. Nel pensiero greco classico esso
riguardava il problema dell'oggettivo divenire del mondo. Per quanto il termine
compaia già negli ultimi scritti di Platone, il concetto di
p.
è stato sistematizzato e fissato da Aristotele.
P. è,
per lo Stagirita, la possibilità o la capacità di produrre o di
subire un mutamento. Sulla base del dualismo platonico tra mondo terreno e mondo
ideale, Aristotele distingue, nella sostanza, la
p. e l'atto. Essi sono,
nello stesso tempo, distinti e intimamente congiunti, in quanto l'atto di ogni
realtà è ciò che in essa era prima
p.: una
p., però, che doveva necessariamente realizzarsi. Perciò si
dice
in p. una cosa, o una qualità di una cosa, che attualmente
non sussiste, ma che può realizzarsi. Questo passaggio è il
divenire.
P. è la materia amorfa, la quale non è nulla, ma,
attualizzandosi, può divenire qualunque cosa con l'assumerne la forma.
L'atto compiuto e realizzato nella sua forma perfetta, in quanto termine finale
del movimento che va dalla
p. all'atto, è definito da Aristotele
entelechia. Entelechia è anche l'atto come forma prima, che
costringe la
p. ad attuarsi ed è così principio di sviluppo
e causa dello sviluppo stesso. Con la sua dottrina della
p. e dell'atto
Aristotele giustifica il cambiamento e il divenire. Il cosmo è costituito
da una quantità di esseri disposti in una scala gerarchica secondo il
grado di attualizzazione della
p., ovvero dell'informazione della
materia, una scala che va dal grado infimo della materia amorfa al grado supremo
dell'atto puro, di un essere cioè del tutto scevro di
p. Questo
essere, Dio, in quanto scevro di
p., non può divenire: Egli
è immutabile e immobile; in quanto perfettissimo, non è
suscettibile di perfezionamento; non può pensare se non se stesso; non
può volere perché non ha nulla da realizzare. Si intende quindi
come il problema della
p. debba capovolgersi nella teologia cristiana,
che alla concezione dei dio statico, contemplante e apatico della teologia
greca, contrappone il Dio persona, scevro sì di
p. passiva, ma
infinitamente ricco di
p. attiva, onnipotente, il quale esplica questa
sua
p. infinita nella creazione (che non si risolve nel determinare il
passaggio dalla
p. all'atto, ma è creazione
ex nihilo) e
nella provvidenza. Aristotelismo e Cristianesimo si saldano nella concezione di
Tommaso d'Aquino, secondo cui l'essenza è dovuta a un atto di creazione,
a un passaggio dalla
p. all'atto, che non sarebbe possibile senza
l'intervento creativo di Dio. Il distacco dalla concezione
aristotelico-scolastica si ha nel Rinascimento ad opera dei filosofi
naturalisti. In particolare, secondo Telesio, la natura deve essere studiata
fuori dai preconcetti tradizionali di
p., atto, materia, forma, ecc. con
animo spregiudicato, secondo i principi che essa stessa, presentandosi con certi
caratteri costanti, pone all'osservazione immediata. Egli intese eliminare dalla
spiegazione del mondo fisico il residuo di trascendenza implicito nella
concezione aristotelica della forma che, operando sulla materia, l'inserisce in
un ordinamento finalistico che fa capo a Dio. Nel pensiero moderno tale problema
ritorna con Spinoza, che risolve il momento pratico in quello teoretico
concependo la volontà e la
p. come causa razionale, e con Leibniz,
che contrappone alla divina conoscenza contemplatrice degli infiniti mondi
possibili la divina
p. realizzatrice dell'unico mondo migliore. Le varie
accezioni, fissate da Aristotele, del concetto di
p. (
p. e atto,
materia e forma,
p. attiva e
p. passiva) sono praticamente rimaste
invariate, nel pensiero filosofico, sino al XVIII sec., anche se utilizzate in
contesti spesso assai diversi da quello in cui erano state formulate. •
Geol. -
P. di un corso d'acqua: la capacità di trasporto e di
erosione dello stesso. ║
P. di uno strato: lo spessore dello
strato, la distanza fra le superfici che limitano lo strato. • Arald. -
Figura in forma di croce mancante del braccio superiore, simile alla lettera T;
è detta anche
tau o
croce di sant'Antonio. •
Biol. - La possibilità di una parte dell'uovo o dell'embrione di
svilupparsi in una data direzione. • Dir. internaz. - Nel linguaggio
diplomatico, Stato sovrano e indipendente, soggetto di diritto internazionale
dotato di autonomia nei rapporti internazionali. ║
Grandi p.:
espressione, entrata nel linguaggio politico e diplomatico dopo il Congresso di
Vienna (1815), per indicare quegli Stati che, in relazione al loro prestigio
politico, alla loro forza economica risultano in grado di assumere più
gravi responsabilità internazionali. Nella prima metà del XIX
sec., grandi
p. erano l'Austria, la Russia, la Prussia, la Gran Bretagna
e la Francia; negli ultimi decenni del secolo a esse si aggiunsero, in Europa,
l'Italia, e fuori dall'Europa gli Stati Uniti e il Giappone. • Elettr. -
P. assorbita da una macchina elettrica:
p. richiesta al motore
primo da un generatore, o
p. attiva richiesta alla linea da un motore o
da un trasformatore. ║
P. attiva o
reale:
p. media di
un circuito percorso da corrente alternata. ║
P. apparente:
prodotto dei valori efficaci della tensione e della corrente. ║
P.
continua o
di regime,
p. oraria,
p. di spunto:
p.
che può essere erogata o assorbita da una macchina elettrica senza
surriscaldamento dei conduttori, rispettivamente in modo permanente o per un'ora
o durante il tempo di avviamento fino a regime. ║
P. istantanea:
p. corrispondente al prodotto dei valori istantanei della tensione e
della corrente in un sistema alternato. ║
P. media:
nei
fenomeni periodici, media dei valori assunti dalla
p. istantanea durante
un periodo; nei fenomeni non periodici, rapporto tra un lavoro o un'energia e
l'intervallo di tempo durante il quale questo lavoro o energia è stato
prodotto o assorbito. ║
P. reattiva: prodotto del valore efficace
della tensione per il valore efficace della componente in quadratura della
corrente. ║
P. utile di una macchina:
p. erogata in linea da
un generatore o dal secondario di un trasformatore o fornita all'albero da un
motore
. ║.
P. anodica, p. di griglia:
p. elettrica
attiva rispettivamente del circuito anodico e del circuito di griglia di un tubo
elettronico. ║
P. d'uscita:
parte della
p.
anodica assorbita dal carico di un tubo elettronico. • Imp. -
P.
installata: somma delle
p. nominali delle macchine che fanno parte di
un impianto, di un'officina, di uno stabilimento. ║
P. calorifica:
quantità di calore erogata in un'ora da un apparecchio di riscaldamento a
regime normale. • Ind. chim. -
P. o
potenziale di un
esplosivo: lavoro massimo (teorico) fornito dall'unità di peso
dell'esplosivo allorché i prodotti gassosi sviluppati dall'esplosione
hanno raggiunto, espandendosi, la temperatura di 15° e la pressione di 760
mm. • Mecc. -
P. motrice:
p. fornita dal motore di una
macchina operatrice azionata da questo. ║
P. utile: parte della
p. motrice che la macchina realmente sfrutta. ║
P. al banco:
p. di un motore ottenuta mediante una misura al banco prova-motori.
║
P. al freno:
p. di un motore misurata mediante un freno
dinamometrico. • Occult. -
P. occulte: esseri soprannaturali che
esercitano un influsso sugli uomini o sugli avvenimenti. • Telecom. -
P. d'uscita: in un radiotrasmettitore o in un radioricevitore,
p. elettrica attiva del circuito di alimentazione dell'antenna o del
circuito che alimenta il trasduttore elettroacustico (altoparlante). •
Fisiol. -
P. sessuale: capacità degli individui adulti di sesso
maschile di procreazione (
potentia generandi) e di copulazione
(
potentia coeundi). La procreazione non è normalmente possibile
senza la capacità di copulare, ma quest'ultima, ossia la capacità
di compiere l'atto sessuale, non garantisce la prima. La capacità di
procreare ha inizio con la pubertà e cessa col climaterio, in genere
prima della cessazione della
potentia coeundi. Difetti organici
(insufficienza del sistema nervoso centrale, disfunzioni endocrine, lesioni dei
genitali, ecc.) o fattori psichici, possono provocare l'impotenza anche in
età giovanile. • Fis. e Tecn. - Si definisce
p. media di una
forza
F in un intervallo di tempo (
t,t + Δt) il rapporto tra
il lavoro compiuto da
F nell'intervallo di tempo considerato e l'ampiezza
dell'intervallo stesso; il limite di tale rapporto, per
Δt tendente
a 0, prende il nome di
p. istantanea della forza
F relativa
all'istante
t, e, come tale, coincide con il prodotto scalare
F·
v della forza
F all'istante
t per la
velocità, sempre all'istante
t, del punto cui è applicata
la forza. Le principali unità di misura della
p. variano a seconda
del sistema di misura adottato: nel SI (sistema internazionale), è il
watt, definito dalla relazione 1 W = 1 J/s; nel sistema CGS è l'erg/s,
per cui vale la relazione 1 erg/s = 10
-7 W; nel sistema pratico,
infine, l'unità di misura della
p. è data sia dal
chilogrammo per metro al secondo (1 kgm/s = 9,81 W), sia dal cavallo-vapore
(CV), pari a 75 kgm/s, cioè 735,5 W. ║
P. sull'asse: di un
autoveicolo, è la
p. disponibile sull'albero di uscita di un
motore, ed è pari alla differenza tra la
p. fornita dal motore e
quella assorbita dagli ausiliari. ║
P. di un autoveicolo:
p.
resa dal motore di un autoveicolo, misurata al banco di prova. ║
P.
motrice:
p. che il motore di una macchina fornisce per il
funzionamento della macchina stessa. ║
P. nominale: valore per il
quale sono valide le garanzie di funzionamento di una macchina. ║
P.
specifica: per un motore, rapporto tra la
p. resa e la massa. ║
P. acustica: in un fluido in cui si propaghino onde sonore, è il
prodotto della pressione acustica agente sul generico elemento di superficie
dS per l'area di
dS e per la componente normale a
dS della
velocità istantanea delle particelle del mezzo. ║
P.
elettrica: in un conduttore percorso da una corrente elettrica di
intensità costante
i, ai capi del quale sia mantenuta una tensione
costante
V, si definisce
p. elettrica il prodotto della tensione
per l'intensità,
Vi. Se tensione e corrente sono variabili nel
tempo, e
V e
i sono, rispettivamente, i valori assunti all'istante
t dalla tensione e dalla corrente, il prodotto
Vi prende il nome
di
p. all'istante t nell'elemento considerato; in tal caso, si chiama
p. media nell'intervallo di tempo
Δt il valore medio della
p. istantanea, calcolato tramite l'integrale:
W
m=

.
Nel caso di un intero circuito, la definizione
di
p. elettrica è del tutto identica a quella già data, a
patto di sostituire la tensione
V con la forza elettromotrice agente nel
circuito. Se la corrente è periodica, inoltre, la
p. media
è usualmente riferita ad un periodo e prende il nome di
p. attiva.
Nel caso di una corrente sinusoidale, la
p. attiva è data dal
prodotto dei valori efficaci della tensione e dell'intensità di corrente
per il coseno dello sfasamento
φ tra corrente e tensione; il
prodotto dei valori efficaci per
senφ viene detto, invece,
p.
reattiva, il prodotto dei soli valori efficaci
p. apparente, mentre
il termine
cosφ prende il nome di
fattore di p.
L'unità di misura della
p. elettrica è il watt o il suo
multiplo, il chilowatt; la misurazione della
p. elettrica in circuiti
percorsi da corrente continua, o in loro elementi, si effettua misurando la
F.e.M., mediante un voltmetro, e l'intensità della corrente, mediante un
amperometro, e moltiplicando tra loro i due valori. ║
P. anodica:
in un tubo termoelettronico, è il prodotto dei valori istantanei della
tensione e della corrente anodica del tubo; è pari alla somma della
p. dissipata in calore dall'anodo e della
p. erogata dal tubo al
carico anodico utilizzatore. ║
P. d'uscita: in radiotecnica,
è la
p. che un amplificatore può erogare al carico
utilizzatore. ║
P. ottica: è il potere diottrico di un
sistema. • Mat. -
P. di un numero reale: è il prodotto di
più fattori uguali al numero dato, detto
base, mentre il numero di
fattori moltiplicati viene detto
esponente; in simboli, la
p. di
base
a e di esponente
n si scrive
an, e si legge
"
a elevato a
n" o "
a all'ennesima
p.". Elenchiamo le proprietà fondamentali delle
p.: 1)
am · an = am+n; 2) se
m>n,
am/an = am-n; 3)
(am)n = amn. Come conseguenza, valgono
anche le relazioni
a0 = 1 e
a1 = a; inoltre,
pur di conservare tutte le proprietà descritte, il concetto di
p.
può essere esteso anche ai casi in cui l'esponente è negativo,
frazionario, reale o addirittura complesso. In particolare, osserviamo che se
a > 0 e
γ è reale, la
p. aγ
è reale e positiva; se
0 < a < 1, essa tende all'infinito
per
γ tendente a
- ∞, mentre tende a 0 per
γ tendente a
+ ∞; i limiti si invertono per
a >
1. ║
P. a esponente negativo: la
p. di un numero con
esponente negativo è la
p. in cui la base sia il reciproco della
base originaria e l'esponente sia il valore assoluto dell'esponente originario.
║
P. ad esponente razionale: la
p. di un numero con
esponente razionale è un radicale avente come indice il denominatore
dell'esponente, e come radicando la base della
p. elevata al numeratore
dell'esponente:
a
m/n =

Si
osservi che se il denominatore è dispari, la base può essere anche
un numero negativo; se il denominatore è pari, invece, la base deve
essere positiva (altrimenti la scrittura perde significato), e allora la
p. stessa ammette due determinazioni, una positiva e l'altra negativa
(per convenzione si assume la determinazione positiva, ossia il valore
aritmetico del radicale). ║
P. con esponente reale: è la
p. aγ, con
γ numero reale. Si
definisce mediante la successione di prodotti
ac1,
ac2, ..., acn, dove
c1, c2, ..., cn,
... è una
successione di numeri razionali tendenti a
γ; si dimostra che la
successione così costruita è convergente e che il suo limite
è
aγ. ║
P. a esponente complesso:
è la
p. ab, con
a, b entrambi complessi;
si definisce mediante la relazione
ab = exp(
b
log
a), e riconducendosi quindi al logaritmo e all'esponenziale complesso.
║
P. di un punto rispetto ad una circonferenza: data una
circonferenza
C nel piano euclideo e un punto
P, si consideri una
retta passante per
P e secante
C in due punti
A e
B;
se la circonferenza
C ha equazione
x2 + y2 + ax
+ by + c = 0 e
P ha coordinate
x0, y0,
la
p. di
P rispetto a
C è data dalla relazione
x02 + y02 + ax0 +
by0 + c. ║
P. di un insieme: numero cardinale degli
elementi dell'insieme. Tale numero può essere finito o transfinito; nel
caso di un insieme finito, la
p. di un insieme è il numero dei
suoi elementi. In generale, due insiemi si dicono equipotenti se esiste una
corrispondenza biunivoca fra i loro elementi; inoltre, si dice che un insieme A
ha
p. maggiore di B se A e B non sono equipotenti, ma B è
equipotente a un sottoinsieme di A. Con queste premesse, si dice che un insieme
infinito ha la
p. del numerabile se è equipotente all'insieme dei
numeri naturali e si dimostra che questa è la più piccola
p. infinita; si dice, invece, che un insieme ha la
p. del continuo
se è equipotente all'insieme dei numeri reali.