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Porcellana.

Prodotto ceramico a pasta vetrificata, caratterizzato da notevole durezza e resistenza agli agenti chimici. Il suo nome, riportato già da Marco Polo, è probabilmente mutuato da quello della conchiglia per le comuni qualità di lucentezza e colore. Si distingue dal grés per la sua traslucidità e dalla maiolica per la scarsa porosità, ulteriormente ridotta dall'applicazione del rivestimento superficiale (detto anche coperta o vetrina). La p. è costituita da elementi cristallini (la silice, prodotto di trasformazione del caolino) inglobati in una pasta vetrosa; questa struttura è il risultato della compresenza di componenti diversi come il caolino, che conferisce alla p. lavorabilità, il quarzo e il feldspato; quest'ultimo determina, durante la cottura, la formazione di una massa vetrosa alla quale è dovuto, se presente nella giusta quantità, il requisito di resistenza meccanica della p. A seconda della proporzione tra caolino e feldspato varia il coefficiente di dilatazione, risultando più elevato quanto maggiore è la quantità di feldspato nella miscela. Le applicazioni della p. sono numerose e vanno dal campo sanitario al settore elettrico, dall'impiego nell'edilizia a quello, classico, nella produzione di vasellame e di oggettistica di pregio. Per ottenere la p. dura si procede alla miscelazione di caolino (45-60%), feldspato (15-35%), quarzo (12-30%) e calcare (0-6%), precedentemente triturati in particelle di dimensioni non superiori agli 80 μm. I componenti sono lavorati solitamente in sospensione acquosa in modo da ottenere una pasta omogenea che viene quindi utilizzata per plasmare gli oggetti. Dopo l'essiccamento, naturale o artificiale, la p. viene cotta a 1.000 °C circa per conferirle una buona resistenza e successivamente rivestita mediante immersione o spruzzatura con uno strato formato da feldspato, quarzo e caolino miscelati in sospensione acquosa. La seconda cottura avviene in forni elettrici e forni continui a tunnel, a temperature che raggiungono i 1.400-1.450 °C. La colorazione e decorazione degli oggetti può essere effettuata prima della seconda cottura o dopo di questa, nel qual caso si procede a una terza cottura a bassa temperatura. Germania, Italia, Francia e Repubblica Ceca sono i Paesi in cui la produzione di p. dura continua ad avere una forte e illustre tradizione. La p. tenera è la seconda grande tipologia di p., tipica dei Paesi anglosassoni e ottenuta, rispetto alla p. dura, mediante un procedimento meno costoso. Infatti la presenza nella pasta di un fondente (per esempio, la dolomite) consente la completa vetrificazione già a 1.300 °C circa; tuttavia la p. tenera è dotata di minor resistenza rispetto a quella dura. Tipicamente britannica è la bone china, una p. fosfatica ottenuta miscelando a un quarto di caolino e un quarto di quarzite due quarti di cenere d'ossa bovine, contenente fosfato tricalcico. Gli oggetti subiscono una prima cottura a 1.250 °C circa; quindi, dopo l'applicazione del rivestimento superficiale, vengono sottoposti a una seconda cottura a 1.150 °C, al termine della quale acquistano un colore bianco traslucido. L'ultima operazione consiste nella decorazione (manuale, con decalcomanie, ecc.) e in una terza cottura a 850 °C circa. Con la p. si ottengono inoltre piastrelle per pavimentazione e per rivestimento murario. Nel primo caso, al fine di annullare la porosità del materiale, si utilizza un materiale con un 60% circa di feldspato, mentre nel secondo caso nella composizione entra anche una percentuale più o meno cospicua di talco. I manufatti vengono prodotti tramite compressione della miscela asciutta in presse meccaniche; alle piastrelle così ottenute viene applicato il rivestimento esterno e si procede quindi alla cottura in forni continui a tunnel o in forni a rulli. ║ P. sanitaria: il materiale utilizzato per apparecchi sanitari (per esempio i lavabi) che vengono stampati, essiccati, rivestiti e quindi cotti in forni a tunnel a 1.300 °C circa. Le caratteristiche di resistenza chimica e meccanica richiesta alle p. utilizzate in odontoiatria e odontotecnica sono invece ottenute grazie all'altissima percentuale di feldspato (95% circa) che conferisce inoltre al materiale la voluta traslucidità. In elettrotecnica la p. per alta tensione veniva usata negli isolatori, mentre la p. per bassa tensione per interruttori, fusibili, ecc., ora in gran parte soppiantate da materiali plastici. • Encicl. - La p., nota nei Paesi musulmani sin dal IX sec. e di lì importata in Occidente attraverso Bisanzio, Il Cairo e Venezia, è originaria della Cina, ipotizzando la sua invenzione nell'ambito temporale della dinastia Han (206 a.C. - 220 d.C.). Dal XIII sec. la p. cinese conquistò in Occidente apprezzamento e fama sempre maggiori, e raggiunse i più alti esiti tecnici e artistici durante la dinastia Ming (1368-1644). A Nanchino l'imperatore Yongle (1403-1424) fece costruire in onore della madre la cosiddetta Torre di p., rivestita esternamente di piastrelle di p. bianca e che fu distrutta nel 1864 durante la rivolta dei Taiping. P. dei gesuiti viene detta la grande quantità di manufatti di soggetto religioso commissionata ai Cinesi dai missionari europei. Mutuata dalla Cina agli inizi del Cinquecento, la produzione di p. giapponese si pose presto in competizione con quella cinese nel mercato europeo. In Europa una produzione autoctona di p. fu tentata fin dal Quattrocento con il lattimo veneziano e le p. dei Medici a Firenze, mentre nel Seicento-Settecento fu largamente praticata l'imitazione della p. orientale da parte delle manifatture persiane; in Inghilterra nacque il tipo di p. fosfatica detto bone china. Solo nel 1709 si riuscì a individuare il segreto della p. dura, ad opera dell'alchimista tedesco J.F. Bottger (1682-1719) che scoprì in Sassonia giacimenti di caolino, dando così inizio alle fortune della manifattura di Meissen. Anche Vienna ebbe dal 1717 la sua fabbrica di p. dura, cui seguirono la manifattura Cozzi a Venezia (1720-80), la Ginori a Doccia (1735), la Capodimonte a Napoli (1740). Tuttavia, durante il XVIII sec., presso le manifatture di Delft, Sèvres, Chelsea, proseguì l'attività di decorazione di p. importata direttamente dalla Cina. Sèvres iniziò a produrre p. dura nel 1768, e altri centri manifatturieri di grande rinomanza sorsero a Limoges e a Copenaghen. In Inghilterra raggiunse larga fama la fabbrica Wedgwood (1759), dove venivano prodotti oggetti in p. calcarea, la cui lavorazione raggiunse un ottimo livello qualitativo. La p. europea, dopo una fase iniziale di imitazione dei modelli orientali, seppe farsi originale espressione del gusto delle varie epoche, affinando parallelamente le tecniche di lavorazione.