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Popolare.

(dal latino popularis, der. di populus: popolo). Proprio del popolo, relativo ad esso in quanto collettività dei cittadini, a prescindere dalla classe sociale. ║ Per estens. - Democratico. ║ Democrazia p.: definizione che identifica le forme istituzionali di "socialismo reale" assunte, dopo la seconda guerra mondiale, da vari Paesi dell'Europa orientale e dell'Asia, sul modello sovietico. ║ Proprio del popolo, considerato in quanto insieme delle classi sociali meno abbienti e quindi caratterizzate da una situazione svantaggiata tanto economicamente quanto culturalmente: ceti p., lotte p., quartieri p., ecc. Anche, ciò che è vantaggioso per il popolo: politica p., legge p., ecc. ║ Edilizia p.: V. EDILIZIA. Credito p.: credito concesso dagli istituti bancari, a determinate condizioni, destinato a particolari categorie di piccoli imprenditori che richiedano prestiti modesti a sostegno delle proprie attività di tipo artigianale o commerciale. ║ Riferito a ciò che, originato e diffuso in ambienti p., si è mantenuto e sviluppato in coerenza ai suoi caratteri originari, in alternativa o in contrapposizione a forme contigue di cultura dotta: arte p., musica p., ecc. ║ Ciò che è particolarmente noto, apprezzato o diffuso tra il popolo: medicina p., leggenda p. ║ Ciò che è benvisto e benvoluto dal popolo: quell'attore è molto p. ║ Ciò che è diffuso tra le classi meno colte per le sue qualità di semplicità e accessibilità: romanzo p.; letteratura p. I p.: con riferimento alle istituzioni medioevali di età comunale, gli appartenenti alle formazioni politico-sociali di estrazione p. e finalizzate a salvaguardare o ad imporre gli interessi del popolo. ║ Posti p. o semplicemente p.: negli stadi e in altri luoghi di pubblico spettacolo, gli ordini di posti a prezzo più basso. • Dir. - Azione p.: in base all'art. 7 della L. 8-6-1990, n. 142 sull'ordinamento delle autonomie locali, ogni elettore ha la facoltà di intentare, di fronte alle giurisdizioni amministrative, ricorsi e azioni spettanti al Comune di residenza. Nel caso di esercizio dell'azione p. da parte di un cittadino, il giudice amministrativo ordina l'integrazione del contraddittorio nei confronti del Comune. Se soccombente, le spese giudiziarie sono a carico del soggetto che ha proposto il ricorso o l'azione. In precedenza la materia era regolata dall'art. 225 del R.D. 4-2-1915, n. 148, che consentiva al cittadino, a proprio "rischio e pericolo" (sic), di adire al giudice amministrativo nell'interesse di pubbliche istituzioni inerti. • Econ. - Azionariato p.: promozione della proprietà azionaria di un ente o azienda presso un pubblico di risparmiatori che sia il più vasto possibile. Tale forma di azionariato ha i suoi presupposti in due complementari convenienze: da parte delle società, di accrescere la quota di capitale di rischio e ridurre il ricorso all'indebitamento; da parte dei risparmiatori, di investire ricchezza in valori reali al riparo dall'inflazione. Tuttavia, l'azionariato p., se si escludono gli Stati Uniti, non ha avuto molto successo tra i piccoli e medi risparmiatori, a causa sia della modesta entità delle cifre disponibili all'investimento da parte dei singoli, sia della complessità dei comportamenti da seguire nei mercati finanziari, sia della scarsa trasparenza e informazione sulla gestione delle imprese. In Italia, almeno fino alla metà degli anni Novanta del XX sec., il grande pubblico ha trascurato queste forme di investimento, a vantaggio di altre che assicuravano, a fronte di rendimenti forse minori, stabilità e sicurezza maggiori. L'azionariato p. ha però avuto una certa diffusione in seguito alla privatizzazione di numerose aziende pubbliche ed istituti bancari. • Ling. - Lingua p.: lingua d'uso comune e quotidiano, intesa come contrapposta ai linguaggi dotti o tecnici. ║ Italiano p.: locuzione con la quale i linguisti, durante gli anni Sessanta del XX sec., hanno indicato il tipo di lingua parlata da persone che, prive di istruzione, e avendo per madrelingua il dialetto, hanno appreso imperfettamente la koiné nazionale, basandosi solo sulla comunicazione orale. • Ord. scol. - Scuola p.: corsi di istruzione, i cui precedenti risalgono a iniziative di enti privati e religiosi durante il XIX sec., istituiti dalla Repubblica Italiana nel 1947 con decreto provvisorio del capo dello Stato, ratificato poi dalla L. 16-4-1953, n. 326. Tale istituzione aveva allora la finalità di combattere, sinergicamente all'introduzione dell'obbligo scolastico per tutti i bambini, l'analfabetismo degli adulti, sia recuperando all'istruzione elementare tutti coloro che, sotto i precedenti regimi, non avevano potuto condurre alcun corso di studi, sia consentendo a quanti li avevano interrotti di completare il ciclo elementare o medio o professionale. La scuola p., gratuita, sia diurna sia serale, funzionò nei locali delle scuole di Stato, o anche all'interno di aziende, fabbriche, carceri, ecc. I corsi ebbero grande sviluppo e successo di frequenza soprattutto tra gli anni Cinquanta e Settanta del XX sec., ma in seguito la loro importanza decrebbe in relazione al contrarsi, per effetto dell'obbligo scolastico, dei fenomeni dell'analfabetismo e del semianalfabetismo. Nell'ambito delle scuole p., si possono legittimamente inserire anche i cosiddetti corsi delle 150 ore, consistenti in cicli di istruzione finalizzati al conseguimento del diploma di scuola media inferiore. Nati a metà degli anni Settanta, su intesa del ministero della Pubblica Istruzione e delle organizzazioni sindacali, intendevano dare attuazione ai permessi di studio retribuiti previsti dai contratti di lavoro collettivi. • Filos. - Filosofia p.: locuzione con la quale, nella Germania della metà del XVIII sec., si indicava la produzione filosofica di un gruppo di autori dell'Illuminismo tedesco (M. Mendelssohn, T. Abbt, J.J. Engel, E. Platner, J.G. Sulzer e altri), la cui opera si caratterizzava per la sua forma e qualità divulgativa. I Popular-philosophen, particolarmente attenti alla ricerca inglese e francese, meno gergale, scolastica e tecnica rispetto alla contemporanea tedesca, svolsero un importante ruolo di rielaborazione culturale. Pur se limitati dalla tendenza all'eclettismo, che non giovò all'approfondimento, ebbero il merito di dare impulso in Germania alla rilettura di Spinoza e dell'opera di Leibniz, interpretata nel suo significato originario, mondata dalle riduzioni della Scuola wolffiana. A loro va ascritto anche il merito di aver posto le basi della successiva esperienza romantica in Germania, con la diffusione di autori inglesi e francesi quali Shaftesbury, Burke, Diderot e Rousseau. • Lett. - Letteratura p.: locuzione, il più delle volte intesa con accezione negativa, impiegata per definire la produzione letteraria moderna creata per le masse p. di scarsa istruzione. Opere così definibili sono infatti dotate di modesti requisiti e ambizioni formali e culturali, ma ottengono un rilevante successo presso il pubblico più vasto; esse vengono assunte nella categoria definita letteratura di consumo o paraletteratura, comprendente i generi del romanzo poliziesco, rosa, il racconto del terrore, pornografico e le contaminazioni reciproche di tali tipologie. La fantascienza, a lungo considerata parte di questa letteratura "minore", è riuscita con successo a emanciparsi da tale giudizio riduttivo e a collocarsi tra i generi letterari veri e propri. Gli antecedenti storici dei filoni della letteratura p. si rintracciano in generi illustri già vitali a partire dal XVIII sec., quali il romanzo di cappa e spada o di avventure, il romanzo sentimentale, il romanzo gotico, ecc. Essi si affermarono nel tempo accentuando caratteristiche proprie, rendendosi però vulnerabili alle necessità della nascente industria editoriale, che attribuiva al libro le caratteristiche e le regole di ogni altra merce (incentivazione della domanda, differenziazione dell'offerta, standardizzazione e serializzazione del prodotto). Tale "desacralizzazione" del libro ebbe l'indubbio merito di ampliare la base p. dei suoi destinatari e di contribuire alla diffusione degli elementi minimali dell'alfabetizzazione, ma portò con sé una tendenza a costringere l'autore, e la figura dell'intellettuale in genere, alle esigenze commerciali delle case editrici. Si pensi, durante il XIX sec., alle regole di scrittura del romanzo d'appendice o feuilleton (V. FEUILLETON e ROMANZO), che obbligavano l'autore a comporre l'opera in modo tale da suscitare nel lettore una continua curiosità, confezionando colpi di scena per ogni puntata. Anche oggi le potenzialità di ogni sottogenere letterario vengono sfruttate al massimo (nel proliferare di apposite collane editoriali) più nell'intento di conquistare una redditizia nicchia di mercato che di produrre e diffondere opere letterariamente dignitose e culturalmente significative o innovative. • Folcl. - La riflessione moderna ha portato a includere nella categoria culturale della tradizione p. composizioni quali canti, fiabe, proverbi, ecc. non sulla base di un giudizio relativo alla loro origine o al loro grado di valore estetico, ma in seguito all'identificazione del contesto (p., appunto) della loro elaborazione formale e sostanziale, e al riconoscimento della semplicità del tono psicologico ed espressivo. I due elementi del giudizio sono pertinenti a due differenti ambiti e metodi di indagine, essendo il primo di natura filologica e attinto mediante indagine storico-comparativa, e il secondo di natura espressiva e raggiunto mediante analisi estetica. Soprattutto il primo di questi ambiti ha posto il problema, a lungo dibattuto, del rapporto tra individuo e collettività nella genesi della poesia e della letteratura p. in genere. Elementi preziosi di riflessione a questo proposito sono stati forniti dalla Scuola tedesca: J. Meier nel 1906, emancipandosi definitivamente dal vagheggiamento, di eredità romantica, del "primitivo", formulò una teoria secondo cui canti p. sarebbero da attribuire a singole personalità poetiche che rielaborarono temi di una già nota poesia colta. Ancora H. Naumann e E. Hoffmann-Krayer proposero due diverse connotazioni del rapporto singolo/collettività, il primo distinguendo una materia colta-individuale da una primitiva-collettiva, il secondo sottolineando il carattere individuale, proprio tanto delle creazioni e innovazioni dei singoli, quanto delle assimilazioni da parte della comunità culturale di riferimento. Lo sviluppo delle teorie linguistiche, dovuto in particolare agli studi di F. de Saussure e H. Schuchardt, ha permesso di meglio sostanziare il concetto di p. anche nel campo delle tradizioni. Fu applicata, infatti, all'ambito della produzione letteraria folcloristica la distinzione saussuriana tra "parola" come momento individuale e "lingua" come momento sociale. Si affermava che, analogamente ai fenomeni linguistici in cui l'innovazione del singolo parlante, se assunta dalla collettività, si integra nel patrimonio della lingua, allo stesso modo le tradizioni p. sono esito di un processo creativo e mai passivo, in cui la collettività assimila o elimina le originali creazioni dei singoli. Sul piano del giudizio estetico, invece, determinante fu l'individuazione della qualità p. ad opera di Croce, che la identificava nella semplicità ed elementarità del tono, a fronte della complessità della poesia colta. A tale definizione psicologica del folclore giunsero indipendentemente anche i tedeschi J. Meier e A. Spamer e l'olandese J.K. Fr. Schrijnen. Secondo un'impostazione marxista, invece, Gramsci volle leggere nel patrimonio folcloristico delle diverse Nazioni la concezione del mondo e della vita delle classi p., in opposizione al patrimonio culturale ufficiale delle classi dominanti. Secondo il filosofo italiano, perciò, le tradizioni p. possono essere comprese solo se viste come riflesso delle condizioni culturali di vita di un popolo in un dato momento, tenendo però conto del fisiologico perpetuarsi di determinate concezioni anche al variare delle condizioni iniziali. Un altro importante metodo, adottato inizialmente dalla ricerca linguistica, fu assunto in seconda battuta anche nell'ambito degli studi sulle tradizioni p. Infatti, una volta appurato che il diffondersi di cantari e composizioni di vario genere riguardava non solo popolazioni omogenee da un punto di vista linguistico, ma anche comunità limitrofe diverse per lingua ed etnia, si rese evidente l'analogia delle cosiddette "correnti di cultura" con i fenomeni della mescolanza linguistica. Mediante la ricerca dei centri di irradiazione e delle aree di diffusione, fu spesso possibile ricostruire l'origine e la cronologia di varie forme d'arte p. e di specifiche composizioni. Superata l'opposizione tra "poesia di natura" e "poesia colta", gli studiosi, trasferite le ricerche sul terreno filologico ed estetico, provarono come tra la cultura p. e quella colta non ci fosse separazione, ma un continuo e reciproco processo di assimilazione ed eliminazione storicamente individuabile. Un esempio di tale flusso tra i due universi culturali di riferimento è dato dalla storia dello strambotto, forma in origine p. e poi assunta in ambito colto tra il XIV e il XV sec. Nel Cinquecento ritornò fra i cantari p., proprio nel momento del suo apice letterario, e rimase a lungo vitale tanto fra i dotti quanto tra il popolo. I medesimi concetti di tono ed elaborazione p. hanno piena validità, come per la poesia, anche per la novellistica. Particolarmente frequentato è lo studio delle fiabe (variamente distinte secondo la materia in novelle, favole, leggende), sentite come il genere forse più genuino e rappresentativo del laboratorio artistico p. La scuola finnica applicò a tale ricerca un criterio contenutistico e un metodo di scuola saussuriana: rintracciando le varie migrazioni dei materiali sia scritti sia orali, questi studiosi (S. Thompson, M. Luthi, F. Ranke) li classificarono secondo le loro varianti d'area, li catalogarono per motivi e tipi e infine, mediante l'induzione delle lezioni originarie, ne ricostruirono gli archetipi. Sortirono da tali indagini repertori e indici di motivi e tipi narrativi redatti su base sia nazionale sia regionale (in Italia ne abbiamo diversi, ad esempio per la Toscana, l'Abruzzo, la Sicilia): la loro utilità è massima nell'individuazione filologica dei rapporti di affinità, somiglianza, dipendenza, derivazione parallela, ecc. di testi relativi a epoche, zone e ambiti culturali differenti. Al criterio di classificazione contenutistico appena descritto, talvolta insufficiente o parziale, si affiancò anche l'indagine strutturalista che, sulla scia delle teorie di Propp e di Lévy-Strauss, si occupò di rilevare le funzioni (cioè il ruolo e il significato delle azioni di coloro che "agiscono" nel racconto) e le relazioni che intercorrono tra esse. Altri orientamenti di ricerca, relativamente ai problemi dell'origine e della classificazione delle tradizioni favolistiche p., furono offerti dalla cosiddetta teoria mitica, sostenuta dai fratelli Grimm, M. Müller, G.A. Cox e A. De Gubernatis, o dalla teoria indianista di T. Benfey, R. Köhler e E. Cosquin, o infine dalla teoria poligenetica, che fu propria della scuola antropologica inglese. ║ Libri p.: la diffusione della stampa determinò, in tutta l'Europa, la pubblicazione di una considerevole quantità di libretti. La maggior parte di queste edizioni era costituita da cantari in ottave, di argomento mitologico, storico, religioso, ecc., stampati dai più rinomati stampatori del Quattrocento e Cinquecento (Bartolomeo de' Libri, Bernardo Zucchetta, Antonio Tubini, Antonio Mazzocchi da Cremona, Caligola de' Bazalieri e Battista Farlengo da Brescia). Durante il XIX sec. si stampavano, su fogli volanti, le rielaborazioni secondo il gusto dell'epoca di antiche tradizioni poetiche; erano per lo più storie d'amore, che i cantastorie recitavano anche nelle piazze e nelle fiere. Queste stampe (pubblicate, tra gli altri, in notevole quantità dalla tipografia Salani di Firenze) sono a tutt'oggi assai ricercate dai collezionisti. • Arte - La qualità p. (individuata nell'ambito di elaborazione e nella semplicità e linearità di realizzazione) può essere riscontrata in tutte le forme dell'espressività umana e dunque (o particolarmente) in quelle figurative. Tuttavia, ciò che distingue l'arte p. da quella illustre o colta è in primo luogo l'elaborazione, dal momento che semplicità ed essenzialità sono altrettanto rilevabili nell'ambito dotto come in quello p. Un oggetto o un'immagine, fossero anche di un autore anonimo, sono sempre il risultato di un'opera individuale che, tuttavia, diventa patrimonio della collettività (per finalità pratiche o spirituali), perché rispondente ai gusti correnti o perché in grado di influenzarli positivamente. Ciò accade in forza del consueto e naturale processo di selezione, assimilazione o eliminazione, già descritto come valido per tutti gli aspetti del folclore e costituito dal contemporaneo e continuo movimento di ascesa e discesa di motivi e soluzioni artistiche tra l'ambito colto e quello p. Ad esempio, la suggestione di forme figurative dotte è riconoscibile in particolari dell'abbigliamento personale, o nelle suppellettili domestiche coeve di numerose culture e lo stesso accade con i semplici monili o con gli amuleti, gli oggetti sacri, ecc. Particolare interesse riveste la multiforme produzione, nel tempo e nei luoghi, di ex voto. Gli elementi stilistici caratteristici di questa forma d'arte si ripropongono ininterrottamente e concorrono al raggiungimento di una grande essenzialità a scopo evocativo e narrativo: tratti lineari e quasi rigidi; soggetti ricorrenti; disposizione ritmica degli elementi della composizione; intensità e nettezza del colore, mai sfumato, ecc. ║ Stampe p.: raffigurazioni con soggetti di argomento amoroso, religioso, cultuale, avventuroso, ecc. Questi tipi di riproduzioni sono sempre stati offerti al godimento delle masse p. mediante realizzazioni su vari supporti e con varia tecnica. L'invenzione della stampa non fece altro che diffondere maggiormente la produzione su supporto cartaceo di questi stessi motivi tradizionali. In Francia e Fiandra si svilupparono, in particolare, serie didattiche e militari, mentre in Belgio furono prodotte xilografie vivacemente colorate di argomento leggendario o agiografico. In Italia i soggetti preferiti delle stampe erano quelli tratti dalle vite dei santi, pubblicate anche dai migliori editori. Lo studio sistematico di questo tipo di produzione riveste notevole interesse in sede storica e folcloristica. Particolarmente ricca, in Italia, la raccolta Bertarelli del Museo civico di Milano.