Chim. - Polimero contenente nella macromolecola legami immidici del
tipo:

alternati a legami di altro tipo e
ad anelli aromatici (benzenici). Si tratta di materie che non sono plastiche nel
senso tradizionale della parola: infatti non fondono e sono fabbricate
essenzialmente per lavorazione meccanica o formatura diretta nella forma del
manufatto finito. Tipica forma in cui questi materiali sono disponibili è
il film, di spessore variabile da una ventina di micron (0,020 mm) a qualche
frazione di millimetro, oppure in forma di rivestimento su superfici
generalmente metalliche. Il più noto fra i prodotti di questo genere
è il
Kapton (marchio della società americana Du Pont de
Nemours), diffusamente impiegato nell'industria elettronica e aerospaziale. Le
p. sono ottenute per policondensazione (con eliminazione di acqua) di una
dianidride aromatica con una diammina pure aromatica. Ad esempio, si può
utilizzare come dianidride l'anidride piromellitica, derivata per disidratazione
dall'acido piromellitico:

e come diammina
aromatica la para-amminoanilina o il 4,4'-diamminodifeniletere:

L'acido piromellitico, da cui deriva l'anidride piromellitica,
viene prodotto su scala semiindustriale con diversi processi. Fra questi
ricordiamo quello della società Bergwerksverband. Esso parte da
para-xilene che in un primo stadio viene trasformato in dicloro-metil paraxilene
inserendo sull'anello due gruppi ―CH
2Cl in para fra loro. Per azione di soda
ad alcool metilico questi gruppi vengono convertiti in metossimetili ―CH
2―O―CH
3. Per azione di acido nitrico si ha
ossidazione di tutti i sostituenti a gruppi carbossilici ―COOH, producendo l'acido piromellitico dal quale si
ottiene l'anidride per disidratazione. Il processo di fabbricazione della
p. avviene in generale in due stadi. Si pensi, ad esempio, di partire da
anidride piromellitica e dal diamminodifeniletere sopra visto. In un primo
stadio si effettua una policondensazione a temperatura ambiente, in
dimetil-acetamide come solvente, per ottenere una
p. avente struttura del
tipo:

Come si vede, queste macromolecole
contengono sia dei gruppi ammidici ―NH― sia dei gruppi carbossilici ―COOH. A questo stadio il polimero, che è una
poliammide acida, è ancora solubile e fusibile. Può quindi essere
formato nella foggia desiderata (generalmente in fogli o lastre sottili) sia per
colata che per termocompressione. Questa resina viene anche detta
prepolimero. L'operazione successiva completa la polimerizzazione,
trasformando la poliammide in
p. Si opera per effetto del solo calore o
per riscaldamento e compressione (tipiche condizioni: un'ora a circa 390
°C): i gruppi ammidici ―NH― della molecola si combinano con i gruppi
carbossilici ―COOH per liberare acqua (una
molecola per ogni coppia di gruppi) e creare un anello pentaatomico
eterociclico. Il polimero finale ha quindi la struttura
seguente:

intendendo con questo che la
macromolecola si compone di
n unità. Nel caso invece che la
diammina fosse la para-amminoanilina, l'unità monomerica sarebbe la
seguente:

ma il processo resterebbe lo
stesso. Allo stadio di polimero finito la
p. è insolubile e
infusibile. In modo del tutto analogo si possono produrre anche delle
poliammidi-immidi. Si pensi di partire, ad esempio, da acido trimellitico o
dalla sua anidride:

la reazione con la diammina
porterebbe alla formazione sia di legami immidici sia di legami ammidici, in
quanto il rapporto fra gruppi carbossilici e gruppi amminici è 3:2,
mentre per avere legami immidici deve essere 2:1 e per avere legami ammidici
deve essere 1:1. Operando anche qui la policondensazione in due stadi successivi
si giunge infine (se si fa reagire l'anidride con il diamminodifeniletere) al
seguente prodotto:

che è appunto una
poliammide-immide. Un prodotto di questo genere viene fornito allo stadio di
prepolimero e può essere convenientemente impiegato ad esempio per
rivestimenti; le sue proprietà sono inferiori a quelle delle
p. ma
sono comunque migliori di quelle di tutte le altre materie plastiche. ║
Proprietà: la caratteristica principale delle
p. è
la loro eccezionale resistenza in temperatura. I polimeri di questo genere
restano flessibili da -269 °C (temperatura dell'aria liquida) a temperature
molto superiori a quella ambiente. Si possono utilizzare sotto carico fin sopra
i 300 °C (è nota un'applicazione di 3 mesi sotto carico a questa
temperatura); per tempi brevi (alcuni minuti) possono lavorare sotto carichi
modesti anche a 500 °C in aria. A 275 °C la vita utile è
sicuramente superiore a un anno senza perdita sensibile di resistenza meccanica.
Solo a 600 °C in aria il film di
p. perde ogni resistenza e inizia a
volatizzarsi in maniera significativa. Il peso specifico è 1,43 in
condizioni ambiente. Per quanto riguarda le caratteristiche meccaniche occorre
osservare che esse sono influenzate dalla temperatura di prova, tuttavia sono
decisamente buone. Il carico di rottura a trazione decresce naturalmente
all'aumentare della temperatura da 2.200 kg/cm
2 (a -195 °C) a
1.750 kg/cm
2 (a temperatura ambiente) a 1.200 kg/cm
2 a 200
°C. Si noti che a questa temperatura qualsiasi materia plastica
tradizionale (nylon, polietilentereftalato, ecc.) non ha praticamente nessuna
resistenza. Alle tre condizioni sopra dette l'allungamento a rottura è
rispettivamente del 2%, del 70% e del 90%. Il carico di snervamento
convenzionale (al 3% di allungamento) è di 700 kg/cm
2 a
temperatura ambiente e di 420 kg/cm
2 a 200 °C. Ottima, poi,
è la resistenza alla compressione, alla lacerazione e all'impatto. Per
quanto riguarda le proprietà elettriche, la resistività di volume
è superiore a 10
16 (a 23 °C e 50% di umidità
relativa); la rigidità dielettrica ammonta a 225 KVolt/cm; la costante
dielettrica si aggira su 3,4; il fattore di perdita è basso (0,002 ÷
0,005) mentre è assai alta la resistenza all'arco elettrico. Per quanto
riguarda l'infiammabilità, questi polimeri sono classificati
ininfiammabili da parte delle norme di sicurezza internazionali. L'assorbimento
d'acqua è limitato: 0,32% in peso dopo un'immersione di 24 ore. Il
polimero si presenta opaco (traslucido in bassi spessori), dotato del
caratteristico colore ambra delle
p. e poliammidi aromatiche (la
colorazione è legata alla presenza degli anelli aromatici). Per quanto
concerne le proprietà chimiche si deve tener presente che i legami
immidici sono stabili nei confronti di tutti gli agenti chimici, eccetto le basi
forti e alcuni derivati dell'azoto. Le
p. infatti sono attaccate
limitatamente dagli alcali deboli ma sono aggredite dagli alcali forti e
concentrati. Non sono invece attaccate da acidi forti, alcooli, idrocarburi
paraffinici e aromatici, eteri, esteri, ammine terziarie, grassi, oli e
combustibili per motori a reazione. Ne è invece sconsigliato l'uso in
presenza di ammoniaca o sue soluzioni, di ammine secondarie e primarie e diversi
altri composti di azoto quali l'idrazina e il biossido di azoto NO
2.
L'esposizione prolungata all'acqua ad alta temperatura o al vapore causa un
continuo decremento delle proprietà meccaniche delle poliammidi, i cui
valori, però, dopo un certo periodo tendono a stabilizzarsi sul 55% circa
di quello che erano in origine. Anche in queste condizioni l'assorbimento di
acqua non supera il 3%; esso è però accompagnato da una variazione
dimensionale che può giungere a 0,006 mm/mm. Il coefficiente di
espansione termica è intermedio fra quello delle materie plastiche
tradizionali e quello dei metalli: si va da 0,04 mm/m a 0,07 mm/m per °C.
Ottima è la stabilità dimensionale, che permette la fabbricazione
di parti anche di precisione. Un'altra caratteristica non comune delle
p.
è la resistenza alle radiazioni ionizzanti: le proprietà
meccaniche ed elettriche del polimero non vengono significativamente alterate
anche per assorbimento di una dose di radiazioni pari a 10
9 rads. Per
quanto riguarda la lavorabilità si è già detto che le
p. nello stadio finale di polimerizzazione sono insolubili e, salvo
qualche caso, anche infusibili, per cui ogni lavorazione particolare che non sia
quella all'utensile (o per incisione chimica) deve essere fatta allo stato di
prepolimero. La lavorabilità a caldo è impossibile perché
le
p. non hanno in generale un punto di fusione, in quanto volatilizzano
prima di fondere; anche nei casi in cui è presente un punto di fusione,
la lavorazione è comunque impossibile perché esso è tanto
alto da causare problemi per quanto concerne le attrezzature e l'ossidazione del
polimero stesso da parte dell'ossigeno atmosferico. ║
Applicazioni:
le
p. vengono utilizzate per la preparazione di vernici a smalto,
adesivi, polveri da stampaggio, film, fibre. In particolare, i film trovano
impiego in elettrotecnica, soprattutto nell'isolamento dei conduttori.