Arma da fuoco a canna corta, portatile, di peso limitato, generalmente impugnata
con una mano sola, di norma senza che venga appoggiata. ║ Per estens. -
Dispositivo, congegno e simili che, nella forma e nel funzionamento, ricordano
una
p. ║
P. a spruzzo: v
aerografo. ║
P. lanciarazzi:
p. impiegata per
lanciare razzi da segnalazione. ║
P. sparachiodi: arnese utilizzato
per conficcare chiodi e bulloni in strutture di legno, cemento armato e acciaio.
║ Fig. - Persona sciocca. • Tecn. - La
p. serve soltanto per
bersagli posti a distanza relativamente breve. Secondo il sistema di
caricamento, le
p. possono essere
ad avancarica o
a retrocarica;
secondo il sistema di funzionamento possono
essere
a caricamento singolo oppure
multiplo. Queste ultime sono
dette anche
a ripetizione, divise in
p. a ripetizione semplice e
p. a ripetizione automatica. Il sistema di accensione ha conosciuto una
rapida evoluzione passando dall'accensione a miccia, a quella a ruota, a pietra
focaia, a percussione, ecc. • Encicl. - L'arma, in origine ad avancarica,
cominciò a essere introdotta in guerra intorno al 1500, quando la
cavalleria ebbe in dotazione archibugi e schioppi da usare prima della spada; ma
solo verso la metà del XVII sec. il termine passò a indicare le
armi da fuoco corte da utilizzare con una sola mano. Inizialmente l'accensione,
come negli archibugi e nei moschetti, avveniva per mezzo di una miccia, presto
sostituita dal cosiddetto meccanismo di accensione a ruota, che era però
alquanto complicato. Verso la fine del XVI sec. tale meccanismo fu soppiantato
dal sistema a pietra focaia, basato sulla percussione di un pezzettino di selce
o di pirite. Con l'invenzione delle capsule al fulminato di mercurio, la
p. si trasformò in arma a percussione. Tuttavia, si trattava
sempre di una
p. ad avancarica. Per ovviare all'inconveniente dovuto alla
lentezza di ricarica, vennero allora adottate anche
p. a due canne,
prima, e a canne rotanti poi; in tal modo, una volta caricata l'arma, questa
poteva essere usata due o più volte senza perdite di tempo. ║
P.
a rotazione detta anche
rivoltella o
revolver: le
p. a
canne rotanti rappresentarono il primo passo verso la
p. a rotazione o a
tamburo. Questa fu brevettata da Samuel Colt intorno al 1835. La nuova arma era,
in sostanza, una
p. a canna corta dotata di un tamburo rotante nel quale
venivano introdotte le cartucce; inizialmente queste si infilavano negli
alloggiamenti del tamburo ad avancarica, ovvero anteriormente; ad ogni colpo, il
tiratore doveva armare il cane, operazione che consentiva al tamburo di ruotare
intorno al suo perno presentando ogni volta una nuova cartuccia in posizione di
sparo (revolver a singola azione del grilletto). In seguito l'arma fu
perfezionata in modo che, premendo il grilletto, questo armava il cane,
costringendo il tamburo a compiere la sua rotazione (revolver a doppia azione).
Gli inventori si adoperarono per migliorare il funzionamento della Colt e nel
1846 venne brevettata la
p. a retrocarica, con caricamento delle cartucce
dalla culatta. all'esposizione di Londra del 1853, venne presentata una
p. a rotazione con cartucce metalliche con innesco a spillo, ovvero
cartucce con bossolo di metallo che sul fondello presentava una asticciola,
detta "ago", capace, se colpita dal cane, di percuotere una piccola
capsula di fulminato di mercurio sistemata nell'interno del bossolo. In quegli
stessi anni N. Flobert ideò i bossoli metallici a percussione anulare;
invece dello spillo questi sfruttavano una leggera sporgenza ad anello posta sul
fondello del bossolo e contenente la carica di fulminato di mercurio; bastava
l'urto del cane contro tale anello per provocare l'accensione e quindi lo sparo.
Quest'ultimo sistema precorreva solo di alcuni anni l'invenzione del bossolo a
percussione centrale (1865) che, con scarse modifiche come l'estrazione
simultanea dei bossoli sparati, è arrivato fino ai giorni nostri. Un
primo sistema di estrazione rapida, ideato nel 1865 dall'americano W.C. Dodge e
perfezionato nel 1869 dalla Smith and Wesson, era formato dalla canna e da una
parte del castello che potevano basculare insieme al tamburo, azionando un
estrattore stellare. Il secondo tipo di estrattore è quello adottato
dalla Colt a partire dal 1892: il castello è intero e il tamburo è
sorretto da una mensola, detta gru, incerneriata parallelamente alla canna, in
modo da abbassarsi lateralmente consentendo l'estrazione, eseguita premendo lo
stelo del perno estrattore. Il calibro delle
p. a rotazione varia da 22
(5,6 mm) per le
p. da tiro a 455 (11,56 mm) per quelle più potenti
e può essere espresso in centesimi di pollice, 0,25 mm, o in millimetri.
║
P. automatiche: con l'adozione del bossolo a capsula sul fondello
si poté arrivare alle
p. automatiche, che sfruttano i gas combusti
per caricare l'arma. Oltre alla carica automatica per mezzo del rinculo
dell'otturatore (o della stessa canna), le
p. automatiche provvedono
anche all'estrazione e all'espulsione del bossolo, oltre al riarmo del cane (o
della molla del percussore). L'alimentazione di queste armi viene effettuata
grazie a un caricatore introdotto nel calcio dell'arma stessa. La prima
p. di questo tipo fu ideata da A.W. Schwarzlose nel 1893 ma con scarsi
esiti. Fu un operaio della Winchester, H. Borchardt, a realizzare la prima
automatica efficiente. La Winchester, produttrice di fucili, non era interessata
alla nuova arma, che fu quindi messa in produzione dalla tedesca DWM (Deutsche
Waffen und Munitionsfabriken). Perfezionata da un assistente di Borchardt, G.
Luger, fu commercializzata a partire dal 1900 con il nome di Luger-Borchardt
Parabellum, in dotazione all'esercito tedesco dal 1908 al 1938. Tra le
p.
automatiche più note ricordiamo la Bergmann (1894); la Mauser C 96
(1895); la Bergmann Simplex (1897); la Browning F.N. (1900); la Roth-Steyr mod.
1907. In base al sistema di percussione e scatto le
p. automatiche
possono essere divise in quattro gruppi: 1)
a percussore lanciato, in cui
portando indietro il carrello mobile o culatta-otturatore si arma il percussore,
la cui molla rimane compressa fino al momento dello sparo, che avviene quando il
grilletto la disimpegna. A lungo andare la molla si usura e possono partire
colpi accidentali in caso di urto; 2)
a cane interno, in cui il
percussore entra in azione solo quando è colpito da un cane, interno alla
culatta mobile, azionato da una molla a lamina; 3)
a cane esterno e azione
singola, quando il cane può essere armato solo al momento del fuoco
per mezzo del pollice o arretrando il carrello per inserire la cartuccia; 4)
a doppia azione, ovvero unicamente a doppia azione o a singola e a doppia
azione. L'importanza della doppia azione è fondamentale dal momento che,
essendo la
p. un'arma da difesa, deve poter essere utilizzata con una
sola mano. Infine nelle
p. automatiche sono molto importanti i
dispositivi di sicurezza per evitare che partano colpi accidentali. Le
sicurezze possono essere a comando o automatiche; le prime sono costituite da un
chiavistello che blocca percussore e carrello mobile; le seconde sono azionate,
ovvero si tolgono, impugnando l'arma. Il calibro delle
p. automatiche va
da un minimo di 22 (5,6 mm) a un massimo di 455 (11,56 mm) come per le
p.
a tamburo. ║
P. mitragliatrice: arma da fuoco automatica
individuale capace di effettuare il tiro a raffica, cioè sparare tutti i
colpi del caricatore tenendo costantemente premuto il grilletto, con una
frequenza che varia a seconda delle caratteristiche dell'arma (massa rinculante,
molla di richiamo, ecc.) e del tipo di munizioni impiegato. È un'arma di
struttura semplice e leggera, che si può utilizzare sia poggiandola alla
spalla sia impugnandola con entrambe le mani per il tiro a raffica non mirato.
La canna è notevolmente più lunga di quella di una moderna
p. automatica a ripetizione, ma il suo funzionamento si basa sugli stessi
principi. L'ingombro della
p. mitragliatrice viene normalmente ridotto,
in quanto è dotata di un calciolo metallico (o di legno nei primi
modelli) che si può ribaltare, sfilare o ripiegare e che raramente
è fisso. Uno dei primi modelli fu ideato da A.B. Revelli Beaumont: a due
canne, calibro 9 mm, sparava una raffica di 50 colpi in meno di un secondo; era
posizionata su un treppiede munito di corazzatura e serviva sulle brevi
distanze. Tra le due guerre l'uso della mitragliatrice si diffuse in tutti gli
eserciti e nacquero modelli perfezionati, tra i quali ricordiamo le tedesche
Gast e Bergmann, l'inglese Sten, l'americana Thompson e l'italiana
Beretta.
Schema di alcuni tipi di pistola
Modello tridimensionale di Doglock, pistola inglese del XVIII secolo
Modello tridimensionale di pistola semi-automatica in dotazione alle forze di polizia italiane
Modello tridimensionale di pistola automatica in dotazione alle forze armate americane
Modello tridimensionale della pistola mitragliatrice israeliana impiegata durante la guerra arabo-israeliana