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Piscicoltura.

Attività di allevamento di pesci svolta in bacini naturali o artificiali, finalizzata al consumo alimentare umano, alla pesca sportiva, alla produzione di pesci da esca, come anche al ripopolamento delle acque mediante l'immissione di avannotti o di specie alloctone. Praticata su larga scala in alcuni Paesi come il Giappone, in Italia riguarda principalmente pesci d'acqua dolce: trote, anguille, pesci gatto, pesci rossi. I bacini, che devono essere facilmente raggiungibili e controllabili, presentano caratteristiche diverse a seconda delle specie da allevare; ogni impianto prevede vasche per la riproduzione, l'allevamento, la stabulazione. L'allevamento di pesci in acque marine (maricoltura) avviene in lagune all'interno di gabbie o dentro stabilimenti in cui viene pompata acqua di mare. Nell'astacicoltura gli astici vengono catturati ancora molto giovani e fatti crescere in apposite gabbie collocate sott'acqua, fino a quando raggiungono la grandezza desiderata. La tecnica alla base della p. è la fecondazione artificiale delle uova, che avviene provocando manualmente la fuoriuscita della lattanza, lo sperma del maschio, sopra le uova, che vengono poi messe in appositi incubatoi. Le vasche di incubazione prevedono una temperatura dell'acqua compresa fra 4 °C e 8 °C per i pesci a riproduzione invernale, come la trota; da 8 °C a 10 °C per quelli a riproduzione primaverile, come il luccio; da 14 °C a 16 °C per quelli della primavera inoltrata, come il pesce persico; da 20 °C a 25 °C per quelli estivi, come la carpa e la tinca. Una volta nati, gli avannotti vengono trasferiti in vasche più grandi e poi inviati ai luoghi di semina, dove compiono il loro ciclo vitale. Per alcune specie di pesci, come la carpa e la tinca, viene praticata la p. agricola, lasciandoli circolare in stagni o risaie, dove le acque sono stagnanti e meno fredde; per queste specie, data la loro alta prolificità, non si ricorre alla fecondazione artificiale. • Encicl. - La tecnica della p., limitata al semplice allevamento, è conosciuta fin dall'antichità romana, quando si costruivano vaste piscine alimentate da acqua marina e suddivise in compartimenti per le diverse specie di pesci. A partire dal 1300 sono documentati i primi tentativi di fecondazione artificiale, tecnica poi perfezionata nel 1725 da L. Jacobi, mescolando le uova con acqua in cui veniva diluito il seme maschile (metodo che, modificato, è tuttora adottato e permette la fecondazione di quasi tutte le uova deposte dalle femmine). In Italia il primo stabilimento per la p. risale al 1860. Con lo sviluppo delle scienze ecologiche e la possibilità di modificare gli equilibri biologici la p. ha consentito di attuare ripopolamenti ittici in determinati ambienti depauperati dall'intervento umano o dall'inquinamento; non mancano, tuttavia, esempi di errato intervento in questo senso, come l'immissione di specie infestanti e nocive (l'introduzione del pesce gatto nei fiumi della pianura padana, o del persico sole nel Lago Trasimeno).