Stats Tweet

Pioggia.

(dal latino pluvia, der. di pluere: piovere). Precipitazione atmosferica di particelle d'acqua, sotto forma di gocce. ║ Per estens. - Termine impiegato spesso per alludere ad una gran quantità di elementi, in genere solidi, che precipitano dall'alto tutti insieme, o in rapida successione; si usa in espressioni quali p. radioattiva, p. di zolfo, p. di lapilli, p. di sassi, p. di frecce, p. di petali, p. di stelle cadenti, ecc. ║ Fig. - Grande quantità di oggetti; è presente in locuzioni come p. di regali, p. di rimproveri, p. di domande, ecc. • Meteor. - Costituita da gocce d'acqua, la p. si origina dalla condensazione del vapore acqueo contenuto nell'atmosfera terrestre attorno a nuclei formati da grani di pulviscolo, ioni o particelle igroscopiche. Tra i processi che concorrono alla formazione e all'accrescersi delle goccioline, di essenziale rilievo risulta il moto verticale dell'aria nella nube, che determina la quantità di acqua a disposizione. Per la costituzione di gocce sufficientemente voluminose e pesanti non basta la sola condensazione; fattori determinanti sono infatti i meccanismi denominati rispettivamente di Bergeron e di coalescenza. Il primo processo, presupponendo l'esistenza nella nube di cristallini di ghiaccio ben formati, richiede anche che vi siano temperature inferiori ai 10 °C e, di conseguenza, numerose goccioline d'acqua semiraffreddate; con queste premesse, il vapore acqueo tende a condensare più facilmente e più abbondantemente sui cristallini, a discapito delle gocce d'acqua che, in tali condizioni, tendono a evaporare. Una volta divenuti abbastanza voluminosi e pesanti, i piccoli cristalli di ghiaccio cadono, fondendosi in gocce nelle zone inferiori, più calde, e aumentando di dimensioni nell'incontro con gocce più piccole. Il meccanismo di coalescenza, che si verifica in questo caso nell'ultimo tratto del percorso dei cristallini di ghiaccio, consiste nel progressivo accrescersi delle gocce più grandi che, dotate di una velocità diversa da quella delle goccioline minori, hanno la tendenza a catturarle e ad assorbirle. Condizione essenziale perché il processo si attui è che la maggior parte delle gocce costituitesi per condensazione abbia un diametro di 0,04 ÷ 0,06 mm. La quantità e le dimensioni delle gocce e la durata della precipitazione, elementi che insieme costituiscono il carattere della p., dipendono dall'influenza di una serie di fattori. Nubi stratiformi dello spessore di circa 1 km e in cui i moti verticali hanno velocità di 10 cm/sec provocano soltanto la caduta di pioviggine, formata da gocce piccolissime dal diametro inferiore a 0,2 mm e dalla velocità di caduta molto bassa; da strati dello spessore di circa 5 km e in cui la velocità ascensionale è compresa tra i 40 e i 50 cm/sec deriva p. ininterrotta, con gocce di diametro oltre gli 0,5 mm e moderata velocità di caduta. I cumuli sono caratterizzati da moti ascensionali intensi, che favoriscono il meccanismo di coalescenza e forniscono ingente quantità d'acqua, così da causare i rovesci o acquazzoni, frequenti, in particolare, nelle regioni equatoriali e analoghi alle p. estive, tipiche delle regioni temperate. Una classificazione delle p. può attuarsi sulla base degli elementi morfologici della precipitazione acquea, ossia in relazione a diametro e a velocità di caduta delle gocce, oltre che alla quantità della precipitazione, fattore misurato dai pluviometri. Con riferimento a questi elementi si parla, nei diversi casi, di nebbia o di p., distinguendo una nebbia secca e una nebbia umida, e, in particolare differenti tipi di p.: pioviggine; p. leggera; p. moderata; p. forte; p. violenta (acquazzone); nubifragio. Per quanto riguarda la distribuzione delle p. sulla Terra, si riscontra un'area di intensa piovosità, in corrispondenza della zona equatoriale. Altri due settori molto piovosi si registrano in corrispondenza delle regioni a clima temperato, dove con più facilità ci si imbatte in aree di depressione o in fronti polari. Zone dall'elevata piovosità, infine, risultano quelle in cui si trovano alti ed estesi rilievi montuosi, dove si parla di p. orografiche. In base, infine, ad un'analisi della distribuzione stagionale delle precipitazioni, emerge la seguente situazione: p. in ogni stagione nelle regioni equatoriali, p. abbondanti soprattutto nella stagione estiva presso le zone tropicali; distinzione tra un semestre piovoso ed uno asciutto nelle fasce battute dai monsoni. Nei Paesi che sono soggetti a venti variabili, come l'area del Mediterraneo o le regioni temperate dell'Europa centrale, le p. possono verificarsi tutto l'anno. Nella zona delle Alpi la stagione più piovosa è generalmente l'estate. A volte le gocce di p. apportano una grande quantità di particelle di pulviscolo di origine desertica o vulcanica, sollevate a notevoli altezze da irruenti correnti ascensionali; in questi casi l'acqua piovana ha aspetto torbido ed è leggermente fangosa, tanto da essere indicata come p. di fango, o, se trasporta pulviscolo di colore rossiccio, come p. di sangue. ║ P. acida: precipitazione atmosferica contraddistinta da una particolare acidità: pH inferiore a 5,6-5,7, addirittura compreso, in alcuni casi, tra 3,5 e 4,5. Componenti che determinano tale caratterizzazione delle p. possono essere il grado di sviluppo dell'industria, dei trasporti o della produzione di energia. Elemento inquinante per eccellenza è l'anidride solforosa, che può giungere a trasformarsi in ione solfato. Nelle p. acide possono trovarsi anche gli ossidi di azoto, sotto forma di acido nitrico. ║ P. artificiale: precipitazione provocata artificialmente quando nelle nubi, pur essendo presente un'abbondante quantità di vapore acqueo, non si formano precipitazioni. V.J. Schaefer fu il primo, nel 1946, a tentare di intervenire in questa direzione, proponendo l'inseminazione artificiale delle nubi. Distribuì frammenti di ghiaccio secco (anidride carbonica solida) in una nube surraffreddata, in modo da causare la formazione di numerosi cristallini di ghiaccio, che potevano provocare la precipitazione mediante il meccanismo di Bergeron. In tempi successivi si è verificato che è possibile provocare artificialmente p. ricorrendo all'impiego non solo di anidride carbonica, ma anche di ioduro d'argento o di altri sali, di ossido di cerio o di cloruro di sodio. La precipitazione artificiale può essere suscitata, comunque, solo se esiste, a livello locale, una situazione igrometrica favorevole e se si attua una precisa analisi della situazione meteorologica locale. • St. delle rel. - Considerata spesso manifestazione del sacro celeste, la p. è fenomeno di grande interesse religioso. Essendo l'acqua un elemento essenziale alla vita, la p. è spesso connessa alla fertilità e diviene oggetto di particolari riti, soprattutto nelle società il cui sostentamento è legato alla terra. Per la sua origine misteriosa e per l'irruenza e l'energia con cui può manifestarsi, la p. era nell'antichità ritenuta attributo divino, tanto che nel mondo romano si parlava di Iupiter pluvius (Giove pluviale) e si descriveva il fenomeno della p. con il solo verbo pluit (piove), sottintendendo sempre il soggetto divino Iupiter. Tali credenze, risalenti in realtà già al mondo greco, hanno lasciato le loro tracce nella nostra abitudine linguistica ad usare forme impersonali come piove o ha piovuto, quando alludiamo al fenomeno atmosferico. ║ P. di fuoco: quella che, secondo il racconto biblico, il Signore fece cadere sulle città di Sodoma e Gomorra per punire la perversione dei loro abitanti. • Cin. - Effetto p.: l'effetto di rigatura che si riscontra a volte nell'atto di proiettare pellicole invecchiate o usurate; è dovuto al frequente passaggio della pellicola nel proiettore.