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Piede.

Ultimo segmento dell'arto inferiore dell'uomo, dotato di relativa motilità, atto alla deambulazione e alla stazione eretta. ║ Segmento distale dell'arto posteriore dei vertebrati tetrapodi. ║ Parte anteriore dell'arto dei quadrupedi. ║ Porzione inferiore di una particolare formazione anatomica. ║ Per estens. - La parte inferiore di un oggetto a contatto con il piano di appoggio. ║ Fig. - A p. libero: di un imputato sottoposto a processo senza essere messo agli arresti. ║ Fig. - Da capo a p.: interamente, dall'inizio alla fine. ║ Fig. - In punta di p.: camminare senza fare rumore. ║ Fig. - Levarsi dai p.: sbarazzarsi di persona o cosa ritenuta fastidiosa o inutile o, in senso intransitivo, liberare della propria presenza. ║ Fig. - Restare a p.: perdere una occasione propizia. ║ Fig. - Tenere il p. in due scarpe: comportamento ambiguo, non chiaro. ║ Fig. - Ragionare con i p.: fare un discorso senza senso, irragionevole. ║ Fig. - Andare con i p. di piombo: agire con estrema prudenza. ║ Fig. - Prender p.: imporsi. ║ Fig. - Essere con un p. nella fossa o avere un p. nella fossa: avere poco da vivere. ║ Fig. - Essere sul p. di guerra: essere pronti a uno scontro. ║ Fig. - Darsi la zappa sui p.: fare qualcosa che si ritorce contro se stessi. • Anat. - Nell'uomo lo scheletro del p. corrisponde allo schema generale dei mammiferi, sebbene abbia perduto sia la originaria mobilità, sia la funzione di presa proprie, ad esempio, degli antropoidi. Esso presenta nell'ordine: astragalo, calcagno, scafoide, tre elementi cuneiformi, cuboide, cinque metatarsi e cinque dita dotate di tre falangi ciascuna. I movimenti sono assicurati dalle articolazioni (tibio-tarsica, tra p. e gamba; tarsica; tarso-metatarsica; metatarsica; metatarso-falangee; interfalangee) tra le varie ossa e da diversi muscoli, suddivisi fra quelli della regione dorsale e i mediali, medi e laterali. Dal punto di vista morfologico, il p. presenta superiormente una convessità (dorso) collegata con la parte anteriore della gamba mediante il collo del p., mentre la parte inferiore, concava e di forma approssimativamente rettangolare, è detta pianta e costituisce il piano d'appoggio al suolo. Proprio in virtù della presenza di tale convessità, o volta plantare, la superficie del p. non aderisce totalmente al suolo, ma solo in corrispondenza del calcagno, nella parte posteriore, e in corrispondenza del primo e del quinto metatarso in quella anteriore. • Patol. - P. d'atleta: micosi cutanea, solitamente localizzata nelle zone di flessione delle dita e negli spazi interdigitali, particolarmente comune nei paesi a clima caldo. ║ P. cavo: particolare malformazione della volta plantare, caratterizzata da una eccessiva curvatura. ║ P. piatto: malformazione caratterizzata da un appiattimento della volta plantare, che rende difficoltosa la deambulazione. È presente in soggetti costretti per molto tempo in posizione eretta; è dovuta anche a una particolare predisposizione congenita. È curabile sia chirurgicamente sia con l'applicazione di opportuni plantari correttivi. ║ P. valgo: deformità caratterizzata da una eccessiva pronazione, per cui il p. tende a rimanere appoggiato al suolo soprattutto tramite la sua parte interna. ║ P. varo: deformità caratterizzata da un appoggio in supinazione del p., che tende a utilizzare prevalentemente la sua parte esterna nella fase di ambulazione o nella stazione eretta. • Bot. - Base del fusto di una pianta. • Graf. - Base inferiore di un carattere tipografico, opposta all'occhio. ║ Taglio inferiore del libro. • Metr. - Lo stesso che battuta. Nella poesia classica greca e latina costituiva l'elemento fondamentale del verso, ed era probabilmente così chiamato per l'abitudine di accompagnare il verso con il sollevamento e l'abbassamento del p. Risulta composto di due elementi principali: l'arsi, o parte forte (sulla quale cadeva l'ictus, o accento), e la tesi, o parte debole. L'unità di misura del p. è la sillaba breve, il cui valore è la metà rispetto alla sillaba lunga. La classificazione dei p. avviene sulla base del numero di tempi (p. a 2, 3, 4, 5, 6, 7 tempi), nonché del numero delle sillabe e del loro alternarsi. ║ Nella metrica italiana, ciascuna delle due suddivisioni della fronte nella stanza della canzone petrarchesca, o anche ciascuna delle terzine del madrigale e delle quartine nel sonetto. • Metrol. - Antica unità di misura greca e romana (pari a 0,296 m circa), diffusa, con diversi valori metrici, in molti altri paesi dell'area mediterranea. Prima dell'introduzione del sistema metrico decimale il p. aveva in Italia misure e nomi differenti a seconda degli usi e delle zone, oscillando tra 0,30 e 0,50 m. Oggi tale unità di misura è in uso soprattutto nei paesi anglosassoni (foot, pari a 0,304 m) insieme al p. quadrato e al p. cubico. • Anat. comp. - Detto anche autopodio nei vertebrati tetrapodi, il p. si divide a sua volta in metapodio, matepodio e accipodio, più o meno corrispondenti al tarso, al metatarso e alle falangi. Il tarso risulta formato da due serie di ossa: la prossimale (costituita da tre ossa) e la distale (da cinque). Il metatarso è formato normalmente da cinque frammenti ossei, corrispondenti alle dita, ciascuno dei quali risulta a sua volta composto da un numero variabile di falangi. Nel p. dei mammiferi, variamente trasformatosi nel tempo in ragione della funzione da esso svolta, la serie prossimale del tarso è composta dall'astragalo e dal calcagno, mentre la serie distale comprende i tre elementi cuneiformi (ento-cuneiforme, meso-cuneiforme ed ecto-cuneiforme) e il cuboide, con lo scafoide inserito fra le due serie. A seconda che poggino al suolo tutto il p., solo le falangi, oppure soltanto l'unghia, i mammiferi vengono detti plantigradi, digitigradi o unguligradi. Gli equini attuali hanno un solo dito e un solo osso del metatarso. Negli animali invertebrati il p. è presente solo nei molluschi, costituito da una massa muscolare posta ventralmente e che costituisce, sia pure in forme e consistenza diverse a seconda delle specie, il principale organo di locomozione. P. o zampe sono detti gli arti di cui sono dotati gli artropodi, mentre ne costituiscono solo un abbozzo i tentacoli che circondano il capo dei cefalopodi. • Zool. - Organo della deambulazione dei molluschi. Nei gasteropodi occupa tutta la faccia centrale del corpo e permette la deambulazione dell'animale o mediante contrazione o attraverso i battiti delle apposite ciglia di cui è provvisto. Dal p. è secreta una mucosa che assume successivamente consistenza calcarea e che racchiude la conchiglia allo stato di riposo. Negli eteropodi assume la forma di pinna natatoria e viene detto pterigopodio. Nei lamellibranchi il p. viene usato sia per la deambulazione sia per scavare delle fosse nella sabbia. Ha forma conica e secerne una sostanza attraverso la quale l'animale ha la possibilità di fissarsi al suolo o ad oggetti immersi nell'acqua. Nei cefalopodi si ha la completa differenziazione del p., che risulta diviso in diversi tentacoli muscolari muniti di ventose. • Zoot. - Negli equini e nei bovini, regione posta all'estremità della gamba, rivestita dallo zoccolo e dalle unghie. Lo zoccolo, dalla forma di cono tronco, è costituito da materiale corneo e formato da tre parti: la parte esterna, detta muraglia, e le parti che costituiscono la base, la suola e il fettone. All'interno della struttura dello zoccolo si trova il tuello, che costituisce la parte viva del p. I tessuti che formano la sezione cornea dello zoccolo sono detti tessuti cheratogeni e si trovano tra il tuello e la parte interna dello zoccolo. La funzione anatomica del p. è quella di rendere possibile la deambulazione, assorbendo le spinte verticali che provengono dagli arti e attutendo gli urti che provengono dal contatto con il suolo.