(da
pícaro: mascalzone, codardo). Genericamente, di ciò che
appartiene o ha relazione con un particolare genere letterario sorto in Spagna
nella seconda metà del XVI sec. e diffusosi in seguito in tutta Europa.
Tale genere era caratterizzato dalla descrizione delle avventurose vicende di
colorite figure di furbi popolani - accattoni, servi, sguatteri, scudieri,
soldatacci, bari, imbroglioni - braccati dalla giustizia e sempre pronti a
fronteggiare il destino avverso grazie alla loro scaltrezza o all'inganno.
• Lett. - In ambito letterario esiste una differenziazione abbastanza
netta tra il
gusto p., diffuso trasversalmente in moltissime opere e in
diverse letterature, e il cosiddetto
genere p., riferito a un numero ben
limitato di opere, solitamente novelle e romanzi. Le radici della narrativa
p. sono rintracciabili un po' in tutte le letterature, dal
Roman de
Renart ai
fabliaux, dal
Decameron di Boccaccio alla
novellistica e alla commedia italiana del Cinquecento. La nascita del genere
p. vero e proprio viene invece fatta risalire alla seconda metà
del Cinquecento, con la stesura della
Vita di Lazarillo de Tormes.
L'opera, di autore incerto (da alcuni è stata attribuita a Diego Hurtado
de Mendoza), presenta infatti tutti i caratteri che sarebbero poi stati tipici
del genere, dal protagonista di bassa estrazione sociale alla narrazione per
episodi, tutti particolarmente coloriti e movimentati; i vari elementi appaiono
unificati da una visione del mondo colta dal basso e da una vena ironica che fa
da contraltare alle nobili gesta narrate nei coevi romanzi cavallereschi, un
contrasto stridente che tende a mettere ancora di più in risalto le
precarie condizioni economiche e sociali in cui versava al tempo l'Impero. La
morale del
Lazarillo consisteva nel prendere in esame, condannandole,
l'ipocrisia e la corruzione imperanti nella Spagna di Carlo V, offrendo nel
contempo la possibilità di studiare attentamente la vita quotidiana e i
costumi della gente più umile. Tutti questi elementi tornarono nell'opera
di Mateo Alemán
Guzmán de Alfarache (1599-1604) che, ancora
più estrosa e varia del
Lazarillo, divenne in breve il vero
prototipo del genere, introducendo il realismo quale elemento stabile
nell'ambito della tradizione narrativa spagnola. Fra le numerose filiazioni del
Guzmán va annoverato il
Libro di intrattenimento della picara
Giustina (1605), di Francisco López de U`beda, originale per la
presenza di una figura femminile nella parte della protagonista, la
Storia
della vita del furfante (1603-04), di Francisco Gómez de Quevedo,
vero e proprio capolavoro del genere
p. per la potente introspezione
psicologica del protagonista, e alcune novelle di Cervantes,
Rinconete e
Cortadillo, Lo sposalizio truffaldino e
Colloquio dei cani (1613).
Dopo la pubblicazione del lavoro di de Quevedo (1626), il romanzo
p.
conobbe in Spagna un inesorabile declino, trasformandosi progressivamente in
romanzo d'avventura. Nondimeno, lo spirito e i modi
p. attraversarono
velocemente le frontiere, attecchendo nelle diverse letterature europee, da
quella tedesca con il
Simplicissimus (1669) di H.J. von Grimmelshausen, a
quella francese con
Gil Blas de Santillana (1715-35) di Alain René
Lesage, a quella inglese con
Moll Flanders (1722) di Daniel De Foe e
Tom Jones (1749) di Henry Fielding, riaffacciandosi più oltre nei
racconti di Nikolay Gogol, Mark Twain e Thomas Mann.