Bot. - Albero da frutto (
Prunus persica o
Persica vulgaris)
appartenente alla famiglia delle Rosacee prunoidee; è diffuso nell'area
mediterranea e comune nelle zone temperate (in Italia prevalentemente nelle zone
pianeggianti o collinari). Considerato per molto tempo originario della Persia
(da cui il nome latino
persica), il
p. proviene invece dalla Cina
e arrivò in Occidente in seguito alle campagne militari di età
greco-romana. È alto 4-5 m, ha tronco color grigio-scuro, rami
rosso-bruni e foglie lanceolate, verdi nella pagina superiore e grigiastre in
quella inferiore. I fiori, ascellari, sbocciano in primavera, prima della
comparsa delle foglie, e presentano petali rosati, con tonalità che
possono variare dal chiaro allo scuro. Il frutto, la
p. propriamente
detta, è una drupa di forma più o meno tondeggiante, con polpa
carnosa di colore bianco o giallo contornata da una scorza liscia o vellutata a
seconda delle varietà. Il
p. predilige un clima mite, necessita di
luoghi riparati e nel contempo bene esposti all'irraggiamento solare, soffrendo
in modo particolare le brine primaverili e i bruschi sbalzi di temperatura. Si
riproduce per seme, mantenendo sostanzialmente inalterati i caratteri della
varietà, mentre la moltiplicazione avviene tramite innesto a gemma
dormiente, operazione per la quale possono venir utilizzati il mandorlo, il
susino, l'albicocco, il franco o il
p. cinese. La pianta inizia a essere
produttiva fra il terzo e il quinto anno di vita ed è in grado di
fruttificare per un quindicennio, con una produzione media annua di circa 30-40
kg. È vittima di malattie di carenza e di numerosi parassiti animali
(afidi, cocciniglia, mosca della frutta) e vegetali (gommosi, muffe, ecc.).
Esistono diverse varietà di
p.; fra queste, la più
conosciuta è il
p. noce (V.),
secondo alcuni attribuibile addirittura a una specie differente (
Persica
laevis).