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Personificazione.

Attribuzione di caratteri e sentimenti propri della persona umana a oggetti inanimati, forze e fenomeni naturali, concetti astratti. Si tratta di un processo che riflette la tendenza, tipica dell'uomo, a raffigurare il mondo esterno a propria immagine. Fenomeno ricorrente in molte religioni, la p. viene largamente impiegata nelle opere letterarie e nelle rappresentazioni figurative. Così, tra le p. più ricorrenti, ricordiamo quelle di Vizi e Virtù, del Tempo, delle Stagioni, di Amore, del Cielo e della Terra. Il processo di p. è tuttavia molto frequente anche nella lingua quotidiana: una macchina che beve molta benzina; il bosco solitario. ║ Figurazione concreta di concetti astratti: è la p. della bontà. • St. delle rel. - La p. occupa un posto di rilievo nella storia delle religioni e ha impegnato molti studiosi nella ricostruzione del ruolo che avrebbe svolto presso le popolazioni primitive. Molte sono state le interpretazioni elaborate dalla moderna scienza antropologica. Fra queste, quella di Max Müller, proponendosi come un'esegesi linguistica, attribuì l'origine della mitologia alla fantasia personificatrice dei primitivi. Secondo Müller le figure del mito nascono dalla capacità personificatrice del pensiero che, spontaneamente, trasforma in altrettante persone, con caratteri e vicende proprie, gli aggettivi qualificativi con i quali le cose sono state da principio determinate (nomina-numina). La moderna scienza comparata delle religioni ha ritenuto, da un lato, che la p. di oggetti religiosi rappresenti uno stadio avanzato, susseguente a una fase in cui prevaleva l'elemento collettivo e magico che non distingueva individualità né umane né divine; dall'altro, ha visto in tale p. un elemento antropomorfico, una posizione animistica in antitesi all'esigenza di assoluto infinito che è implicita nel concetto di Dio. È importante notare come in tutte le religioni, anche in quelle delle popolazioni a struttura politico-economica più avanzata (come i Greci e i Romani), si trovino divinità p. di elementi naturali o morali: i Greci venerarono divinità come Gea (la Terra), Dike (la Giustizia), Psiche (p. dell'anima umana che, caduta dal cielo, è dotata di un corpo, per poi, attraverso una purificazione, ritornare alla sua origine divina); i Romani venerarono Fortuna (la fortuna), Tellus (la Terra), Spes (la Speranza).