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Pergamena.

Sottile membrana di pelle di animale (agnello, montone, capra) convenientemente trattata, impiegata come superficie scrittoria, o per altri usi. ║ Per estens. - Documento, codice scritto su p. • St. - Conosciuta come materiale scrittorio fin dall'età egizia, venne stabilmente impiegata per la scrittura solo a partire dai secc. III-II a.C. Secondo una leggenda riportata da Plinio il Giovane, l'"invenzione" della p. sarebbe da attribuire ad Eumene II re di Pergamo che, per sopperire alla penuria di papiro, non più inviato da Tolomeo V d'Egitto per gelosia verso la biblioteca di Pergamo, avrebbe prodotto questo nuovo materiale. In realtà, la diffusione della p. va spiegata con la diminuzione delle forniture di papiro in seguito all'invasione dell'Egitto da parte di Antioco Epifane (170-168 a.C.). Inoltre, il fatto stesso che i Greci non avessero un termine specifico per indicarla (pergamene compare solo nel IV sec. d.C.) e si servissero di quello impiegato per il cuoio, proverebbe che non si trattò di un'invenzione, ma del risultato di un continuo processo di miglioramento nella fabbricazione del cuoio. Rispetto al papiro, la p. aveva il vantaggio di poter essere scritta su entrambe le facce. In particolare, quando dalla metà del I sec. a.C. i Romani sostituirono al gruppo di fogli lignei, che chiamavano codex, un mazzo di fogli di p. cuciti e legati insieme (membranae), cominciò la diffusione di questo materiale, inizialmente per testi documentari, più tardi, a causa della forza della tradizione, per quelli letterari. Grande impulso alla diffusione del "codice pergamenaceo" fu dato dalla Chiesa primitiva, nell'intento di differenziare i manoscritti cristiani delle Scritture dal "rotolo di p." proprio del Giudaismo (come testimoniato dai ritrovamenti di rotoli pergamenacei nelle grotte del Mar Morto) e dal rotolo di papiro proprio del mondo pagano. I principali codici pergamenacei a noi pervenuti risalgono al IV sec. e sono testi greci della Bibbia e manoscritti latini dell'Eneide. Fino al XIII sec., con la comparsa della carta, la p. restò il materiale scrittorio più diffuso, anche per la maggior facilità di cancellare e riscrivere testi. In epoca medioevale, si diffuse la consuetudine di colorare con la porpora i codici destinati a contenere testi sacri (codici purpurei). • Encicl. - Il processo di produzione della p., rimasto sostanzialmente inalterato nel tempo, prevede, dopo la scorticazione, la depilazione e la scarnificazione mediante un bagno di calce; successivamente la pelle viene messa in tensione e lasciata essiccare; viene poi raschiata su entrambe le facce fino allo spessore richiesto, lisciata e sbiancata con pomice e gesso, e infine rifilata. Attualmente l'uso della p. è assai limitato; viene impiegata prevalentemente in legatoria, oppure nella fabbricazione di particolari oggetti (paralumi, tamburi, ecc.). Non di rado essa è sostituita dalla cosiddetta p. vegetale o carta pergamenata, che viene prodotta con fogli di carta ottenuti da cellulose pregiate, da stracci di cotone o di lino trattati con acido solforico. Meno resistente della p. animale, si presenta traslucida e impermeabile; nei suoi tipi meno fini viene usata per avvolgere prodotti alimentari grassi e nella fabbricazione di budella artificiali per insaccati.