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Pechino.

Capitale (7.699.297 ab.) della Cina e capoluogo della municipalità omonima (16.808 kmq; 14.560.000 ab.). È situata all'estremità nord-orientale della grande pianura del Nord, a 200 km dalla costa del Golfo del Chihli. • Econ. - Benché situata in una posizione eccentrica, P. è il massimo nodo di comunicazioni stradali, ferroviarie e aeree del Paese. Centro politico e amministrativo, intellettuale e culturale, P. è sede di tre università, della Biblioteca nazionale, di accademie e istituti scientifici, di teatri e musei (Museo storico, delle porcellane, paleontologico, ecc.). Sotto il profilo economico, prima della rivoluzione P. era un grande centro dell'artigianato, dove si lavoravano soprattutto l'avorio, la lacca, la seta e la lana. A partire dagli anni Cinquanta, invece, la città ha conosciuto uno sviluppo industriale soprattutto nei settori siderurgico, meccanico e tessile, che ha finito per scalzare l'attività artigianale. I nuovi rapporti commerciali instaurati sia con l'Europa sia con gli Stati Uniti hanno notevolmente ampliato il settore terziario. • Topogr. - P. è formata essenzialmente da due nuclei: la città storica e gli agglomerati di recente urbanizzazione. È suddivisa in 12 zone, quattro distretti (qu) e otto contee (xian). Nel centro storico è ancora riconoscibile l'antica città cinta da mura, divisa in una zona settentrionale e una meridionale, rispettivamente la città tatara e la città cinese. La prima, a pianta rettangolare, chiamata nel suo insieme nei cheng (città interna) comprende due zone, racchiuse l'una dentro l'altra e cinte ciascuna da mura: la città purpurea o proibita (zijin cheng) dove si trovano i palazzi imperiali e la città imperiale (huang cheng), sede della corte e degli uffici governativi. La città cinese o città esterna, a forma di rettangolo allungato, conserva le caratteristiche tipiche dei centri commerciali orientali. Al di fuori di queste due parti della città sorgono importanti templi, monasteri e palazzi imperiali ma, dopo l'adozione del piano urbanistico del 1982, la fisionomia del centro storico, circondato dalla P. moderna che continua a estendersi, è notevolmente mutata. • St. - Già nel XII sec. a.C., sul luogo della città attuale sorgeva un centro (Chi) che, distrutto nel III sec. a.C., fu ricostruito con il nome di Yan. Conquistato dai Kitai, popolazione tungusa, nel 936 d.C. divenne la seconda capitale della dinastia Liao con il nome di Nanjing (capitale del Sud) o Yanjing. I Nüzhen la occuparono nel 1122 e ne fecero una delle loro cinque capitali, per poi trasferirvi la residenza imperiale cambiandole il nome in Zhongdu (città centrale, 1153). Distrutta da Genghiz Khan nel 1215, fu ricostruita da Qubilay Khan che la ribattezzò Khān-bālīk (città dell'imperatore, nome trasposto in Cambaluc da Marco Polo). Con l'avvento dei Ming (1368) che la chiamarono Beiping (pace del Nord), la capitale fu trasferita per qualche decennio a Nanchino. Tuttavia nel 1417 vi fu reinsediata con il nuovo nome di Beijing (la capitale del Nord) e continuò nel suo ruolo di capitale anche dopo la caduta dell'ultima dinastia mancese (1911). Nel 1928, quando i nazionalisti riportarono la capitale a Nanchino, la città riassunse l'antico nome di Beiping. Occupata dai Giapponesi nel 1937 e liberata dopo la seconda guerra mondiale, fu proclamata capitale della Repubblica Popolare Cinese nel 1949 con il nome di Beijing. • Arte - Nel centro storico è ancora riconoscibile la pianta quadrata dell'antica città cinese, con le strade orientate in direzione dei punti cardinali. Delle mura rimangono alcuni resti dell'epoca Yuan (XIII sec.) con la torre del Tamburo. La parte più importante delle mura risale all'epoca Ming (1419-37), mentre le costruzioni che sormontano le 18 porte sono del XVII sec. Tra i numerosi templi della religione classica ricordiamo: a Nord, il tempio della Terra (1520); a Est il tempio del Sole (1530); a Ovest il tempio della Luna (1530); a Sud il tempio dell'Agricoltura (1422) e il tempio del Cielo (1420). Quest'ultimo, il solo tempio imperiale ben conservato, è un complesso monumentale di più di 3 kmq a pianta ortogonale, cinto da una doppia muraglia; restaurato nel 1949, è stato adibito a parco pubblico. Tutti i palazzi imperiali sorgono all'interno della città proibita. Questa è costituita da un vasto quadrilatero circondato da mura, ai cui angoli si elevano quattro grandi torri. All'interno sorgono numerosi palazzi e padiglioni risalenti in parte al periodo Ming, in parte al periodo Qing. L'ingresso è costituito da quattro porte che si affacciano su ampie corti da parata: Tien an-Men, Tuan-Men, Wu-Men e Taihe-Men. Nella quarta corte sorge il padiglione della Suprema Armonia, realizzato su una terrazza a tre piani con balaustre di marmo bianco e un doppio tetto di tegole dorate. Insieme al padiglione della Completa Armonia e a quello dell'Armonia Protettrice costituisce il complesso cerimoniale del palazzo imperiale. Al di là di questo complesso sorgono i quattro palazzi, eretti nel 1665, della residenza privata dell'imperatore: il palazzo dell'Innocenza Celeste, il palazzo della Pace Terrestre, il palazzo dell'Armonia Terrestre, il palazzo dell'Armonia Celeste. I palazzi della città proibita sono stati adibiti a musei, mentre il grande Museo della storia cinese si trova in piazza Tien an-Men, di fronte al palazzo dell'Assemblea nazionale. Fuori dalla città proibita sorge il parco del lago settentrionale, dove si trovano gli edifici imperiali destinati allo svago, sempre di epoca Ming e Qing. Sulle alture a Ovest di P. sorgono diversi monasteri buddhisti e taoisti, tra i quali ricordiamo quello del Buddha dormiente (Wofosi) e quello delle Nuvole verde-azzurre (Biyunsi). A Nord si trova il monastero giallo, monastero lamaista eretto nel 1651; a Sud-Ovest il monastero delle cinque pagode (Wutasi).
La “Città Proibita” a Pechino

Pechino: il Tempio del Cielo

Pechino: piazza Tien An Men