(dal latino
peccatum). Teol. - Trasgressione intenzionale di un comando
divino. In senso proprio, il
p. non è la violazione di una norma
morale o giuridica, ma di una norma che si ritiene stabilita dalla
divinità. È possibile liberarsi dal
p. attraverso forme
rituali di espiazione e purificazione. Senza il riconoscimento del carattere
divino della norma e dell'intenzione di violarla, il concetto di
p. si
confonde con quelli di colpa, errore, reato, ecc. ║ Nell'uso comune,
violazione di una norma morale. ║ Per estens. - Vita peccaminosa, in
particolare relazione amorosa al di fuori del matrimonio:
vivere nel p.
║ Errore, sbaglio, colpa che comporta conseguenze negative. ║
Scherz. -
P. di gioventù: errore addebitabile all'inesperienza
giovanile. ║ In alcune locuzioni, spesso esclamative, esprime rammarico:
che p.! ║ Fig. - Imprecisione, difetto:
p. di stile. ║
Fig. - Detto di persona o cosa bruttissima:
brutto come il p. ║
Ant. - Sentimento di compassione per qualcuno:
avere, prendere p. di
qualcuno. • Filos. - Il concetto di
p. come trasgressione
intenzionale della legge divina è stato elaborato dalla teologia
cristiana. Sant'Agostino definì il
p. come "ciò che
è detto, fatto, o desiderato contro la legge eterna", ovvero contro la
volontà divina che è volta a conservare l'ordine del mondo
(
Contra Faustum, XXII, 27). Il concetto fu ripreso da san Tommaso che,
ribadendo che ogni
p. è un
p. contro Dio, sottolineò
in particolare il carattere intenzionale del
p., tanto che questo
potrebbe definirsi mediante la sola volontà se non fosse che anche gli
atti esterni ne fanno parte. Questa concezione rimase sostanzialmente immutata
attraverso i secoli. Kant la riprese definendo il
p. "la trasgressione
della legge morale in quanto comando divino" (
Religion, I) e similmente
Kierkegaard affermò che il
p. è "davanti a Dio" e vi
aggiunse il carattere di eccezionalità. • Teol. - Nell'Antico
Testamento il
p. si configura come negazione pratica, da parte dell'uomo,
degli obblighi derivanti dall'alleanza con Dio, ovvero come violazione della
legge. Nel Nuovo Testamento è inteso come rifiuto della carità. Da
qui deriva la distinzione tra
p. attuale, inteso come
p. commesso
dall'uomo singolo nel corso della sua vita, e
p. originale, inteso come
dimensione costante dell'esistenza umana, che trascende la personale
colpevolezza del singolo. Da quest'ultimo e dalla maledizione che ne è
seguita, ha tratto origine il male del mondo. La manualistica teologica
distingue poi, in base alla gravità, il
p. mortale che è
p. grave, pienamente cosciente e libero e che, se non interviene il
pentimento, è punito con una pena eterna, e il
p. veniale che
è colpa non grave e che, pur essendo un'offesa a Dio, non priva l'anima
della grazia ed è punito con una pena temporanea. Le basi costitutive
delle varie interpretazioni teologiche vanno ricercate nel pensiero agostiniano.
Sant'Agostino, ponendosi il problema dell'esistenza del male affermò che
dopo il
p. originale nacque il male umano, fisico, come conseguenza e
pena del
p. che è
teoretico quando non si coglie rettamente
il grado di verità immanente in ogni realtà, e
morale
quando l'uomo fa del libero arbitrio (volontariamente e quindi con
responsabilità) un uso cattivo. Tuttavia, la rovina prodotta dal
p. di Adamo è riparata dalla Redenzione di Cristo, alla quale si
partecipa nella Chiesa di Roma. ║
P. originale: per la teologia
cattolica è il
p. commesso da Adamo (
Genesi, III) e
trasmesso a tutti gli altri uomini con l'eccezione della Vergine Maria. I primi
esegeti diedero a questo
p. una connotazione di tipo sessuale;
successivamente si è accettata la spiegazione secondo la quale la colpa
di Adamo sarebbe stata una grave disobbedienza dettata dal desiderio di cercare
la propria felicità o dall'aver voluto conoscere il bene e il male
attraverso un atto proibito da Dio. La conseguenza del
p. originale fu
per l'uomo la perdita della grazia e dell'immortalità e una vita di
sofferenza. Fu san Paolo a dare un forte sviluppo alla dottrina del
p.
originale, su cui si è poi basata gran parte della teologia cristiana ad
esso relativa. Egli sottolineò la solidarietà di tutti gli uomini
nel
p. di Adamo, concetto ripreso poi da sant'Agostino che
accentuò questo aspetto definendo gli uomini, in seguito al
p.
originale,
massa peccati o
damnationis.