Isola (34 kmq; 2.715 ab.) della Grecia, nel Mar Egeo, una delle isole del
Dodecaneso. Il territorio, di origine vulcanica, è costituito da una
serie di rilievi alternati a piccole valli e ha una fisionomia frastagliata. Le
principali risorse economiche sono la pesca e l'agricoltura (alberi da frutta,
olivi, viti). Capoluogo: Patmo. • St. - Occupata in origine da popolazioni
di stirpe dorica e poi colonizzata dagli Ioni, non ebbe mai una particolare
importanza politica o strategica e in epoca romana fu adibita a luogo di
deportazione: vi fu esiliato, fra gli altri, anche l'apostolo Giovanni che
secondo la tradizione vi avrebbe scritto l'
Apocalisse (95 circa). Oggetto
di incursioni saracene, l'isola fu abbandonata e concessa dall'imperatore
Alessio I Comneno a Cristodulo, abate di Bitinia (1088), che vi costruì
il monastero di San Giovanni (nella cui biblioteca sono oggi conservati preziosi
codici medioevali). Conquistata all'inizio del XIII sec. dai Veneziani,
P. passò poi sotto la protezione di Pio II (1461) e
successivamente fu conquistata dai Turchi (1537). Nel 1912 venne occupata
dall'Italia e nel 1924 fu compresa nelle isole italiane dell'Egeo; insieme a
tutto il Dodecaneso fu ceduta alla Grecia al termine della seconda guerra
mondiale. • Archeol. - Dell'antico centro abitato resta parte di una cinta
di mura con tre torri, che risalirebbe ai secc. V-IV a.C.; vicino al capoluogo,
a Nettia, e nella parte orientale dell'isola, a Kambos, si conservano inoltre
resti di antiche necropoli.