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Pastorale.

(dal latino pastoralis, der. di pastor: pastore). Di, da pastore; che ha a che fare con la vita dei pastori. ║ Che si ispira alla vita idealizzata dei pastori o che si rapporta alla natura e alla vita agreste: poesia p., musica p. ║ Per estens. - Proprio del sacerdote o più spesso del vescovo, in quanto pastore d'anime. ║ Anello p.: portato dal vescovo all'anulare destro, in segno di autorità e simbolo di unione con la diocesi. ║ Azione p.: insieme dei mezzi pratici necessari per adempiere nel mondo agli insegnamenti di Cristo e della Chiesa. I problemi connessi con l'azione p. sono stati trattati dal Concilio Vaticano II. ║ Lettera p.: lettera del vescovo di una diocesi contenente verità di fede, esortazioni sulla dottrina morale, trattazioni di argomenti religiosi, etici, ecc. ║ Medicina p.: studio dei rapporti tra medicina e morale, ad uso dei sacerdoti. ║ Teologia p.: disciplina, facente parte della teologia morale, che indica i doveri e i metodi da seguire nel compimento dell'azione p.Visita p.: visita periodica del vescovo alle parrocchie della diocesi. • Lett. - Poesia p.: detta anche con termine greco bucolica, fiorì in Grecia forse traendo origine dai canti amebei (canti alternati tra due personaggi che si rispondono vicendevolmente) dei pastori siciliani. I motivi dominanti della poesia p. sono l'amore, il contatto con la natura, la semplicità della vita agreste. Accenni di poesia p. si trovano in Omero, nel teatro attico, nel dramma satiresco; già nella mitologia ci sono figure che riuniscono i tratti del pastore e del musico (Pan, Polifemo, i satiri). Come genere letterario, la poesia p. nacque e giunse a perfezione con gli idilli dialogati di Teocrito (III sec. a.C.), che presto ebbe molti imitatori tra i contemporanei, assurgendo a modello della poesia bucolica. Oltre a quelli di Teocrito si ricordano gli idilli di Bione (II sec. a.C.) e di Mosco (II sec. a.C.). Nell'antica Roma il genere p. è legato soprattutto al nome di Virgilio, che nelle sue bucoliche (Eglogae) si ispirò a Teocrito, anche se introdusse elementi allegorici e storici che consentivano di inserire riferimenti all'attualità nel mondo dell'idillio. Su imitazione di Virgilio, i componimenti p. si diffusero nell'antichità romana ad opera di scrittori quali Calpurnio, Nemesiano, Sidonio Apollinare, Teodulo e poi nel Medioevo, quando a caratterizzarli rimasero una vaga ambientazione p. ma soprattutto la forma dialogica e il significato allegorico. Così Dante compose le Egloghe a Giovanni del Virgilio, Petrarca e Boccaccio il loro Bucolicum carmen. Sempre all'egloga virgiliana si rifacevano alcune forme letterarie di ispirazione popolare, quali i contrasti italiani, le pastourelles francesi, le serranillas castigliane, che contenevano idealizzazioni della vita campestre. In questi componimenti si ravvisa l'origine del dramma p., il cui primo esempio è costituito dal Jeu de Robin et de Marion (1285 circa), in cui l'elemento lirico prevale su quello drammatico e l'azione scenica è vivacizzata da canti e balli dei pastori. La successiva età umanistica e il Cinquecento videro in Italia, in particolare alla corte degli Estensi a Ferrara, una grande fioritura di poesia p. aulica in latino (T.V. Strozzi) e in volgare (M.M. Boiardo). Parallelamente si diffusero le farse rusticali, ricche di elementi comici e popolareschi, che sfociavano nella parodia dell'eccessiva idealizzazione p.; esempi di questo tipo sono la Favola pastorale in lingua villanesca (1513) di B. Cavassico, la Pastoral (1521) di Ruzante, le rappresentazioni della Congrega de' Rozzi e le farse cavaiole napoletane. A poco a poco la forma dialogica dell'egloga diede origine a diverse forme di spettacolo p.: si ebbero le egloghe rappresentative di G. Sanvitale, B. Taccone, S. Aquilano, G. del Carretto, B. Bellincioni; le favole mitologiche del Poliziano (Favola d'Orfeo, 1480) e di Niccolò da Correggio (Cefalo, 1487) per giungere, con la Tirsi (1506) di B. Castiglione, al dramma p. vero e proprio che successivamente darà opere quali l'Aminta (1573) di T. Tasso e il Pastor fido (1590) di B. Guarini. Sul modello di quest'ultimo furono poi composti la Fida Ninfa (1598) di F. Contarini, il Clorindo (1604) di G. Malmignati e la Filli di Sciro (1607) di G. Bonarelli. Accanto alla forma drammatica, il genere p. trovò espressione anche in quella del romanzo: fu I. Sannazzaro con la sua Arcadia (1480-85) a fornire il modello del genere. Anche negli altri Paesi europei furono composte diverse opere sull'esempio di quella di Sannazzaro: così in Inghilterra Ph. Sidney scrisse l'Arcadia (1590) e Th. Lodge Rosalinda (1590); in Portogallo J. de Montemayor fu l'autore de I sette libri della Diana (1558-59), mentre in Francia d'Urfé pubblicò l'Astrea (1607-27) e in Germania M. Opitz la Ninfa Ercinia (1630). Il genere p. più strettamente lirico-bucolico trovò i suoi interpreti negli spagnoli J. Boscán Almogáver e Garcilaso de la Vega; negli inglesi E. Spenser e M. Drayton; nei francesi C. Marot, P. de Ronsard, J. Du Bellay, R. Belleau. Agli inizi del XVII sec. questo genere letterario scomparve e rimasero solo motivi bucolici che ritornarono nelle varie epoche in autori di diversa formazione. • Mus. - Musica p.: composizione strumentale o vocale ispirata alla campagna e alla vita dei pastori e dei contadini o, più in generale, alla natura, in cui spesso si ricorre all'uso degli strumenti tipici dei pastori (pifferi, cornamuse, ecc.). Già a partire dal Trecento si ebbero con le cacce arsnovistiche esempi di musiche p.; nel Cinquecento si trovano in frottole, villanelle, madrigali, Lieder, canzoni francesi che parlavano della vita dei campi. Musiche p. ritornano anche nelle favole p. di O. Rinuccini e in molte composizioni in versi inframezzate da canti e danze, che rappresentarono le dirette antecedenti del melodramma secentesco. Nel Settecento, per le tendenze naturalistiche dell'epoca, il gusto della musica p. si diffuse sempre di più grazie soprattutto alle p. teatrali della scuola francese. Tra le più celebri pagine o intere composizioni definite p., ricordiamo la sinfonia che apre la seconda parte dell'Oratorio di Natale di J.S. Bach, la Sinfonia del Messia di G.F. Haendel, la Sesta Sinfonia di L. van Beethoven, l'ultimo tempo del Concerto grosso n. 8 per la notte di Natale di A. Corelli. ║ Sinfonia P.: altro nome della Sesta Sinfonia di L. van Beethoven in fa maggiore op. 68, composta tra il 1807 e il 1808 ed eseguita per la prima volta a Vienna il 22 dicembre del 1808. È divisa in cinque tempi così intitolati: "Destarsi di lieti sentimenti all'arrivo in campagna" (allegro ma non troppo); "Scena presso il ruscello" (andante molto mosso); "Allegro convegno dei contadini (allegro); "Tempesta" (allegro); "Canto di pastori: lieti e grati sentimenti dopo la tempesta" (allegretto). ║ Sonata P.: nome dato dall'editore Cranz di Amburgo alla sonata in re maggiore op. 28 di L. van Beethoven composta nel 1801. • Paleont. - Periodo naturalistico (5050-2650 a.C.) dell'arte rupestre sahariana caratterizzato dalla rappresentazione di uomini e bovidi; è attestato in particolare dalle pitture rupestri del Tasil n-Ahaggar (Algeria) e dell'Acacus (Libia). • Antropol. - Società p.: organizzazione sociale incentrata su un'economia basata sulla pastorizia, che determina lo spostamento (dal nomadismo alla transumanza) dei gruppi umani sul territorio al seguito degli animali e quindi peculiari modalità di organizzazione dello spazio. La pastorizia si sviluppò probabilmente in società di tipo agro-p. quando si differenziarono gruppi specializzati nell'allevamento di bovini (è il caso del pastoralismo europeo del II millennio a. C.). La distinzione tra società p. e società agricole non è mai stata netta e tuttavia la dialettica tra le due ha rappresentato in epoche e luoghi diversi una tappa fondamentale nello sviluppo dell'umanità. In molte società p. il controllo delle mandrie avviene su base domestica, ma poi le risorse ricavabili da tali mandrie vengono gestite su scala più ampia, sovrafamiliare, per cui diventano imprescindibili forme di cooperazione e aggregazione tra singole unità familiari caratterizzate generalmente da grande instabilità. Si sviluppano quindi forme elastiche di residenza, in cui l'interazione su base locale diventa prioritaria rispetto all'adesione a principi normativi (discendenza, appartenenza a gruppi corporati di parentela). Ne derivano anche ampie reti di scambio matrimoniale e il carattere espansionista di queste società.