(dal latino tardo
passio, der. di
pati: patire). Condizione di
passività da parte di un soggetto che subisce un'azione o un'impressione
esterna. ║ Sofferenza fisica. ║ Sentimento particolarmente intenso
di attrazione o repulsione verso un oggetto o una persona. ║ Amore
sensuale. ║ Accentuata inclinazione verso qualcosa:
la p. del
gioco. • Rel. - L'insieme delle sofferenze morali e fisiche patite,
secondo la tradizione cristiana, da Gesù Cristo, per la redenzione
dell'umanità dal peccato. Tale sofferenza viene ricordata annualmente
dalla cristianità nella cosiddetta "settimana santa". La
P.
è narrata dai quattro evangelisti, i cui racconti sono simili e
complementari. In particolare il Vangelo di Giovanni, che fu testimone oculare
della
P., riporta una descrizione che simboleggia la fondazione della
Chiesa, considerando la
P. quale suprema glorificazione di Cristo. Le
difficoltà interpretative della
P., narrata nei testi religiosi,
riguardano la simbologia impiegata, e la stessa tradizione dei testi evangelici,
giuntici in differenti codici. • Icon. - La
P. di Cristo ha
rappresentato la più importante fonte ispiratrice dell'iconografia
cristiana. Le principali fonti sono costituite dai Vangeli, le lettere
apostoliche, gli scritti dei Padri ecclesiastici, gli apocrifi, le leggende e le
sacre rappresentazioni medioevali. La più popolare rappresentazione
iconografica della
P. rimane la cosiddetta
Via crucis. Raffigurata
in tutte le chiese, fu ideata dal santo francescano Leonardo da Porto Maurizio
(Porto Maurizio, Imperia 1676 - Roma 1751) per raccontare visivamente in 14
punti salienti (stazioni) la
P. di Cristo. Modellata in marmo, in bronzo,
in legno, a disegno, a pittura, a mosaico, ecc. ha rappresentato il soggetto
preferito di numerosi artisti di tutti i tempi. Tra gli svolgimenti quasi
completi della narrazione della
P., ricordiamo l'opera di Giotto, nella
Cappella degli Scrovegni a Padova; di Duccio di Buoninsegna, con i suoi 26
riquadri della
Maestà, nel Museo dell'Opera del Duomo di Siena; di
A. Dürer, con le sue xilografie della
Piccola e Grande Passione
(l'arresto di Gesù nell'uliveto e la sua morte, la rappresentazione dei
fatti che immediatamente la precedono, quali l'entrata trionfale di Gesù
in Gerusalemme e l'ultima Cena, e che la seguono, quali la sepoltura nell'orto
di Giuseppe d'Arimatea, la resurrezione e le diverse apparizioni ai discepoli
fino all'ascensione in cielo). I principali artisti che hanno raffigurato la
P. sono: Lorenzetti, Schongauer, Memling, Holbein, Altdorfer, Tintoretto
e Beato Angelico. Dei cicli miniati si ricordano:
Le grandi ore del duca di
Berry (Biblioteca Nazionale di Parigi);
Le ricchissime ore del duca di
Berry (Museo Condé di Chantilly); il
Breviario Grimani
(Biblioteca Marciana di Venezia). Per l'arte vetraria notevoli sono le vetrate
della Sainte Chapelle di Parigi. Anche l'iconografia bizantina è
ricchissima di produzioni pittoriche su questo tema. In proposito si ricordano,
fra le tante, le due
Crocifissioni, una dell'VIII sec. e l'altra dei
secc. IX-XII (monastero greco-ortodosso di Santa Caterina nel Sinai); la
Crocefissione del XIII sec. (museo bizantino di Atene); il
Cristo
della Pietà, mosaico degli inizi del XIV sec. (monastero di Tatarna a
Evrytamia, in Grecia); la
Crocefissione del XIV sec., icona a due facce
(museo bizantino di Atene). • Mus. - Rappresentazione cantata della
P. di Gesù Cristo. A partire dal V sec. venne eseguita nel periodo
pasquale e fu dapprima riservata all'esecuzione di un solo cantore,
successivamente sostituito da tre elementi ai quali furono riservati tre diversi
tipi di esecuzione (voce bassa, media e alta). Si ricordano con questo nome
alcuni componimenti del XII sec. a carattere monodico. Del XIII sec. esistono
alcuni esempi di drammi della
P. contenuti nei
Carmina Burana.
Questa rappresentazione sacra di carattere drammatico si tenne soprattutto il
giorno del Venerdì Santo e, a partire dal 1400, alla parte narrativa del
cronista si aggiunse la parte scenica, che comprendeva le esclamazioni della
folla. Del 1500 sono alcune rappresentazioni, dette
P. mottetto, di J.
Galliculus, C. de Rore, V. Ruffo, J. Regnart, B. Gesius, A. Scandello, C.
Schultze, T. Mancinus. Fra i maggiori autori di
P. del 1600, si
ricordano: H. Schutz, T. Selle, J. Sebastiani, J. Theile, C. Flor, J.S. Bach
(
Passione secondo San Giovanni e
Passione secondo Matteo), A.
Caldara, G. Paisiello, S. Mattei, L. Perosi, F. Morlacchi, A. Salieri. •
Filos. - Il termine, corrispondente al greco
páthos, indica il
predominio nell'animo dell'elemento affettivo. Platone considera le
p. in
netta opposizione alla ragione, collocandole nell'anima concupiscibile,
soggetta, cioè, a impulsi dovuti appunto a
p. e sofferenze. Per
Aristotele essa è un'alterazione subita dall'anima, tale da coinvolgere
anche il corpo. Il pensiero cristiano, come quello degli stoici, non ammette
l'esistenza di un compromesso tra ragione e
p., individuando nella
virtù la capacità di allontanare le
p. stesse. Per Cartesio
le
p. sono affezioni in cui il corpo influisce sull'anima, e che egli
considera involontarie perché causate da forze meccaniche che agiscono
sull'individuo (emozioni, turbamenti dell'animo); fine e frutto della filosofia
è la cura dalle
p. Per Spinoza esse derivano da un impulso e
tendono a conservare la propria sostanza, per cui è necessario
combatterle con l'uso della ragione, affinché vengano trasformate in
valori positivi. Il Romanticismo ha portato a una rivalutazione delle
p.,
fondata sulla critica alla ragione. La tendenza ricorrente nella psicologia
contemporanea è quella di considerare le
p. come una
polarizzazione della vita affettiva intorno a un sentimento, che diventa
così predominante nella psiche, al punto di pregiudicare l'adattamento
sociale dell'individuo. Tali
p., frutto di un cieco convincimento,
deformano l'attività mentale, in quanto quest'ultima viene subordinata
alle necessità affettive.