Associazione volontaria di cittadini che condividono una determinata ideologia e
si propongono l'attuazione di un preciso programma politico e sociale. ║
Per estens. - Gruppo di persone, anche privo di una struttura organizzata, che
condividono determinati interessi e opinioni, oppure che hanno orientamenti
comuni nei confronti di specifici problemi. ║
P. di massa:
p. che ha un largo seguito in un Paese. ║
P. unico:
p. che, dopo aver sconfitto gli altri, instaura una dittatura. ║
Ciascuna delle soluzioni che si possono adottare quando si deve operare una
scelta. ║
Prendere p.: risolversi, decidersi. ║
Per p.
preso: per decisione preconcetta e ostinata, presa indipendentemente da
considerazioni obiettive. ║ Persona da sposare, in rapporto alla sua
condizione economica e sociale:
cercare un buon p. ║ Stato,
condizione:
ridursi,
trovarsi a mal p. ║ Ant. -
Deliberazione di un organo collegiale. ║ Ant. - Votazione, scrutinio.
║ Ant. - Setta, fazione. ║ Ant. -
Avere buon p.,
cattivo
p.: trovarsi in una situazione favorevole, sfavorevole. ║ Ant. -
A
ogni p.: a ogni costo, in ogni modo. ║ Ant. -
A nessun p.: in
nessun modo, a nessun patto. ║ Ant. - Prestito concesso spontaneamente dai
banchieri allo Stato; in particolare, a Venezia, appalto di entrate pubbliche.
• Dir. - Secondo l'art. 49 della Costituzione italiana tutti i cittadini
godono del diritto di associarsi liberamente in
p., per contribuire alla
vita politica nazionale. Costituiscono eccezione: il divieto di ricostituzione
del
P. Fascista e il divieto di costituzione di
p. sovversivi o
che minaccino l'ordine costituito con propositi rivoluzionari. Il
p. si
configura come "associazione non riconosciuta", priva cioè di
personalità giuridica, i cui dirigenti sono tenuti a rispettare la
responsabilità delle obbligazioni assunte. Il
p. politico gode
tuttavia del diritto di tutelare il proprio nome, il proprio contrassegno e la
propria bandiera. L'attività interna del
p., regolata dallo
specifico statuto, non è controllabile da parte dello Stato; esso si
riserva, tuttavia, un diritto di controllo sull'attività esterna, che
deve rispettare i principi democratici fondamentali. In tutti gli ordinamenti
giuridici moderni, pur non essendo organi in senso stretto dello Stato, i
p. svolgono la fondamentale funzione di mediazione tra il cittadino e gli
organi pubblici e, sotto la forma di
gruppo elettorale (che esercita
funzioni costituzionali in occasione delle elezioni) e
gruppo
parlamentare (che esercita funzioni costituzionali nel corso
dell'attività parlamentare), hanno un rilievo specifico di natura
pubblicistica nelle leggi dello Stato. Inoltre, nei gruppi parlamentari, la
disciplina del gruppo vincola i componenti alla disciplina di
p., tranne
nel caso della votazione a scrutinio segreto. • Encicl. - Già la
storia antica offre alcuni esempi di schieramenti politici (
p. di Cesare
a Roma,
guelfi e
ghibellini nell'Italia medioevale, ecc.).
Tuttavia, le prime organizzazioni che, a pieno titolo, possono essere
considerate come
p. appartengono a tempi più recenti; esse furono,
infatti, conseguenza dello sviluppo, verificatosi nell'Ottocento e nel
Novecento, del parlamentarismo e della progressiva diffusione dei principi
liberali e democratici che garantirono la sovranità popolare e la
libertà d'associazione (sancita, nella Costituzione italiana, dall'art.
49). Nel periodo dello Stato liberale, con la prevalenza del suffragio
elettorale censitario (o ristretto), il ruolo dei
p. politici nell'ambito
sociale era ben definito e diverso dall'attuale. Max Weber considerò i
p. politici associazioni private volte ad assicurare ai propri membri
vantaggi personali, soprattutto di natura materiale, influenzando le sfere del
potere politico e amministrativo. Secondo B. Croce i
p. rappresentavano
invece il più alto momento organizzativo etico-politico e il più
efficace strumento espressivo delle singole personalità protagoniste
della storia. Al contrario, nella teorizzazione marxista-leninista, i
p.
politici si posero come semplici sovrastrutture a copertura di precisi e
contrapposti interessi di classe, direttamente connessi alle basi
economico-produttive caratterizzanti ogni società. In particolare, il
P. Comunista doveva essere formato dalle sole avanguardie operaie
più mature, i cosiddetti "rivoluzionari di professione", ai quali
spettava la responsabilità di guidare il proletariato fino alla fase
rivoluzionaria vera e propria. La tesi gramsciana aggiunse ulteriori aspetti
originali, per i quali il
p., qualificato come "il moderno principe",
doveva porsi come obiettivo la supremazia sulla società suscitando,
attraverso la fiducia degli intellettuali, il consenso delle più ampie
forze democratiche. In tempi più recenti la scienza politica
abbandonò le vecchie definizioni di
p., applicando metodi
analitici rigorosi e sistematici basati sull'analisi delle strutture di base
interne alle associazioni politiche. Mentre secondo R. Michels i
p. erano
carismatici o
di interesse di classe o
di interesse
ideologico, secondo V. Pareto
transigenti (con grandi
probabilità di divenire
p. di Governo) o
intransigenti
(destinati a un'opposizione permanente), secondo B. Croce
liberali o
reazionari (in senso più esteso dell'accezione originaria), la
moderna classificazione di M. Duverger distingue i
p. in
p. di
comitato,
p. di sezione,
p. di cellula e
p. di milizia.
║
P. di comitato: tipo di
p. nel quale la struttura
burocratica risulta estremamente ridotta ed è comunque priva di gerarchie
formali. Esso ha vitalità intermittente, esprimendosi soltanto in
occasione delle campagne elettorali, nella forma del comitato impegnato nella
raccolta dei suffragi a favore di singoli candidati. Tale struttura
risultò particolarmente adeguata alle esigenze della lotta politica nel
contesto dello Stato liberale ottocentesco, caratterizzato dal sistema del
collegio uninominale e fondato sul censo, facilmente influenzabile attraverso i
club o circoli, operanti con criteri clientelari. ║
P. di sezione:
come conseguenza dell'estensione del corpo elettorale nacquero i
p. di
massa (primi tra tutti i
p. socialisti), che si proposero la
risoluzione di problemi peculiari, quali l'individuazione dei deputati e
l'inserimento nella vita dello Stato degli strati proletari. Tali
p.
avevano l'esigenza di svolgere un'attività metodica e continuativa allo
scopo di ottenere una diffusione capillare partendo dalla periferia e coprendo
interamente il territorio dello Stato; furono creati quindi elementi di base
locali, detti appunto
sezioni, la cui attività fu coordinata da un
gruppo dirigente centrale. ║
P. di cellula: organizzazione scelta,
nella impossibilità di agire scopertamente, dai
p. rivoluzionari
nel contesto della Russia zarista. In grado di operare nella
clandestinità e di sfuggire alle repressioni poliziesche, la
cellula, costituita da 15-20 persone (di norma accomunate dal medesimo
luogo di lavoro o attività, al fine di limitare il più possibile
il rischio di infiltrazioni di delatori), si rapportava direttamente ai centri
dirigenti superiori, escludendo ogni rapporto orizzontale con altre cellule.
║
P. di milizia:
p. dotati di rigida struttura paramilitare,
con nuclei armati e addestrati, divise particolari (per esempio le cosiddette
"camicie nere"), inni marziali, ecc. Nel periodo fra le due guerre mondiali
assunsero tale caratterizzazione i movimenti fascisti, postisi su un piano
nettamente antiparlamentare, con l'intenzione dichiarata di distruggere lo Stato
liberale rappresentativo, nel più completo disprezzo dei principi
democratici. ║
Sistema a p. unico o
monopartitismo: regime
politico nel quale il
p. aspira a identificarsi con lo Stato. Tale regime
fu attuato, nel corso del XX sec., negli Stati totalitari a regime fascista. Per
ragioni opposte, nelle tesi comuniste il
p. rappresenta l'organo d'azione
della dittatura del proletariato e agisce sullo Stato in vista della
costituzione di una società senza classi, della messa fuori legge di ogni
p. concorrente e della soppressione dello Stato stesso. ║
Bipartitismo: V. ║
Multipartitismo: regime politico nel quale sono presenti numerosi
p., nessuno dei quali, in genere, possiede una solida maggioranza
assoluta. Si tende quindi a ricorrere a Governi di coalizione, in cui più
p., in proporzioni differenti, costituiscono la maggioranza di Governo,
mentre altri costituiscono l'opposizione. Si tratta di un sistema caratteristico
delle democrazie dell'Europa occidentale, ad eccezione della Gran
Bretagna.