Piccola parte, frazione minuta di qualche cosa. ║ Porzione di terreno.
• Fin. -
P. o
parcella catastale: unità catastale
costituita da una porzione continua di terreno, situata in un solo comune e
appartenente a un solo possessore (o più possessori
pro indiviso),
che sia di un'unica qualità o classe di coltura e abbia un'unica
destinazione, oppure sia occupata da un fabbricato presentante caratteristiche
proprie. • Gramm. - Elemento lessicale costituito da parole brevi, per lo
più monosillabiche e atone, che serve di legamento nella frase o ha
funzione accessoria, come alcune preposizioni, congiunzioni, interiezioni. Sono
p. pronominali le forme atone dei pronomi personali (
mi, ti, gli, ci,
vi, lo, la, il, le, si, ne);
p. avverbiali i pronomi
ci, vi,
ne. • Fis. -
P. elementare: costituente della materia che, alla
luce delle conoscenze finora raggiunte, non mostra una struttura interna.
Secondo tale definizione, sono oggi considerate elementari le
p.
fondamentali del IV livello, detto anche
subnucleare, cioè i
quark e i
leptoni, le cui dimensioni risultano inferiori a
10
-18 m; tuttavia, con il termine
p. elementare si indicano,
solitamente, tutte le
p. di dimensioni minori o uguali a 10
-15
m. L'idea che la materia sia costituita da poche
p. fondamentali ha le
sue radici nell'atomismo greco, ma solo grazie agli studi sulle reazioni
chimiche, condotti all'inizio del 1800, la teoria atomica della materia acquista
basi sperimentali; la scoperta dell'elettrone (J.J. Thomson) e della
radioattività (H. Becquerel) rivela la complessità della struttura
atomica, mentre le ricerche condotte da Einstein e da Compton confermano il
comportamento corpuscolare della radiazione. Tra il 1900 e il 1927 si rivela
l'inadeguatezza della fisica classica a trattare i fenomeni subatomici e prende
corpo la meccanica quantistica (N. Bohr, W. Heisenberg, P.A.M. Dirac, E.
Schrödinger); a questi anni risale anche la scoperta dei nucleoni, protoni
e neutroni, e la previsione teorica dell'antiparticella dell'elettrone.
Nell'ambito della teoria proposta da Fermi nel 1933 per la radioattività
beta, W. Pauli ipotizza l'esistenza del neutrino, necessaria per assicurare la
conservazione dell'energia nel decadimento; al 1936 risale, invece,
l'osservazione, nella radiazione cosmica, del mesotrone,
p. instabile con
massa intermedia tra elettrone e nucleone. Negli anni Cinquanta, grazie
all'avvento delle grandi macchine acceleratrici, inizia lo studio sistematico
delle
p. note e la scoperta di numerose altre; attualmente si conoscono
circa 500
p. subnucleari, quasi tutte combinazioni di sole sei
p.,
i quark, e vengono considerati fondamentali alcuni fermioni (quark di sei
sapori, ciascuno in tre repliche di colore, e sei leptoni), almeno 13 bosoni di
gauge e uno o più bosoni scalari (bosoni di Higgs). Le
p.
elementari subnucleari attualmente note sono divise in tre gruppi: bosoni di
gauge, leptoni, adroni (a loro volta distinti in mesoni e barioni). Ogni
p. è individuata mediante alcune caratteristiche fisiche, tra cui
le più importanti sono qui di seguito riportate. ║
Massa a
riposo o
di quiete: viene espressa in MeV/c
2 (1
MeV/c
2 = 1,78266270·10
-30 kg); è spesso
sostituita dal valore dell'energia di quiete
Mc2, dove
c è la velocità della luce. ║
Carica
elettrica: le
p. elementari sono dotate di carica elettrica,
eventualmente nulla, pari ad un multiplo intero della carica dell'elettrone (in
valore assoluto 1,60217733·10
-19 C), assunta, quindi, come
unità di misura; fanno eccezione i quark, che hanno carica elettrica
frazionaria. ║
Spin: lo spin individua il momento angolare
intrinseco della
p., che ruota su se stessa. Esso viene indicato con un
numero intero (0 e 1) o con un numero fratto (1/2): le
p. dotate del
primo tipo di spin (fotoni e mesoni) vengono chiamate
bosoni, in quanto
seguono le leggi della statistica di Bose-Einstein (per esse, quindi, non vale
il principio di esclusione di Pauli); le
p. dotate di spin fratto
(leptoni, barioni) vengono chiamate
fermioni e seguono la statistica di
Fermi-Dirac. ║
Momento magnetico: può essere negativo,
positivo o nullo. Ogni volta che lo spin e la carica elettrica di una
p.
sono diverse da zero, essa è dotata di momento magnetico non nullo,
parallelo alla direzione dello spin, come previsto dalla fisica classica, che si
misura in
magnetoni; lo scostamento del valore previsto teoricamente per
il momento magnetico di alcune
p. da quello osservato sperimentalmente
è chiaro indice di una loro struttura interna. ║
Vita media e
decadimento: quasi tutte le
p., una volta ottenute allo stato libero,
sono instabili, cioè non rimangono nel loro stato, ma si trasformano in
altre
p. di massa minore (
decadimento). Dato un gruppo di
p. instabili, viene quindi definita
vita media τ il tempo (in
secondi) necessario perché il numero iniziale delle
p. si dimezzi;
se si osserva una
p. in quiete per un intervallo di tempo
t, la
probabilità che essa decada è pari, allora, a
1 -
exp(-t/τ). Una suddivisione frequente, in ordine di massa di quiete
crescente, raggruppa le
p. in quattro famiglie: la prima contiene solo un
membro, il fotone, un bosone di spin 1. La seconda famiglia (
leptoni)
contiene fermioni di spin 1/2, più leggeri del protone. I leptoni sono
soggetti solamente all'interazione elettromagnetica e a quella di Fermi, ma non
alle interazioni forti. La terza famiglia (
mesoni) comprende bosoni di
spin 0; questi sono più pesanti dei leptoni, più leggeri dei
nucleoni e soggetti a tutte e tre i tipi di interazione. La quarta famiglia
(
barioni) comprende i nucleoni e i fermioni più pesanti, tra cui
vengono detti iperoni quelli più pesanti del neutrone; i barioni sono
sottoposti a tutti e tre i tipi di interazione. Il termine
adroni
è usato, poi, per tutte le
p. soggette a interazioni forti. La
misura della massa delle diverse
p. viene eseguita osservando le reazioni
nelle quali esse si trasformano in altre
p. di massa nota; l'attribuzione
dello spin, invece, è per la maggior parte indiretta. Un fatto
fondamentale è che per ogni
p. esiste una corrispondente
antiparticella, caratterizzata dall'avere esattamente la stessa massa, la
stessa vita media e lo stesso spin, mentre carica elettrica e momento magnetico
sono uguali, in valore assoluto, a quelli della
p., ma di segno opposto.
L'esistenza delle antiparticelle dell'elettrone e dei fermioni di spin 1/2 fu
prevista teoricamente da Dirac, e fu confermata sperimentalmente con le scoperte
del positrone (1932), dell'antiprotone (1955) e dell'antineutrone (1956). Per le
p. neutre dotate di proprietà elettromagnetiche (per esempio, un
momento magnetico, come nel caso del neutrone), valgono le stesse regole
elencate per le
p. cariche: così, ad esempio, neutrone e
antineutrone con spin paralleli hanno momenti magnetici uguali e opposti. Lo
studio dei processi che hanno luogo nell'ambito delle
p. elementari ha
condotto alla formulazione di alcune leggi di conservazione; di queste, alcune
sono le stesse che valgono per un sistema macroscopico isolato (conservazione
della quantità di moto, dell'energia, del momento della quantità
di moto, della carica elettrica), mentre altre sono proprie dei fenomeni atomici
e subatomici. Dal punto di vista quantistico, ad alcune grandezze conservate
corrisponde un numero quantico discreto; tali grandezze e numeri quantici,
tuttavia, possono presentare comportamenti diversi quando si considerino sistemi
composti da due o più sistemi parziali: in base a ciò, vengono
distinti in additivi e moltiplicativi. Elenchiamo di seguito alcune grandezze e
numeri quantici associati. ║
Parità intrinseca: il concetto
di parità di un sistema in un ben determinato stato è collegato
alla simmetria della funzione d'onda Ψ (x, y, z, t, J
z)
associata. Si dice che uno stato ha parità ben definita, dispari o pari,
se la funzione d'onda cambia o meno di segno, quando ad essa venga applicato
l'operatore parità
P, che consiste nella riflessione delle
coordinate spaziali. La
p. intrinseca, invece, è una
proprietà della singola
p. rispetto alle altre
p., quando
si convenga di assumere uguale a 1 la parità intrinseca di una
particolare
p., ad esempio il protone; è un numero quantico
moltiplicativo, la cui conservazione vale nei processi in cui intervengono solo
interazioni forti e interazioni elettromagnetiche, non interazioni deboli.
Pertanto, la parità non è definita per i leptoni, che vengono
prodotti mediante interazioni elettromagnetiche o deboli, e che comunque
decadono tramite processi deboli. ║
Inversione del tempo e
coniugazione di carica: si dice che un processo fra
p. elementari
ubbidisce alla legge dell'invarianza rispetto all'inversione temporale se il
processo che si ottiene applicando l'operatore
T (che consiste nel
cambiare il segno di tutti gli spin, delle quantità di moto e scambiando
le quantità di moto finali con quelle iniziali) ha luogo in natura come
il processo originario. L'operazione
C di coniugazione della carica,
invece, consiste nel cambiare segno alla carica e a tutti i numeri quantici
interni; l'esperienza ha mostrato che la legge di invarianza rispetto
all'operazione
C è rispettata in tutti i processi in cui hanno
luogo interazioni forti ed elettromagnetiche, ma non in quelli dovuti alle
interazioni deboli; inoltre, quando allo stato di un sistema competa un
autovalore dell'operazione C = +1, C = -1 cioè quando CΨ = +Ψ,
CΨ = -Ψ tale autovalore costituisce un numero quantico caratteristico
dello stato.
Numero barionico e
numero leptonico: il numero
barionico è una generalizzazione del numero di massa
A, pari a +1
per il neutrone, il protone e per qualsiasi altro barione, uguale a -1 per le
corrispondenti antiparticelle, e uguale a 0 per tutte le altre
p.,
cioè per i leptoni, i mesoni e i bosoni di gauge. Tale grandezza,
additiva, rispetta una legge di conservazione simile a quella della carica
elettrica: in tutti i processi fra
p. elementari, la somma algebrica dei
numeri barionici delle
p. presenti nello stato finale è uguale
alla somma algebrica dei numeri barionici delle
p. presenti nello stato
iniziale. Una legge analoga vale anche per i leptoni: se si attribuisce a
ciascun leptone un numero leptonico
L pari a +1, a ciascun antileptone un
numero leptonico pari a -1, e
L uguale a 0 per tutte le altre
p.:
tutti i processi finora osservati rispettano una legge di conservazione del
numero leptonico. ║
Spin isotopico: nel gruppo delle
p.
elementari denominate adroni, comprendente varie centinaia di stati, si è
osservata l'esistenza di multipletti di massa, ossia adroni con diversa carica
elettrica, le cui masse differiscono molto poco tra loro, che si interpretano
come diversi stati di una stessa
p.: così, ad esempio, il protone
e il neutrone sono due diversi stati di uno stesso doppietto, il nucleone. I
membri di uno stesso multipletto, oltre ad avere approssimativamente la stessa
massa, hanno sempre lo stesso spin
J e la stessa parità
P,
mentre differiscono per la carica elettrica; a ciascun multipletto si associa,
quindi, un operatore vettoriale
I, lo spin isotopico o isospin, in
analogia a quanto si fa nello studio del nucleo per interpretare la
molteplicità dei corrispondenti livelli. In particolare, la carica
elettrica
q dipende solo dal valore
I3 della terza
componente dell'isospin, ed è data da
q = I3 + A/2. Si
è osservato sperimentalmente, inoltre, che tutti i processi in cui
intervengono solo interazioni forti conservano l'isospin: tale conservazione non
vale, invece, per interazioni elettromagnetiche e deboli. Per finire, accenniamo
brevemente alle
p. strane; sono così chiamate alcune
p.
elementari che presentano una dissimmetria tra il processo di produzione e
quello di decadimento, più precisamente, che vengono prodotte attraverso
interazioni forti e che decadono debolmente. Il problema delle
p. strane
nacque negli anni 1950-52 , quando si osservarono
p. che venivano
prodotte in tempi dell'ordine di 10
-23 sec, e che si disintegravano
in circa 10
-10 sec, intervallo più lungo, per un fattore di
10
13, della scala temporale nucleare; in altre parole, il processo di
produzione osservato implicava forze più grandi di un fattore
10
13 di quelle agenti nel processo di disintegrazione. Poiché
ambedue i processi sembravano riguardare
p. simili, il fatto che avessero
luogo in tempi e con intensità così radicalmente diversi era
inspiegabile. Questo enigma fu risolto da A. Pais e Y. Nambu, i quali avanzarono
l'ipotesi che le
p. strane siano prodotte in gruppi di più di una,
per cui esse interagiscono
fortemente tra di loro e con le altre
p. impegnate nel processo; d'altra parte, nei processi cui esse
partecipano singolarmente, come quelli di disintegrazione, interagiscono solo
debolmente. Partendo da questa ipotesi di "produzione associata", in
seguito confermata sperimentalmente, M. Gell-Mann e K. Nishijma introdussero,
nel 1953, un nuovo numero quantico additivo, la
stranezza, e ne
enunciarono la legge di conservazione: in un processo in cui intervengono solo
interazioni elettromagnetiche, la somma algebrica delle stranezze è
invariante. La stranezza di una
p. è associata alla sua carica
elettrica nel seguente modo:
q = I3 + A/2 + S/2, ovvero
q =
I3 + Y/2, dove la quantità
Y = A + S prende il nome
di
ipercarica. Per caratterizzare le nuove
p. e studiarne il
comportamento, furono introdotti ulteriori numeri quantici additivi: il
fascino o
charm, la
bellezza o
beauty, la
verità o
truth, detti, insieme alla stranezza,
numeri
quantici di sapore, che oggi sappiamo essere legati al contenuto in quark
c, b, t di un adrone. Attraverso la messa a punto di sempre più
potenti acceleratori di
p. (dispositivi capaci di dotare le
p. di
grande energia, perché fortemente accelerate e poste in condizione di
reagire con altre
p.), lo studio sui costituenti elementari della materia
si è allargato, attraverso la scoperta di nuove
p. elementari, ed
ha aperto la strada alla ricerca che tende ad unificare sotto un'unica formula
le conoscenze del mondo materiale: la novità fondamentale dell'ultimo
periodo consiste proprio nella dimostrazione sperimentale delle
p.
subnucleari denominate quark, già citate. Il merito di aver completato
l'insieme dei quark, con la scoperta del sesto, il
top, spetta al Centro
Europeo di Ricerche Nucleari (CERN). Le ultime ricerche svolte al CERN hanno
portato inoltre al raggiungimento di energie di interazione superiori ai 500
GeV, attraverso la collisione frontale fra protoni e antiprotoni; a tali valori
di energia ha corrisposto la scoperta delle
p. W
+,
W
- e Z°, di fondamentale importanza, in quanto convalidano
sperimentalmente la teoria che unifica sotto comuni leggi di natura le
interazioni elettromagnetiche con quelle deboli.