(dall'antico alto-tedesco
Parzival, der. del francese
Perceval:
colui che entra nella valle). Eroe del ciclo cavalleresco della Tavola Rotonda.
Il primo nucleo della leggenda è forse di origine celtica. Per primo
Chrétien de Troyes, poeta della seconda metà del XII sec., nel suo
poema incompiuto
Conte du Graal, lo connesse con il ciclo di re
Artù e con la leggenda del Sacro Graal, la tazza di smeraldo nella quale
Cristo bevve nell'ultima cena e nella quale sarebbe stato raccolto il suo sangue
sgorgato dalla ferita al costato. Ad esso attinse Wolfram von Eschenbach
(1170-1220) per il suo poema
Parzival, di 25.000 versi, nel quale la
leggenda cavalleresca diventa la trama e il pretesto per una allegoria
religiosa. Allevato in solitudine nella foresta dalla madre perché non
conosca i pericoli delle armi,
P., in seguito all'incontro con quattro
cavalieri dalla splendida armatura, scopre il gusto per l'avventura e,
nonostante la madre lo abbia vestito con un abito da folle, giunge alla corte di
re Artù. Arrivato al castello del Graal dove il re Anfortas, ferito dalla
lancia magica del malvagio Klingsor, giace malato in attesa, secondo una
profezia, che un "puro folle" divenuto "per pietà saggio" lo possa
salvare,
P. omette di chiedere al re Anfortas la causa della sua
infermità, perdendo così la possibilità di diventare lui
stesso re del Graal. Dopo una serie di prove e vicissitudini,
P. si rende
degno di conquistare la sacra lancia che trafisse il costato di Cristo e di
diventare re del Graal.