Capigliatura posticcia, costituita da capelli naturali o artificiali, usata per
abbellirsi, mascherarsi o truccarsi (
p. teatrale), o per nascondere la
calvizie. • Encicl. - Nelle tombe egizie (XVIII dinastia) sono state
trovate le più antiche
p. giunte a noi. Le donne greche, che
mutuarono dagli Egizi l'uso delle
p., erano solite sistemarle sulla
fronte; poi anche gli uomini cominciarono a indossarle, e le portarono i
Persiani, i Medi e i Lidi. Presso i Romani, al principio dell'Impero, solo le
donne usavano le
p. Nonostante la diffusione sempre maggiore, il Concilio
di Costantinopoli (692) ne proibì l'uso; la
p. riapparve nel XII
sec. sotto forma di ciuffi e trecce di capelli finti. All'inizio del XVI sec.
Isabella d'Este introdusse la
capigliatura,
p. di capelli e di
stoffe increspate, e le donne, per tutto il XVI sec., portarono
p. bionde
fatte di capelli, fili di vari tessuti come il lino, la seta o la lana, e
cosparse di ciprie e di profumi. Nel 1620, per nascondere la calvizie, Luigi
XIII adottò la
p. a capelli lunghi, il cui uso in breve tempo
dilagò presso la corte e la nobiltà; con Luigi XIV la moda della
p., di grandi dimensioni, con capelli inanellati, intrecciati a nastri e
frange, ebbe la sua più ampia diffusione. Nel XVII sec. la
p.
diventò anche scura ed ebbe nomi e forme diverse. In Francia nel XVIII
sec. furono create le
p. più elaborate e ricche di guarnizioni.
Dall'inizio del XIX sec. la
p. è quasi scomparsa, tranne che sui
palcoscenici teatrali o sui set cinematografici e in speciali corpi di
magistrati, come in Gran Bretagna, o in alcune categorie di servitori e di
valletti. Attualmente è tornata di moda tra le donne, a prezzi ribassati
grazie a una produzione industriale che sfrutta materiale sintetico.