Termine filosofico indicante un falso ragionamento che abbia apparenza di
verità. Si distingue dal sofisma, in cui è implicita
l'intenzionalità di ingannare argomentando, poiché in esso la
falsità è involontaria, per quanto denoti la tendenza propria di
un particolare modo di pensare che può sfociare nel sofisma. Il termine
acquistò notorietà per l'uso che ne fece Kant, distinguendo il
p. logico (falsità formale di un raziocinio, qualunque sia il suo
contenuto) dal
p. trascendentale (basato su un principio altrettanto
falso quanto la forma). La critica dell'idea psicologica, contenuta nella
Critica della ragion pura, è fondata sul rifiuto di considerare
l'anima come una sostanza: non è che pura unità formale, io
trascendentale, coscienza.