Dispositivo che, nell'atmosfera, rallenta la caduta libera di un corpo ad esso
vincolato. È usato per ridurre gli effetti dell'impatto con la superficie
terrestre. Il
p. è utilizzato come mezzo di salvataggio in caso di
incidente aereo, per il lancio di paracadutisti in tempo di guerra, per lanci
sportivi (V. PARACADUTISMO), per lanci di
rifornimenti, di oggetti, nella frenatura di capsule spaziali. • Encicl. -
Il
p. di tipo classico, che si ritrova già fra i disegni di
Leonardo (che nel 1514 concepì e in parte realizzò un apparecchio
a forma di cono con il vertice in alto), è costituito da una calotta
(
velatura) di tessuto leggero e resistente, di nylon o di seta. La
calotta è formata da spicchi di tessuto e da funi di sospensione ai quali
viene collegato il corpo cadente; è dotata, inoltre, di un foro (
foro
apicale) che permette la fuoriuscita di una certa quantità di aria e
conferisce stabilità durante la discesa. Il
p. è dotato di
meccanismi di apertura e spiegamento, che devono garantire la massima
affidabilità e una certa gradualità di effetto per evitare brusche
e pericolose decelerazioni al corpo che cade. È fornito di un'imbragatura
che il paracadutista deve indossare. È contenuto, accuratamente piegato,
in una borsa applicata al dorso della persona. Il
p. classico si è
diffuso come strumento di sicurezza a bordo degli aeromobili; durante e dopo la
seconda guerra mondiale, è stato utilizzato come efficace strumento per
l'impiego di truppe d'assalto aerotrasportate. La necessità di rendere
sempre più precisi i lanci di uomini o cose sopra gli obiettivi, ha
portato a graduali perfezionamenti e modificazioni del
p., in particolare
per quanto riguarda la possibilità di guida: aumentando o diminuendo la
tensione dei cavetti, il paracadutista riesce a variare la resistenza
aerodinamica alla caduta, e quindi a realizzare un minimo sistema di guida. Un
miglioramento di rilievo si è ottenuto adottando, al posto della calotta,
una superficie a forma rettangolare, più o meno suddivisa in zone
più piccole, separate da aperture regolabili, che consentissero di
graduare l'uscita dell'aria e, con essa, la resistenza aerodinamica (
p. a
fessure). Alle alte velocità ormai raggiunte dagli aerei (al di sopra
dei 900-1.000 km/h), l'uso diretto del
p. provoca sul corpo umano
decelerazioni letali, oltre a probabili lesioni sul
p. stesso; di qui il
ricorso a seggiolini eiettabili, che riducono la velocità di caduta e
consentono un'apertura più lenta e graduale del
p.
Raffigurazione schematica di un paracadute