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Pangermanismo.

(o Pangermanesimo). Termine indicante sia il movimento culturale che aspira a unificare tutte le popolazioni di lingua e stirpe tedesca, sia il corrispondente movimento politico, che si prefigge di attuare tale unificazione. Come aspirazione culturale, l'ideale p. si può fare risalire al pensiero del Romanticismo tedesco, e segnatamente di F. von Schiller, J.G. Fichte, E.M. Arndt volto a esaltare l'originalità e la profondità dello spirito tedesco e la sua importanza nella evoluzione culturale della civiltà europea. In questa forma il p. si alimentò degli ideali patriottici e antinapoleonici, diffusi all'inizio del XIX sec., e fa riferimento a testi come il Katechismus der Deutschen di H. von Kleist (1809) o a movimenti come le associazioni ginniche studentesche dei Turnvereine e delle Bürschenschaften, fondate da E.M. Arndt e F.L. Jahn. Ideologicamente, tuttavia, il P. ha fatto riferimento, nel XIX sec., anche alle teorie sulla superiorità della razza ariana formulate dal conte francese J.A. de Gobineau (Saggio sulla ineguaglianza delle razze umane, 1855), che se ne servì come difesa dell'aristocrazia contro l'emergere di istanze democratiche, e dall'anglo-tedesco H.S. Chamberlain, genero di Wagner, il quale, nell'opera Le basi del secolo XIX (1899), sosteneva che al popolo tedesco, l'unico in cui il ceppo ariano si era mantenuto puro, sarebbe spettata una funzione direttiva nell'organizzazione del mondo. Come movimento politicamente organizzato il P. si sviluppò a partire dal secolo scorso, quale diretta emanazione del nazionalismo tedesco. Già nel 1848 esisteva una divisione all'interno del Parlamento di Francoforte tra Piccoli Tedeschi, che auspicavano una unificazione della Germania da attuarsi sotto la direzione della Prussia, con esclusione dei territori asburgici, e i Grandi Tedeschi, che inseguivano il programma più ambizioso di una Grande Germania sotto gli Asburgo, comprendente anche l'Austria e tutti i territori di lingua e tradizioni germaniche soggetti all'Impero austro-ungarico. Dopo la sconfitta dei Grandi Tedeschi, determinata dal prevalere della politica filoprussiana di Bismarck, il P. ebbe una notevole reviviscenza nell'età dell'imperialismo coloniale alla fine del XIX sec., facendo propri quegli elementi di militarismo e di razzismo antisemita, che ne avrebbero segnato la parabola fino al tramonto della dittatura nazista. Il P. divenne, da questo momento, la giustificazione ideologica della "politica di potenza" condotta prima dalla Germania guglielmina, poi dal Nazionalsocialismo. Nel 1894 si costituì, su iniziativa del professor E. Hasse di Lipsia, l'Alldeutscher Verband (Unione pantedesca), che ebbe come esponenti di spicco anche l'avvocato H. Class di Magonza e il conte E. von Reventlow e fu sostenuta soprattutto da esponenti della classe dirigente: uomini d'affari, alti funzionari statali, intellettuali, borghesi. Il programma, precisatosi nel corso del decennio successivo, era duplice: 1) unione di tutti i Tedeschi in un unico, grande Stato, con al centro una più grande Germania; 2) aspirazione di questo Stato a conquistare la leadership del mondo. Gli scopi dichiarati dell'associazione erano infatti la tutela della etnia tedesca, la richiesta di provvedimenti da adottare nella politica culturale educativa e scolastica al fine di rafforzare il carattere e il sentimento nazionale, ma contemporaneamente anche una politica attiva volta a difendere e a sostenere gli interessi tedeschi nel mondo. L'associazione si servì come strumento di propaganda del periodico "Alldeutsche Blätter", per la diffusione di idee e programmi. Contemporaneamente in Austria sorse una associazione analoga all'Alldeutscher Verband: la Alldeutsche Vereinigung (Unione pantedesca), sorta con lo scopo di osteggiare l'instaurarsi di rapporti egualitari tra le diverse etnie che costituivano lo Stato austro-ungarico e di mantenere alla popolazione di stirpe germanica una posizione privilegiata nella compagine dello stesso. L'Alldeutscher Verband contribuì a coordinare le attività delle altre società nazionaliste e trovò importanti sostegni sia tra i Tedeschi sparsi in tutto il mondo, sia nei circoli governativi e imprenditoriali. Il programma politico pangermanico, per le sue tendenze razziste e gli obiettivi espansionistici, era caratterizzato dall'antisemitismo e dall'antislavismo. Tappe ulteriori della diffusione del movimento pangermanico furono la fondazione, negli ultimi anni dell'Ottocento, del Deutsch-Nationale Partei, il partito nazionaltedesco, di ispirazione antislava e antisemita, ad opera di G. von Schönerer (successivamente indicato come proprio maestro da A. Hitler), e la fondazione, il primo settembre 1917, del Deutsche Vaterlandspartei, che di fronte alle gravissime sconfitte che la Germania stava riportando nella prima guerra mondiale si fece sostenitore della necessità di proseguire la guerra ad oltranza, mantenendo viva la fiducia nella vittoria finale della Germania nel conflitto. Il mito del P. di una grande Germania, facente leva sull'idea mistica del Volk (il popolo) e sulla dottrina della razza e dello spazio vitale, sembrò prossimo alla realizzazione nel corso della seconda guerra mondiale. Il programma originario del Partito nazista, steso nel 1920 in gran parte da G. Feder, portava al primo posto la richiesta di tutti i Tedeschi di uno Stato pangermanico (Großdeutschland). Il mito razziale si diffuse, in particolare, nel periodo immediatamente successivo alla prima guerra mondiale e costituì un antidoto contro l'umiliazione della sconfitta, nonché la base per lo sviluppo del Nazionalsocialismo. La dottrina nazista della razza, già esposta da Hitler nel Mein Kampf, fu elaborata da A. Rosemberg (1930), secondo cui i rami teutonici della razza ariana erano i produttori di tutto ciò che ha valore morale e culturale negli Stati moderni d'Europa. Nel Nationalsozialistiche Deutsche Arbeitspartei, salito al potere il 31 gennaio 1933, si ebbe la ripresa del programma grande tedesco nato nel 1848, in cui l'aspirazione originaria alla creazione di una grande Stato germanico (che doveva includere Olanda, Belgio, Lussemburgo, Austria, Ungheria, Polonia, Romania, Serbia e parte della Svizzera), fu esasperata ulteriormente dall'aggiunta di altre componenti, quali la teoria della superiorità della razza ariana e dello spirito tedesco, e la teoria dello spazio vitale. Si diffuse così l'idea di uno Stato tedesco nell'Europa centrale, circondato da un anello sempre più ampio di Stati satelliti non tedeschi. La sconfitta tedesca nella seconda guerra mondiale segnò la fine del P., almeno nelle sue forme tradizionali.