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Panamericanismo.

Movimento di cooperazione politica ed economica nato con l'intento di favorire e sviluppare rapporti politici, economici e culturali tra gli Stati del continente americano. Antesignano del p. può essere considerato S. Bolivar il quale, con il congresso di Panamá (1826), tentò senza successo di creare una confederazione tra le Nazioni latino-americane che si erano rese indipendenti dalla Spagna. Ma la conflittualità latente dei singoli Stati e l'influenza della Gran Bretagna, che dall'unità panamericana avrebbe avuto compromessi i suoi interessi economici nel Continente, differirono la realizzazione di quest'obiettivo. Una svolta decisiva del p. si verificò nel 1889, con la convocazione della prima conferenza panamericana (Washington, 2 ottobre 1889 - 10 aprile 1890) da parte degli Stati Uniti, interessati a superare l'isolamento economico delle Repubbliche latino-americane per farne mercati di sbocco alla propria produzione agricola e industriale. La conferenza, cui presero parte tutti gli Stati allora indipendenti (esclusa la Repubblica Dominicana), si concluse con la creazione di una Camera di commercio delle Repubbliche americane (ribattezzata in seguito Unione panamericana), dipendente dal ministero degli Esteri statunitense, e con la stipula di alcuni trattati commerciali bilaterali, ponendo così le basi giuridiche, economiche e finanziarie di tutti quegli istituti che presero vita successivamente. Dalle conferenze panamericane di Città di Messico (1901-02), Rio de Janeiro (1906) e Buenos Aires (1910) sorse e si confermò una certa insofferenza dei Paesi latino-americani verso gli Stati Uniti, accusati di perseguire una politica estera sempre più aggressiva (guerra ispano-americana, 1898; sostegno alla separazione di Panamá dalla Colombia, 1903). Il malcontento si manifestò apertamente durante la quinta (Santiago del Cile, 1923) e la sesta conferenza (L'Avana, 1928) ed ebbe come oggetto le alte tariffe protezionistiche praticate dagli Stati Uniti, oltre che la loro resistenza ad accettare il principio del non intervento in caso di conflitto tra Stati, principio accolto solo nel 1933 nel corso della settima conferenza panamericana di Montevideo. Questo cambiamento, indotto dalla "politica di buon vicinato" di F.D. Roosevelt, fu dovuto a un rafforzamento della posizione economica statunitense in America Latina, avvenuto a scapito della concorrenza europea e in particolare britannica, che rese superfluo l'intervento militare nei Paesi dove gli Stati Uniti vedevano in pericolo i propri interessi. Nell'incombere del secondo conflitto mondiale, la prima delle riunioni dei ministri degli Esteri (Panamá, 1939) istituite durante l'ottava conferenza panamericana (Lima, 1938) affermò la neutralità del continente, mentre la seconda (L'Avana, 1940) approvò una dichiarazione per la quale ogni atto di aggressione contro un Paese firmatario sarebbe stato considerato come un attacco a tutti. A guerra finita venne siglato a Petropolis il TIAR, Trattato interamericano di assistenza reciproca (Conferenza per il mantenimento della pace e della sicurezza continentale, 1947), con cui i Paesi latino-americani si impegnarono a sostenere gli Stati Uniti nella guerra fredda in cambio di un piano di aiuti economici simile al piano Marshall per l'Europa. La nona conferenza panamericana (Bogotá, 1948) portò, con la Carta di Bogotá, alla nascita dell'Organizzazione degli Stati americani (OAS), il cui organo supremo fu la Conferenza interamericana, da convocarsi ogni cinque anni. Negli anni Cinquanta, mentre cresceva la delusione dei Paesi latino-americani per la mancata concessione da parte statunitense degli aiuti promessi, l'attività principale dell'OAS fu quella di combattere la diffusione del Comunismo; l'organizzazione avallò inoltre l'appoggio dato dagli Stati Uniti al colpo di Stato che depose il presidente del Guatemala J. Arbenz (1954). Gli equilibri tra gli Stati panamericani furono alterati dall'affermarsi della rivoluzione castrista (1958) e dal conseguente allontanamento di Cuba dall'OAS (1962). Precedentemente, con il programma "Alleanza per il progresso" (1961), il presidente J.F. Kennedy aveva voluto inaugurare verso l'America Latina una politica che consisteva nella concessione di aiuti e crediti ai vari Governi, purché questi si impegnassero a varare riforme che riparassero l'enorme sperequazione sociale e migliorassero le condizioni di vita dei ceti popolari. Contrastata dalle grandi compagnie statunitensi e dalle oligarchie al potere in molti Paesi, l'iniziativa kennediana non ebbe seguito e gli Stati Uniti tornarono addirittura all'intervento militare diretto (Santo Domingo, 1965). Dagli anni Sessanta i Paesi latino-americani cercarono di limitare l'ingerenza statunitense attraverso forme regionali di collaborazione e integrazione economica, quali il Mercato comune centro-americano (MCCA), l'Associazione latino-americana di integrazione (ALADI) e il Gruppo andino. Queste iniziative culminarono nella costituzione, nel 1975, del Sistema economico latino-americano (SELA). Nello stesso anno l'OAS concesse agli Stati membri la possibilità di riallacciare relazioni diplomatiche e commerciali con Cuba che peraltro continuava, nonostante le richieste di molti, a rimanere esclusa dall'organizzazione. La questione dei diritti umani violati in alcuni Paesi membri fu il nodo principale che le assemblee generali dell'OAS (che avevano sostituito le conferenze interamericane come organo principale dell'organizzazione) dovettero affrontare negli anni Ottanta; in particolare, l'ottava Assemblea generale (Washington, 1978) decise di creare a San José, in Costa Rica, un apposito tribunale interamericano. I rapporti tra i vari Paesi dell'OAS e tra questi e gli Stati Uniti furono messi in seria crisi dall'appoggio statunitense alla Gran Bretagna durante la guerra delle Falkland contro l'Argentina (1982), nonostante i principi di solidarietà continentale sanciti dal TIAR. Nel corso della quindicesima Assemblea generale di Cartagena (1985), furono decise alcune modifiche alla Carta di Bogotá, nel tentativo di rendere l'OAS un organo adeguato ad affrontare i problemi più delicati del continente; ma l'operato dell'organizzazione fu insufficiente ad impedire l'invasione statunitense di Panamá (1989) e parimenti inefficace nella questione del crescente debito pubblico dei Paesi latino-americani. Nel 1990 il presidente statunitense G. Bush varò un piano per la creazione di un'area continentale di libero scambio, assicurando una riduzione del debito con gli Stati Uniti in cambio dell'adozione, da parte dei Paesi debitori, delle misure di risanamento economico indicate dal FMI e dalla Banca Mondiale. Questa "iniziativa per le Americhe" stimolò l'istituzione di nuove forme di cooperazione commerciale come il MERCOSUR (Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay) e il NAFTA (Canada, Stati Uniti e Messico) e l'allargamento ai Paesi vicini di quelle già esistenti (MCCA). Nel 1991 la ventunesima assemblea generale dell'OAS (Santiago del Cile) approvò una procedura d'azione comune in caso di colpo di Stato in uno dei Paesi membri, applicata dopo il golpe militare ad Haiti del settembre 1991. Durante l'incontro di Miami nel dicembre 1994 i Paesi dell'emisfero occidentale, con la sola eccezione di Cuba, decisero la costituzione entro il 2005 di un'area di libero scambio delle Americhe, estesa dall'Alaska all'Argentina.