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Pan.

Mit. - Nella mitologia greca, divinità delle montagne e della vita agreste. P. fu, in origine, venerato in Arcadia, sui monti del Liceo, del Menalo, del Partenio. Secondo quanto riferisce l'Inno omerico ad Ermes, nacque da Ermes e dalla ninfa Driope. L'unione tra le due divinità portò alla nascita di un bimbo molto allegro, dotato di corna e piedi caprini: quando Driope lo vide si spaventò a tal punto che decise di abbandonarlo. Ermes prese, allora, il figlio tra le braccia, lo avvolse in una pelle di lepre e lo portò con sé sull'Olimpo, deponendolo accanto a Zeus e presentandolo alle altre divinità. Si racconta che il bambino sia stato chiamato in quel modo, poiché "tutti" (la parola greca pan significa tutto) gli dei furono felici di accoglierlo. P. aveva un aspetto irsuto e selvatico, suonava il flauto ed era un frequentatore dell'ágros, insieme alle Ninfe, a Demetra, a Dioniso e Priapo. Guidava nella notte la danza corale delle ninfe, riapparendo al mattino. Durante il giorno dormiva e aveva reazioni aggressive se veniva svegliato dal suo sonno meridiano. La sua figura racchiudeva diverse componenti: P. era protettore delle danze e della musica, quindi connesso alle feste gioiose dei campi, ma era anche caratterizzato da tratti fisici (quali l'elemento fallico o gli attributi caprini) che lo legavano all'idea del selvaggio; in questo senso era inteso come abbandono orgiastico ed eccesso da un lato, e come mistero, oscurità e mondo degli inferi dall'altro. La tradizione racconta che P. si invaghiva spesso delle ninfe. Inseguì Pitis, Siringa ed Eco, ma invano: le ninfe, che rifiutavano il suo amore, subirono rispettivamente la metamorfosi in un pino, in una canna, in pura voce. Con la canna in cui si era trasformata la ninfa, P. fabbricò il flauto, che si chiamò syrinx. Amò in modo particolare Selene, dea della luna, che prima rifiutò l'amore dell'oscuro dio, poi, quando P. la trasse in inganno indossando il vello bianco di una pecora, ne fu sedotta.