Tecn. - Processo di lavorazione meccanica cui viene sottoposto un elemento
metallico, ottenuto per fusione o trattato termicamente, che consiste nella
proiezione sulla sua superficie di una pioggia di pallini anch'essi metallici.
L'impulso con cui i pallini vengono scagliati è prodotto, a seconda del
tipo di macchina
pallinatrice utilizzata, o da un getto di aria compressa
o dalla velocità di rotazione di un disco a settori che sfrutta la forza
centrifuga. L'operazione di
p. (applicata per lo più a molle,
denti di ingranaggi, componenti meccaniche che presentino saldature, ecc.)
produce una sollecitazione di compressione, sia a livello della superficie del
pezzo in lavorazione, sia, anche se residuale, a livello dei suoi strati
più interni: grazie a ciò si ottiene un innalzamento della soglia
di resistenza alla fatica. Le sollecitazioni di trazione dovute a carichi
esterni, infatti, risultano diminuite in misura equivalente alla sollecitazione
di compressione esercitata in precedenza dalla
p. Un altro effetto
positivo è dato dall'accresciuta resistenza di un elemento pallinato
all'ordinaria corrosione da tensione, con diminuzione dei conseguenti rischi di
frattura. Con questo metodo si sono ottenuti incrementi della resistenza a
fatica anche del 100%. Il materiale usato per la
p. dipende da quello del
pezzo sottoposto al procedimento. In riferimento a leghe pesanti si utilizzano
pallini di acciaio temprato e rinvenuto o di ghisa temprata, aventi diametro
variabile tra 0,2 mm e 2 mm; per la lavorazione di componenti in alluminio o in
leghe leggere, sono usati pallini in alluminio o in lega alluminio-rame. Nel
caso in cui, infine, si tema che il metallo dei pallini possa danneggiare la
superficie sottoposta a trattamento o dare origine a fenomeni di corrosione, la
p. viene eseguita con pallini di vetro.