Pergamena manoscritta, risalente all'antichità o al Medioevo, sulla quale
lo scritto esistente (
scriptio inferior) veniva lavato o raschiato con la
pomice per sovrapporne un altro (
scripto superior) disposto come il primo
o, più frequentemente, trasversalmente ad esso. Ciò avveniva
specialmente nel Medioevo per scarsità di pergamene o per disprezzo verso
le opere degli scrittori pagani. Lo studio dei
p. si diffuse a partire
dal XIX sec., soprattutto grazie ad A. Mai il quale, per mezzo di reagenti
chimici (solfuro di ammonio), portò alla luce testi pagani e cristiani
rimasti sconosciuti fino a quel momento (ad esempio, il
De republica di
Cicerone). Dopo Mai altri studiosi quali Niebhur, Peyron, Vesne, Bluhme, Mommsen
recuperarono i testi primitivi di molti classici. L'uso eccessivo di reagenti
chimici ha compromesso in diversi casi la possibilità di leggere i
p. Nel XX sec. si è preferito ricorrere alla lettura e alla
fotografia attraverso i raggi ultravioletti o la luce monocromatica. ║ Per
estens. - Dipinto in cui sono stati sovrapposti strati successivi di pittura.
║ Fig. - Scritto difficilmente leggibile perché pieno di correzioni
e cancellature oppure mal conservato, rovinato. • Tecn. - Programmazione
(passibile di modifiche o ritocchi, da cui il termine
p.) di una rete
televisiva o radiofonica, con la specificazione degli orari e dei giorni in cui
vengono messi in onda i vari programmi.