Centro in provincia di Roma, 39 km a Sud-Est del capoluogo; è situato a
450 m s/m., sulle pendici dei Monti Prenestini. È collegato a Roma dalla
Via Prenestina che prende poi il nome di Pedemontana. 17.234 ab. CAP 00036.
• Econ. - L'economia è prevalentemente agricola (frutta, ortaggi,
vigneti) e indirizzata alla metropoli romana di cui
P. costituisce uno
dei mercati di approvvigionamento. Fiorente anche l'artigianato del ricamo e
della lavorazione del rame. • St. - È l'antica
Praeneste
sorta prima di Roma, forse già nell'VIII sec. a.C. La leggenda vuole che
a fondarla fosse Ceculo, figlio di Vulcano, o Telegono, figlio di Ulisse. Le
prime notizie certe risalgono all'epoca della sua adesione alla lega delle 30
città laziali contro Roma (VI sec. a.C.). Nel 499 a.C. divenne
civitas
foederata di Roma, ma dopo l'invasione dei Galli cominciarono le
ostilità contro Roma, protrattesi sino alla fine della guerra latina (338
a.C.), quando
P. si sottomise diventando città alleata. Nel 90
a.C., dopo la guerra sociale, cambiò la sua qualifica da
civitas
foederata a
municipium. Schieratasi con Mario il Giovane, fu
conquistata e saccheggiata da Silla (82 a.C.) che la ridusse a colonia militare
(sarà Tiberio a restituirle più tardi il rango municipale). Fu in
questo periodo che venne riedificato il santuario della Fortuna Primigenia,
rimasto fino alla fine del IV sec. d.C. un importante luogo di culto.
Appartenuta alla Chiesa durante l'VIII sec.,
P. divenne feudo dei conti
Tuscolo per passare poi, poco dopo il Mille, ai Colonna, entrando nel conflitto
che oppose questi ultimi al Papato: i pontefici ambivano al suo possesso
perché la ritenevano un importante caposaldo nella difesa di Roma. Il
contrasto portò a una prima distruzione della città per volere di
papa Bonifacio VIII (1297). Ricostruita grazie soprattutto all'impegno di
Clemente V, fu nuovamente distrutta dal cardinale Vitelleschi (1437), per volere
di Eugenio IV, durante la guerra che oppose quest'ultimo a Lorenzo, signore di
P. Concessa di nuovo in feudo ai Colonna, riappacificatisi con la Chiesa
(1447), fu ricostruita una seconda volta per diventare poi Principato (1572) e
passare quindi ai Barberini che la acquistarono nel 1630. Nel 1849 Garibaldi vi
sconfisse le truppe borboniche di Ferdinando II. Durante la seconda guerra
mondiale fu più volte bombardata. • Arte - Gli scavi effettuati nel
XX sec. hanno riportato alla luce le strutture del santuario della Fortuna,
coperto dalle costruzioni della città medioevale. Di questa rimane
traccia nella complicata maglia viaria e nell'assetto dell'abitato, con vie e
piazze che si aprono sugli spazi adiacenti il santuario. Quest'ultimo, che sorge
sulle pendici del colle, si articola in una zona inferiore e una superiore.
Nella parte inferiore si trovano l'Antro delle Sorti e una sala ad absidi uniti
ad una area a portici di tipo basilicale. Il santuario vero e proprio,
sviluppatosi architettonicamente dal II sec. a.C. fino all'epoca di Silla
rifacendosi alla tradizione ellenistica, è costituito da una serie di
terrazze porticate collegate da ampie scalinate: la terrazza degli Emicicli,
caratterizzata dal porticato dorico; la terrazza dei Fornici, la rettangolare
terrazza della Cortina, porticata su due lati; l'emiciclo finale su cui si
inserisce il palazzo Colonna-Barberini, ricostruito nel XV sec. dopo la
distruzione operata dal Vitelleschi. Da ricordare infine il duomo, Sant'Agapito,
sorto nel IV sec. su un edificio pagano del tempio della Fortuna, ampliato nel
XII sec. (parte superiore della facciata e campanile appartengono al periodo
romanico) e successivamente rimaneggiato.