Termine che definisce il periodo storico corrispondente ai primi secoli di
diffusione del Cristianesimo, in particolare dal II sec. fino al VI sec. circa.
Viene riferito quasi esclusivamente al complesso delle espressioni artistiche di
ispirazione cristiana, sviluppatesi in tale lasso di tempo e nei territori
dell'Impero aventi tradizione figurativa e architettonica classica. • Arte
- Con la locuzione
arte p., o arte tardo-antica di soggetto cristiano,
vengono indicate le produzioni architettonica, figurativa e scultorea dei primi
secoli del Cristianesimo, pur essendo difficile parlare di uno stile
p.
univoco. I problemi stilistici ad essa connessi, infatti, non differiscono da
quelli del tardo-antico, non distinguendosi, se non per la speciale destinazione
e per la precisa scelta iconografica, dall'arte pagana e profana contemporanea.
Eredi della tradizione aniconica ebraica (in cui i divieti paralleli di
effigiare la divinità e di pronunciarne il nome erano barriera alla
tentazione idolatrica), i primi cristiani non si posero problemi di natura
artistica fino, almeno, alla seconda metà del II sec., quando la
consistenza nelle loro file di pagani convertiti annullò l'endemica
ripugnanza verso scultura e pittura. Inizialmente furono assunti soggetti
già propri della cultura tardo-antica, ma non contrastanti con la
sensibilità religiosa dei cristiani; in seguito, si operò una
attiva elaborazione di soggetti iconografici attinti dal patrimonio culturale
ebraico o esclusivi della nuova fede. Si riconoscono, nell'evolvere dell'arte
p., due periodi essenziali: quello
delle catacombe, anteriore al
313, e quello
delle basiliche. In seguito l'arte cristiana confluì
in quella bizantina. ║
Scultura p.: destinata, in particolare, alla
realizzazione di sarcofagi e monumenti funebri, si sviluppò lentamente,
prendendo a prestito temi dal repertorio funerario pagano, pur dovendosi
rappresentare una materia assolutamente nuova e bisognosa di una precisa
simbologia. Una prima serie di sarcofagi cristiani è contraddistinta dal
tipo del
Buon Pastore (Museo Lateranense), motivo caratteristico di tutta
la scultura funeraria precostantiniana e collegato al tipo pagano dell'
Hermes
crioforo. Ad esso si affiancava la figura del
filosofo, che
rappresentava la dottrina della salvezza, e il tipo originale dell'
orante
(anch'esso di ascendenza pagana, ma qui riproposto con nuovi significati). In
seguito, queste immagini tipiche furono inserite in sfondi di tipo
bucolico-paradisiaco, in cui l'orante poteva anche essere realizzato come
ritratto del defunto. I sarcofagi erano spesso decorati, nelle bande laterali,
con episodi tratti dall'Antico Testamento (Noè, Giona, Daniele, ecc.) o
dal Nuovo (Natività, Nozze di Cana, vari miracoli) e con l'immagine
simbolica della Resurrezione, costituita dal monogramma della Croce, sormontata
da quello di Cristo tra due colombe e due soldati. Il carattere narrativo di
queste figurazioni non si discostava dunque da quello proprio dei soggetti
storici o mitologici della scultura ellenistico-romana. Per quanto riguarda le
raffigurazioni di Cristo, fino al IV sec. prevalse il tipo del Salvatore
imberbe, di ispirazione apollinea, seguito poi dal tipo barbuto, aderente
all'iconografia di Zeus. Durante i secc. IV e V, la decorazione scolpita
introdusse allegorie formali sempre più variate (agnelli, pavoni, ecc.),
mentre le figure, tendendo ad appiattirsi su sfondi uniformi, si avvicinarono al
carattere stilizzato dell'arte bizantina. ║
Pittura p.: anche per
quanto riguarda la pittura monumentale, più che una caratterizzazione
stilistica emerge una precisa scelta iconografica, come già nella
scultura. A un'iniziale funzione decorativa (motivi vegetali, giardini con
uccelletti, ecc.) oggi testimoniata dalle pitture catacombali (catacombe di San
Callisto, di San Sebastiano e di Priscilla a Roma), seguirono rappresentazioni
di scene pastorali, in cui compariva la figura del Buon Pastore. Tra le immagini
di animali, oltre alle pecore, prevale il pesce, utilizzato in epoca
precostantiniana anche come segno di riconoscimento: dopo l'Editto di Costantino
(313), infatti, scomparve rapidamente dal repertorio figurativo
p.
Significativa anche nella pittura l'immagine dell'orante, con entrambe le
braccia levate al cielo. Rare invece le scene narrative, sia bibliche sia
evangeliche, se si esclude la rappresentazione di banchetti che preannunciano lo
svolgersi della cena eucaristica. Dopo il 313 la produzione di opere artistiche
non fu più confinata entro gli spazi ristretti delle catacombe e, per
quanto riguarda l'elaborazione pittorica, essa si concentrò sulla tecnica
del mosaico. Tra il IV e il V sec., si passò, da una raffigurazione senza
barba del Cristo a una con la barba, e venne introdotta l'aureola che, nel V
sec., fu posta anche intorno al capo della Vergine e dei Santi. Accanto a scene
di impronta classica (come quelle del Buon Pastore nel Mausoleo di Galla
Placidia o del Cristo fra i discepoli in Sant'Aquilino a Milano), sono
testimoniate opere allegoriche (come la scena di pesca sul pavimento della
basilica di Aquileia) o motivi puramente ornamentali, in cui piante e animali
sono rappresentati all'interno di riquadri in cui è stata suddivisa la
superficie da decorare. Il primo vero e proprio ciclo di pitture cristiane
è però quello della basilica di Santa Maria Maggiore in Roma (V
sec.), in cui per la prima volta è riconoscibile la differenziazione
canonica tra immagini con funzione cultuale che decorano l'abside e immagini di
tipo narrativo proprie della navata. ║
Architettura p.: non si ha
notizia di edifici per il culto anteriormente al 313. Dopo la legittimazione
della nuova religione, il tempio cristiano prese forme derivanti in parte dalla
basilica classica, in parte dalle grandi aule pubbliche per riunioni: si
trattava di edifici a sviluppo longitudinale, divisi in navate da colonne e
coperti da incavallature lignee. Accanto ad essi, però, gli architetti
sperimentarono anche piante circolari, con coperture a cupola, prima a carattere
funerario (Roma, mausoleo di Santa Costanza), poi con funzione cerimoniale
(battisteri). Questi edifici si basavano su tre figure geometriche (cerchio,
quadrato e ottagono), con struttura interna a nicchie o a deambulatorio. La
fiorente architettura ecclesiale iniziatasi all'epoca di Costantino e proseguita
dagli imperatori, portò alla costruzione di un gran numero di chiese che,
per le differenze di cultura e tradizione presenti nelle varie zone dell'Impero,
sortì modelli architettonici differenti. Si ebbero basiliche con o senza
transetto (Roma), piante cruciformi (Milano), doppie (Aquileia, Treviri), a
navata unica, ecc. Dalla struttura delle basiliche romane (a cinque navate con
abside sporgente e transetto, come in San Giovanni) derivò il canone
dell'architettura cristiana. Secondo la descrizione tramandataci da Eusebio, le
scomparse basiliche imperiali di Costantinopoli (Santa Sofia, Santi Apostoli),
presentavano pianta cruciforme, con tamburo centrale all'incrocio dei bracci a
copertura conica. Questo evidente simbolismo planimetrico fu imitato per tutto
il V sec. a Milano, Ravenna, Efeso, ecc.