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Palazzeschi, Aldo.

Pseudonimo di Aldo Giurlani. Poeta e narratore italiano. Nonostante i suoi esordi si collochino in ambito crepuscolare, dell'attività poetica di P. è nota soprattutto la raccolta L'incendiario (1910), riconducibile alla poetica futurista, e del movimento futurista P. compose anche il manifesto intitolato Il controdolore, pubblicato sulla rivista marinettiana "Poesia". Ma anche se la forma dei suoi testi rispecchia in parte i canoni stilistici di Marinetti e dei suoi seguaci, la materia descritta nei versi testimonia un atteggiamento diverso nei confronti della realtà, intesa come insieme di dati sfuggenti e slegati, non riconducibili ad alcuna logica. Per esprimere tale concezione del mondo, l'autore fa ricorso a diversi artifici linguistici e retorici, spesso recuperando forme tipicamente romantiche, crepuscolari o decadenti, ma sfruttandole per i suoi intenti e prendendosene gioco. Per P., infatti, come non c'è logica nella realtà, così non può esserci logica nel linguaggio che cerca di definire tale realtà; la sintassi viene quindi sovvertita e sconvolta, le parole sono usate non secondo il loro significato, ma in virtù della loro particolare sonorità; all'interno del verso vengono inserite e ripetute sillabe prive di senso compiuto, creando così testi il cui scopo dichiarato è beffarsi del mondo e delle sue regole. Ma oltre allo spirito canzonatorio, che apertamente P. dichiara con il suo componimento forse più noto, Lasciatemi divertire, le sue poesie testimoniano anche il desiderio di prendere le distanze dalle norme, tipicamente borghesi, dell'ordine e dell'utilitarismo, che solo la distruzione di qualsiasi regola, anche di quelle del verso poetico, può far vacillare. Per questo, nonostante le forme contorte e i giochi di suono e di parole, i versi hanno spesso un andamento narrativo, come facilmente rivela la raccolta completa delle Poesie, edita nel 1925. D'altra parte, anche i romanzi di P., almeno i primi, ripropongono i tratti stilistici tipici delle composizioni poetiche. Dopo la prova iniziale, rappresentata da Riflessi (1908), l'opera narrativa dell'autore continua con Il codice di Perelà (1911; una nuova edizione riveduta uscirà nel 1954, col titolo di Perelà uomo di fumo), scritto senza preoccupazioni linguistiche e logiche, ancora secondo lo spirito divertito e ironico delle poesie, con un marcato intento simbolico e dissacratore: lo stesso protagonista, infatti, è in realtà un essere inesistente, un uomo di fumo, che si materializza per un attimo e infine scompare per sempre. Con la graduale maturazione personale e anche in seguito all'influenza tragica della prima guerra mondiale, l'atteggiamento di fondo dell'autore si modifica gradualmente, facendosi più attento al valore logico delle storie narrate, unendo tratti propri del bozzettismo toscano e modi surreali, descrizioni caricaturali e atteggiamento pietoso nei confronti dei personaggi. Significativa è in tal senso Stampe dell'Ottocento (1932), galleria di ritratti di personaggi fiorentini di fine secolo, tutti caratterizzati da tratti buffi e insoliti. Il suo romanzo più noto, Le sorelle Materassi (1934), descrive la decadenza, fisica ed economica, di due sorelle nubili, che un nipote comparso all'improvviso e recante all'apparenza un'ondata di giovinezza e di vita manda in rovina, lasciandole infine povere e sole. Tra le altre molte opere di P., citiamo: I fratelli Cuccoli (1948) e Bestie del '900 (1951) (Firenze 1885 - Roma 1974).