Mit. - Personaggio della mitologia greca, re dell'isola Eubea, figlio di Nauplio
e di Climene, fratello di Eace e di Nausimedonte. I Greci associavano al suo
nome il verbo
palamáomai (ordire, macchinare), con riferimento
alle sue capacità di ingegno e di invenzione. Eroe del ciclo troiano, era
contrapposto per la sua scaltrezza ad Ulisse, prototipo dell'eroe astuto. Quando
Ulisse venne a conoscenza dall'oracolo che, qualora si fosse recato a Troia,
sarebbe ritornato in patria solo dopo 20 anni, decise di fingersi pazzo per non
partecipare alla guerra e simulò la follia seminando sale sui solchi
arati. Ma
P. lo smascherò: mise il piccolo Telemaco davanti
all'aratro del padre; Ulisse si fermò, mostrando così di non aver
perso la ragione. Ulisse aspettò l'occasione propizia per vendicarsi;
durante l'assedio di Troia, nascose delle monete d'oro nella tenda di
P.
e una falsa lettera del re Priamo per provare la sua collusione con il nemico.
Ritenuto colpevole di tradimento,
P. fu lapidato dai compagni. La
leggenda attribuisce all'ingegnoso
P. l'invenzione del gioco degli
scacchi e di quello dei dadi. Viene anche indicato come l'inventore dei pesi e
delle misure. Il nome di
P. è rimasto alla fortezza franca che
sovrasta Nauplia.