Tipico santuario buddhista a foggia di torre piramidale o a più piani
sovrapposti. ║ Con tale nome si indicarono vari edifici sacri orientali e,
in particolare, le imitazioni che se ne fecero in Europa nel XVIII sec. Il
termine è rimasto nell'uso corrente per distinguere la foggia di alcuni
elementi architettonici derivati da quegli edifici, come il
tetto a p., a
linee curve, imitato dalle
p. cinesi e giapponesi,
le cupole a p.,
a estradosso rialzato come quello delle costruzioni indiane, e simili. ║
Ant. - Idoletto, figurina di porcellana, d'origine cinese o indiana. •
Arte - Le
p., monumenti sacri della religione buddhista presenti in gran
parte dell'Asia (India, Myanmar, Giappone, Cina), mostrano forme architettoniche
diverse nei diversi Paesi. Nel Myanamar sono luoghi di devozione e di
preghiera, in cui vengono conservate reliquie del Buddha e ceneri di monaci e di
santi; qualche volta sorgono anche come monumenti eretti in ricordo di un
particolare evento religioso o ad affermazione solenne di fede. In India i
cosiddetti
stupa o
caitya si innalzano accanto a un monastero e
hanno per lo più forma di emisfero su base cubica, sormontato da una
piramide e da un cono, e da singolari strutture che simboleggiano i cinque
elementi, le regioni celesti, ecc. In Cina e in Giappone assumono generalmente
forma di torri a un numero dispari di piani; il caratteristico sovrapporsi di
tetti a dimensioni diminuenti progressivamente iscrive l'edificio in un tronco
di piramide. La tipica curvatura del tetto non ha valore costruttivo (le
travature sono infatti dritte), ma religioso: risponde all'esigenza di
allontanare gli spiriti malvagi, che riescono a penetrare solo negli angoli
retti. Le
p. cinesi venivano spesso erette sulle colline intorno alla
città a scopo propiziatorio. In Europa, nel XVIII sec., la moda
dell'Oriente fece sì che comparissero
p. come elementi decorativi
nei parchi e nei giardini. • Numism. - Nome di monete indiane d'oro
coniate dal XVII al XIX sec., così dette per la raffigurazione di una
p. o tempio indiano. Furono coniate in argento le frazioni del mezzo e
del quarto.