Drammaturgo latino. Nipote di Ennio, fu portato dallo zio a Roma, dove
probabilmente entrò a far parte del circolo di Scipione Emiliano. Di
P. restano, per un totale di poco più di 400 versi, i frammenti di
12 tragedie:
Chryses, Hermiona, Niptra, Tencer, Armorum iudicium, Antiopa,
Medus, Atalanta, Iliona, Periboea, Dulorestes, Pentheus. I suoi modelli
furono Sofocle, Eschilo e, soprattutto, Euripide. Oltre alle tragedie, scrisse
anche una
praetexta,
Paulus, della quale ci restano solo quattro
versi, che raccontava forse la vittoria riportata a Pidna da Emilio Paolo sul re
Perseo. Sappiamo anche che fu autore di satire, di cui non abbiamo, tuttavia,
alcun frammento. Ritenuto a Roma un grandissimo autore tragico, gli antichi lo
ammirarono soprattutto per l'intreccio, per l'efficacia dei contrasti, per la
nobiltà dei sentimenti dei suoi personaggi. Nella sua lingua, che
conserva una certa forza espressiva, abbondano i grecismi, le allitterazioni e
le figure retoriche (Brindisi 220 a.C. - Taranto 130 a.C.).