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Pacomio, san.

Fondatore del cenobitismo cristiano. Di famiglia pagana, si convertì al Cristianesimo mentre compiva il servizio militare a Isnâ. Dopo aver ricevuto il battesimo, visse per alcuni anni sotto la direzione spirituale dell'anacoreta Palamone, conducendo una vita rigorosamente ascetica. Recatosi a Tabennesi, radunò intorno a sé numerosi discepoli, che organizzò in comunità sulla base di una regola. Il crescente numero di seguaci, spinse P. a fondare altri cenobi a Pbôw, Senesçt, Termusson Thebîu, Panopolis e a Phebum. La vita in queste comunità era disciplinata dalla regola di P. (giuntaci in una traduzione etiopica e in una latina, redatta a sua volta sulla base di una traduzione greca); questa prevedeva l'unità del movimento cenobitico, affidandone la direzione generale a un unico superiore avente il compito di controllare l'operato dei superiori locali. Due volte l'anno egli doveva riunire attorno a sé tutti i monaci per esaminare la loro vita spirituale e materiale. I monaci erano tenuti a seguire un regime di vita moderatamente severo, che prevedeva il digiuno il mercoledì e il venerdì e due pasti gli altri giorni, affinché non mancasse loro l'energia per il lavoro. Essi si riunivano quotidianamente cinque volte per la preghiera comune e, il sabato e la domenica, per la messa; erano tenuti a lavorare in base alle proprie forze e alle esigenze della comunità. I cenobi erano cinti da mura periferiche e suddivisi in case, ospitanti ciascuna una trentina di monaci; gli spazi comuni erano la chiesa, il refettorio, la biblioteca, la sala delle riunioni, la dispensa e la cucina. A capo di ciascuna casa vi era un preposto, e a capo di ciascun cenobio un superiore. La moderazione e l'equilibrio dell'ideale ascetico proposto da P. ne determinarono il successo in tutta la cristianità; mediante l'operato di Cesario di Arles e di Cassiodoro la regola di P. si diffuse anche in Occidente, costituendo la premessa del monachesimo benedettino (Tebaide inferiore, Egitto 292 circa - Pbôw, Egitto 346).