Regista cinematografico tedesco. Al termine della prima guerra mondiale
esordì come regista teatrale; passò presto al cinema, prima come
attore, poi, a partire dal 1923, come regista. Il suo primo film importante fu
La via senza gioia (1925), interpretato da G. Garbo, considerato uno dei
documenti più significativi del Neoggettivismo tedesco. Dopo l'esperienza
psicanalitica de
I misteri di un'anima (1926),
P. tornò al
realismo psicologico con
L'amore di Jeanny Ney (1927). Affascinato
dall'introspezione psicologica e dalla "ricreazione" della realtà,
affrontò tre diverse psicologie femminili in:
Crisi (1928),
Il
vaso di Pandora (1928),
Il diario di una donna perduta (1929). La sua
sensibilità nei confronti dei temi sociali si palesò in:
Westfront 1918 (1930), di ispirazione pacifista;
La tragedia della
miniera (1931), appello all'internazionalismo proletario, ritenuto il suo
capolavoro;
Il processo (1948). In seguito la sua attività
subì un'involuzione. Dopo
L'Atlandide (1932),
P. si
trasferì in Francia, dove girò
Don Chisciotte (1933),
Mademoiselle Docteur (1936),
Il dramma di Shangai (1938) e
Ragazze in pericolo (1939). In Germania curò la regia di due film
biografici commissionatigli dai nazisti:
Commedianti (1941), sulla vita
dell'attrice Karoline Neuber e
Paracelsus (1943). Trasferitosi in Italia
(dove diresse anche alcuni spettacoli lirici) realizzò
La voce del
silenzio (1953) e
Cose da pazzi (1954). Rientrato in Germania,
affrontò la caduta del Nazismo con
Accadde il 20 luglio (1955),
sull'attentato a Hitler, e
L'ultimo atto (1955) (Raudnitz, Boemia 1885 -
Vienna 1967).