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Overland, Arnulf.

Poeta norvegese. Tra le figure più note della letteratura norvegese, presidente dell'Accademia norvegese dal 1953, la sua opera e la sua attività furono caratterizzate da una profonda avversione per ogni forma di dogmatismo e di pietismo. Una conferenza tenuta a Oslo (Il cristianesimo, decimo flagello del Paese), apertamente critica nei confronti della religione cristiana, gli procurò una querela da parte dell'autorità ecclesiastica; O. criticò aspramente anche i valori delle tradizioni politiche e sociali e scontò la sua opposizione al Nazismo subendo l'internamento in un campo di concentramento tedesco. La raccolta di poesie La festa solitaria (1911) segna il suo esordio in campo letterario, seguita da I cento violini (1912) e Avvento (1915). Dal decadentismo di questi versi si giunge, con Pane e vino (1919), alla cruda esperienza bellica, alla disincantata visione dell'uomo fratricida. L'ideologia comunista, in cui scorgeva la forza in grado di abbattere le tradizioni, gli ispirò La montagna azzurra (1927), Le tavole della legge (1929), Tuo è il regno (1934), Io ti scongiuro (1934), Il fronte rosso (1937). Del 1940 sono Parole serie al popolo norvegese, fiero messaggio antinazista; dopo l'esperienza dell'internamento tornò a scrivere nel 1945 con Noi sopravviviamo a tutto e nel 1946 con Ritorno alla vita. Seguirono Il pescatore e la sua anima (1950), Sul monte Nebo (1962) e I minuti della vita (1965) (Kristiansand 1889 - Oslo 1968).