(detto
il Grande). Imperatore e re di Germania. Figlio di Enrico I duca
di Sassonia e re di Germania, fu designato come suo erede dalla Dieta del Regno.
Salì al trono nel 936 ad Aquisgrana, con una cerimonia di incoronazione e
consacrazione religiosa, che si ricollegava direttamente all'uso carolingio. In
breve tempo, l'intento accentratore della politica ottoniana sollevò
contro il re i suoi principali feudatari, che ancora rappresentavano le istanze
autonomiste delle regioni e delle stirpi tedesche. Nel biennio 938-39,
O.
fronteggiò la ribellione dei suoi stessi fratelli Tancmaro (rimasto
ucciso nel 938) ed Enrico, che si erano uniti ai duchi di Baviera, Franconia e
Lorena e all'arcivescovo di Magonza; la battaglia di Andernach del 939
segnò la vittoria di
O. Negli anni seguenti il re, assumendo
personalmente, ma temporaneamente, il Governo di Franconia e Lorena, provvide a
una redistribuzione dei principali feudi a personaggi strettamente legati a lui,
per lo più da vincoli familiari, in modo da garantirsi un sicuro appoggio
politico. Dopo aver sottratto definitivamente la Lorena all'influenza francese,
mediante un suo intervento nella lotta tra Carolingi e Capetingi, ed aver
allargato la propria giurisdizione ai ducati di Lotaringia e Borgogna,
assegnò questi territori al genero Corrado il Rosso; la Svevia fu
affidata al figlio Liudolfo e la Baviera al fratello Enrico, ormai
definitivamente sottomesso e riconciliato. Infine, un altro fratello di
O., Bruno, ebbe l'arcivescovato di Colonia. Accanto a questa politica
nepotista, tuttavia,
O. perseguì la creazione di una nuova forma
di feudalità ecclesiastica che, sostituendosi a quella tradizionale
laica, ne eliminasse anche i pericoli di insubordinazione, rivalità e
bellicosità. Questi religiosi, eletti alla carica vescovile se non
direttamente dall'imperatore almeno con la sua approvazione, erano investiti
anche della dignità di conti palatini ("vescovi-conti"). Essi ebbero una
diretta (ma non ereditaria) signoria su città e territori, amministrando
i beni del re e facendone rispettare le leggi e i diritti, senza essere soggetti
a un'autorità civile intermedia. Creata in tal modo una stabile e leale
classe di feudatari,
O. consolidò anche territorialmente il
proprio Regno ed estese la sua ingerenza oltre gli antichi confini: rispetto
alla Francia esercitò una sorta di alta sovranità; a Nord
piegò al vassallaggio il re di Danimarca, che ricevette il battesimo e
creò dei vescovadi nella regione, dipendenti direttamente da quelli
tedeschi; oltre l'Elba affrontò e sconfisse le popolazioni slave,
cristianizzandole e creando il vescovado di Magdeburgo; altre marche e vescovadi
legati alla Germania da vincoli feudali furono creati in Polonia e Boemia; con
la battaglia di Lechfeld del 955 (una vittoria di tale portata che l'esercito
conferì ad
O. per acclamazione l'appellativo di "Grande"), furono
sconfitte le popolazioni ungare e fu ristabilita la marca di Carinzia. Favorendo
un intenso movimento migratorio di gruppi di stirpe germanica verso Oriente,
O. cercò di garantire ulteriore stabilità all'acquisita
preminenza politico-militare. Tale espansione (che ebbe finalità anche
missionarie), fu nota come
Drang nach Osten e durò fino al XIII
sec. L'occasione per un intervento in Italia fu invece offerta ad
O. nel
951, quando Adelaide, vedova del re d'Italia Lotario, ne chiese l'aiuto contro
Berengario II, che la teneva prigioniera. In seguito alla campagna vittoriosa,
O. sposò Adelaide e si fece incoronare (ancora una volta secondo
la tradizione carolingia) re d'Italia a Pavia; poi, aspirando al titolo
imperiale, cercò di raggiungere Roma, ma fu bloccato dall'allora
princeps et senator Romanorum, Alberico.
O. affidò l'Italia
in vassallaggio allo stesso Berengario, ad eccezione delle marche di Verona e
Aquileia (che furono incorporate nella Baviera del principe Enrico), e
rientrò in Germania per affrontare la ribellione del figlio Liudolfo e
del genero Corrado, che temevano di perdere i diritti ereditari di successione a
causa delle nuove nozze del re. Domata la rivolta nel 955 e riconciliatosi con
il figlio, cui però non rese il ducato,
O. inviò Liudolfo
in Italia contro Berengario, che aveva approfittato della situazione per
sottrarsi alla tutela germanica e si era riappropriato anche della marca
veronese. Liudolfo riconquistò facilmente l'alta Italia, ma morì
di malaria nel 957, mentre Berengario e il figlio Adalberto riguadagnavano i
territori perduti e si volgevano anche contro la Chiesa. Il papa Giovanni XII
chiamò
O. in soccorso ed egli giunse a Roma, dove lo stesso
pontefice lo incoronò imperatore, inaugurando la stabile associazione
della dignità imperiale con la Corona di Germania e d'Italia (febbraio
962). In quell'occasione l'imperatore, mentre da un lato confermava al papa le
donazioni territoriali di epoca carolingia, dall'altro cercava di stabilire un
controllo sulla Chiesa romana come già su quella tedesca e, con il
Privilegium Othonis, sancì che un nuovo pontefice potesse venire
eletto solo con la sua approvazione e in presenza di un suo rappresentante.
Quando Giovanni XII, lamentando la mancata restituzione delle terre a lui
spettanti, si alleò con Berengario,
O. lo fece deporre dal
Concilio e sostituire con Leone VIII. In assenza dell'imperatore, tuttavia, la
Curia romana riaccolse Giovanni come pontefice e, alla sua morte, nel 964,
elesse autonomamente Benedetto XV. Nel 965
O. intraprese una nuova
campagna in Italia, durante la quale reinsediò Leone VIII e, alla morte
di questo, elesse Giovanni XIII, in accordo con i vescovi; contemporaneamente,
cercò di estendere la dominazione imperiale sui territori meridionali
della penisola, sottraendoli ai Bizantini. Appoggiato in tale progetto dal duca
di Capua e Benevento, cui donò anche i territori di Spoleto e Camerino,
non riuscì tuttavia ad espugnare le fortezze bizantine. Nel 972, pervenne
a un accordo con l'imperatore Giovanni I Zimisce per la spartizione delle zone
d'influenza nell'Italia meridionale, siglato dal matrimonio di suo figlio Ottone
II con la principessa bizantina Teofano. Nello stesso anno rientrò in
Germania e vi morì pochi mesi dopo (912 - Memleben, Sassonia 973).