Opera scritta da A. Manzoni in difesa della morale cattolica, su incitamento di
monsignor Tosi. La prima parte delle
O. fu pubblicata da Manzoni nel
1819, interrompendo la stesura del
Carmagnola; successivamente l'opera
venne rivista e ampliata dall'autore, e ripubblicata in modo frammentario nel
1855. I capitoli inediti furono pubblicati postumi alla fine dell'Ottocento.
L'opera, scritta da Manzoni in polemica con lo svizzero Sismondi, che nel XVI
volume della sua
Storia delle Repubbliche Italiane nel Medioevo (1807-18)
aveva accusato la Chiesa cattolica di essere stata la causa principale della
corruzione politica italiana, è priva di una vera organicità, in
quanto fu concepita non come scritto autonomo, ma come replica ai diversi punti
del discorso di Sismondi. Non si tratta però di una vera e propria
confutazione, perché le accuse di Sismondi sono rivolte alla Chiesa come
istituzione storica, mentre Manzoni difende la validità eterna della
legge morale evangelica, da lui considerata del resto compatibile con l'etica
naturale. In realtà Manzoni prese l'occasione, dallo sprezzante
atteggiamento di Sismondi nei confronti della tradizione cattolica, per
impegnarsi in un'approfondita riflessione sulla natura della morale, sui suoi
fondamenti metafisici e sulla sua influenza nella vita sociale. La tesi
manzoniana, sostenuta con ampiezza di riferimenti, è che la corruzione
interviene non già allorché si segue la morale cattolica, ma
quando la si ignora, e ancor più quando la si trasgredisce. L'intento di
Manzoni è soprattutto quello di dimostrare la consentaneità della
morale cattolica con la ragione umana, nel senso che i comandamenti evangelici
costituiscono una riconferma della stessa etica naturale riportata al suo
fondamento metafisico, vale a dire l'ordine del creato voluto da Dio e reso
manifesto nella Rivelazione. Il pregio principale dell'opera, per altro priva di
autentico valore letterario, non sta nella novità del contenuto e
dell'impostazione apologetica, in cui sono ripresi i luoghi comuni di tutte le
trattazioni ufficiali, ma consiste nel fatto di rappresentare un interessante
documento sulla personalità religiosa del Manzoni, che dimostra in questo
lavoro la consapevolezza dei contenuti etici della fede cristiana e della
responsabilità che il credente si assume dinanzi alla storia. Le
O. costituiscono una riflessione approfondita dell'autore sulle ragioni
della sua adesione all'insegnamento della Chiesa cattolica e alla sua dottrina
di vita; ci chiariscono la posizione religiosa di Manzoni e testimoniano le
esigenze razionali e logiche su cui è fondata la interpretazione
manzoniana del Cattolicesimo. Le riflessioni di Manzoni sono condotte con
argomentazioni un po' fredde e retoriche, ma non mancano le pagine dove l'autore
rivela una grande capacità di penetrazione psicologica, com'è il
caso, ad esempio, dell'analisi della situazione del "giovane ricco" della
parabola evangelica, che non ha la forza di liberarsi delle sue ricchezze, e
della commossa partecipazione con cui considera il male nelle forti
personalità, nelle quali si prefigurano alcuni importanti personaggi de
I promessi sposi.