Poema in 46 canti in ottave di Ludovico Ariosto, iniziato nel 1504, la cui
edizione definitiva risale al 1532, dopo quelle del 1516 e del 1521 (postumi
furono inoltre pubblicati i cosiddetti
Cinque canti, sorta di seguito
redatto dallo stesso autore). L'opera si inserisce nel quadro della ripresa
della figura dell'eroico paladino Orlando, protagonista delle
chanson de
geste medioevali e la cui fama si era diffusa in Italia a partire dal XIII
sec. L'opera di Ariosto si presenta come la continuazione dell'
Orlando
innamorato di Boiardo, interrotto per la morte dell'autore nel 1495. Dal
poema di Boiardo Ariosto riprende il tema della guerra di Carlo Magno contro il
re saraceno Agramante, con i suoi fedeli guerrieri Gradasso, Ruggiero, Rodomonte
e Ferraù, e quello dell'amore di Orlando per la bellissima Angelica,
figlia del re del Catai, aggiungendo però il particolare della follia del
paladino a causa della passione della sua amata per un altro (dettaglio
all'origine del titolo dell'opera). Appena accennato in Boiardo è invece
il terzo tema portante, quello degli amori di Ruggiero e Bradamante, valorosa
eroina cristiana, sorella di Rinaldo e cugina dello stesso Orlando, destinati a
divenire capostipiti della casa estense, e quindi del cardinale Ippolito d'Este,
cui il poema è dedicato. Nonostante la motivazione celebrativa, questo
terzo filone di sviluppo non risulta estraneo all'economia complessiva del
poema, armonizzandosi con gli altri temi ed episodi che si intrecciano e si
susseguono nei vari canti. La narrazione ha inizio là dove termina quella
di Boiardo, presso il campo dei cristiani che si apprestano a combattere contro
i nemici saraceni, e dove Carlo Magno, onde evitare che la rivalità per
l'amore di Angelica nato fra Orlando e il cugino Rinaldo, due fra i suoi uomini
più valorosi, possa essere d'ostacolo alla guerra, decide di affidare
alla custodia del duca di Baviera Namo la fanciulla, promettendola a chi si
fosse meglio comportato nel corso dei combattimenti. Ma Angelica ne approfitta
per fuggire, inseguita da Rinaldo e Ferraù (che già aveva vinto la
sua mano all'inizio dell'
Orlando innamorato). Nel corso della fuga e
dell'inseguimento, e sempre sullo sfondo del conflitto fra cristiani e saraceni,
si intrecciano infiniti episodi e si susseguono alterne vicende, con continui
ribaltamenti di situazioni, inversioni di ruoli e spostamenti geografici, spesso
determinati dall'effetto di oggetti magici, ad esempio l'anello di Angelica, che
le permette di rendersi invisibile e di sottrarsi così all'ardore dei
suoi molti pretendenti. Notevole è anche la presenza di maghi e stregoni:
Merlino, che rivela a Bradamante come penetrare nel castello incantato del mago
Atlante e liberarne i prigionieri; Astolfo, col fidato cavallo alato,
l'Ippogrifo, che si adopera per favorire le sorti della parte cristiana; la maga
Alcina, che con le sue lusinghe e le sue arti magiche distoglie i paladini di
Carlo dagli impegni della guerra santa. In continua fuga dai più valorosi
guerrieri di entrambi gli schieramenti, Angelica si innamora invece dell'umile
Medoro, giovane saraceno ferito, che guarisce e sposa, partendo con lui alla
volta del Catai. La scoperta da parte di Orlando di un tronco su cui sono incisi
i nomi dei due sposi e la descrizione del loro amore fatta da un pastore che li
aveva ospitati fa perdere completamente il senno al paladino: nudo e fuori di
sé vaga per Francia e Spagna, seminando terrore e compiendo folli gesti
ovunque vada. Spintosi fin nella lontana Africa, abbandona i propri doveri di
soldato cristiano, proprio mentre l'esercito saraceno ottiene sempre maggiori
successi. Ma il mago Astolfo, dopo essersi recato con l'Ippogrifo nel Paradiso
terrestre ed avervi incontrato S. Giovanni evangelista, si reca sulla luna a
recuperare il senno dell'eroe impazzito, contenuto in un'ampolla che fa poi
annusare a Orlando. Rinsavito il nipote di Carlo, si rovesciano le sorti della
guerra e si succede una serie di vittorie dell'esercito cristiano, culminanti
con la morte del fiero Rodomonte. Ad uccidere il campione saraceno non è
però uno dei paladini francesi, bensì Ruggiero, convertitosi al
Cristianesimo e battezzato. Dopo il definitivo abbandono della scena da parte di
Angelica e il recupero della ragione da parte di Orlando, si concludono anche
gli altri filoni fondamentali dell'intreccio narrativo dell'
O.F., con la
soluzione positiva del conflitto e la creazione delle basi della nobile famiglia
estense.