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Oppio.

(dal greco ópion, der. di opós: succo). Succo lattiginoso (chiamato anche meconio), condensato all'aria, ottenuto attraverso l'incisione delle capsule di Papaver somniferum, pianta erbacea originaria dell'Asia Minore. La raccolta dell'o. si compie effettuando incisioni nelle capsule ancora acerbe e lasciando sgorgare il latice. Il liquido, che al principio è bianco, si rapprende a contatto con l'aria e imbrunisce, costituendo le lacrime di o.; successivamente le lacrime vengono raschiate e riunite in masse tondeggianti, i pani di o., dal colore bruno chiaro. I pani, osservati da vicino, appaiono costituiti da piccoli granuli agglutinati, frammisti a frammenti vegetali. Chimicamente l'o. contiene per circa un quarto alcaloidi, il più importante dei quali è la morfina, la cui quantità in genere si aggira attorno al 10-14%. Tra gli altri alcaloidi presenti si segnalano: codeina, narceina, narcotina, papaverina, tebaina. Il rimanente è costituito da acido meconico, resine, gomme, zuccheri, albuminoidi e sostanze minerali. Il valore commerciale dell'o. dipende dal contenuto in alcaloidi, specialmente in morfina. L'o. viene utilizzato sia a scopo terapeutico sia come droga. ● Farm. - L'azione dell'o. è analoga a quella della morfina, suo principale costituente. Per l'alto tenore di alcaloidi, esso esercita, a dosi terapeutiche, azione antispastica, analgesica, ipnotica e sedativa sui centri respiratori e della tosse. Viene usato in diverse preparazioni, ma è stato progressivamente sostituito dalla morfina. In piccole dosi l'o. eccita i centri nervosi e determina un breve stato di piacevole eccitazione, a cui segue uno stato di depressione, accompagnato da cefalea e disturbi digerenti e della circolazione. In dosi eccessive causa disturbi di varia entità, che possono compromettere le funzioni cardio-circolatoria, respiratoria e nervosa. Come per tutte le droghe l'uso costante di o. provoca tossicomania, progressivo indebolimento fisico e morale, necessità di dosi sempre maggiori e grave malessere nel caso in cui l'assunzione venga interrotta (intossicazione cronica). Quando si verifica intossicazione acuta, ai fenomeni di depressione seguono sonno profondo e abbassamento di temperatura, diminuzione dell'attività respiratoria, collasso e morte per paralisi del centro respiratorio. Il trattamento dell'intossicazione da o. prevede la lavanda gastrica, la somministrazione di analettici, eccitanti nervini, diuretici, ecc. Per la sua azione sull'attività cerebrale, l'o. viene fumato o ingerito fin dall'antichità, con effetti simili a quelli da intossicazione morfinica: senso di leggerezza, grande vivacità di evocazioni e rappresentazioni mentali, ma senza allucinazioni vere e proprie. Preoccupante estensione ha avuto il consumo per via endovenosa di alcaloidi dell'o. o loro derivati, quali la morfina e l'eroina. Per la sua grave azione tossica l'o. è stato incluso, con il D.P.R. 9-10-1990, n. 309, nella prima tabella delle sostanze stupefacenti sottoposte a controllo. Ne sono vietati l'uso, la produzione e il commercio senza il consenso delle autorità sanitarie, in base a convenzione internazionale tra i principali stati. ● Encicl. - L'uso dell'o. si diffuse a partire dall'Asia occidentale e dall'Europa. Impiegato soprattutto come ipnotico nel mondo greco-romano, nel Medioevo venne utilizzato, insieme ad altri stupefacenti, nelle pratiche di stregoneria. Attraverso la Persia e l'India giunse in Cina (XV sec.). La diffusione della droga, spesso favorita per interessi politici e commerciali, diede origine alla guerra dell'o. ║ Fig. - Ogni sostanza che produce effetti simili a quelli dell'o., offuscando le capacità intellettuali, provocando una sensazione di apparente benessere, impedendo comunque alla ragione di prendere coscienza della realtà (la religione è l'o. dei popoli).
Attrezzi adoperati per fumare l'oppio