(dal latino
oliva, der. del greco
eláia). Frutto
dell'olivo, costituito da una drupa ovale ricca di acqua, sostanze proteiche,
grassi. Indolcite e conservate con procedimenti specifici, le
o. vengono
usate nell'alimentazione (
o. verdi o nere), o frantumate allo scopo di
estrarre l'olio. ║ Per estens. - Tutto ciò che ha la forma di tale
frutto. ║ Ant. - La pianta dell'olivo. ║ In legatoria, il fusello a
cui è talvolta attaccato il segnalibro, quando non viene fermato
all'estremità del dorso. ● Alim. - Le
o. destinate
all'alimentazione, vengono raccolte a mano e deposte in panieri di vimini. Dopo
essere state pulite, vengono selezionate in base alla loro grossezza. A questo
punto le
o. verdi sono sottoposte all'indolcimento, le
o. nere
invece possono essere poste in un bagno di sale oppure seccate in forno. ●
Ind. alim. -
Produzione dell'olio di o.: dopo la raccolta, le
o.
vengono trasportate all'oleificio in recipienti (cassette, cestini), che le
proteggano dal rischio di urti o di schiacciamenti. Prima delle lavorazioni che
devono subire, le
o. vengono poste in cassette o in vasche, in modo da
evitare il riscaldamento, che comporterebbe un processo di fermentazione e
alterazione dei gliceridi, con il decadimento della qualità dei frutti.
Le
o. vengono a questo punto disposte in strati di 10÷15 cm di
altezza su
cannicci intelaiati, che permettono ai frutti di ricevere aria
da tutti i lati. Due sono i principali sistemi per ricavare l'olio dalle
o.: l'estrazione per pressione e quella per centrifugazione. Nel primo
caso, viene adottato il seguente procedimento: le
o. precipitano dalla
tramoggia nella macchina del lavaggio, dove vengono liberate dalle
impurità; passano quindi nella
frangigramolatrice, che rompe le
o. e le riduce in pasta. In seguito un estrattore centrifugo ricava dalla
pasta una prima parte di mosto oleoso, che viene diretto verso i separatori. La
pasta viene a questo punto distesa in gabbie cilindriche di ferro, con fori ai
lati, oppure in fiscoli che, sovrapposti gli uni agli altri in modo da formare
una pila, sono caricati su pannelli collocati poi tra i piatti di presse
idrauliche, che eseguono un'energica spremitura della pasta. Ridotta al
40÷50% della massa iniziale, la pasta viene a volte rimacinata in frantoi e
nuovamente pressata. Il residuo solido (
sansa, che contiene ancora il
6÷12% di olio) viene collocato nel deposito delle sanse, mentre il mosto
oleoso e quello derivato dall'estrazione sono avviati nei separatori centrifughi
allo scopo di eliminare l'acqua di vegetazione. L'olio ricavato, che rappresenta
circa il 20% della massa delle
o., viene quindi, per successive
decantazioni, chiarificato e raffinato, con una serie di travasi e riposi che
può durare anche diversi giorni. Oltre ai materiali sospesi è
necessario eliminare anche quelli disciolti nell'olio, per cui si attuano nuovi
processi di purificazione, come la deacidificazione, la decolorazione, la
deodorazione. L'
o. ottenuto viene per un certo tempo lasciato a riposo,
per consentire il deposito dei materiali ancora contenuti in sospensione.
L'estrazione dell'olio per centrifugazione, messa a punto già sul finire
del XIX sec., ha preso spazio solo in tempi più recenti. Nelle prime fasi
della lavorazione non si discosta dal metodo tradizionale, includendo quindi
processi quali la pulitura, la frangitura, la gramolatura delle
o. Una
volta gramolata, la pasta di
o. viene addizionata ad acqua e introdotta
in un estrattore centrifugo dal quale escono, separati, i suoi tre principali
componenti: la sansa, l'
o. e l'acqua di vegetazione. L'olio ricavato deve
essere sottoposto ad ulteriore centrifugazione per eliminare le impurità.
Se l'olio ottenuto attraverso pressione o centrifugazione possiede i requisiti
di commestibilità richiesti dalla legge, può essere confezionato e
introdotto nel commercio con la classificazione di
olio vergine; in caso
contrario, deve subire trattamenti di raffinazione che lo migliorino. La
produzione e la commercializzazione dell'olio sono regolati dalla L. 13-11-1960,
n. 1.407 e dal D.M. 31-10-1987, n. 509, con cui vengono accolte le nuove
denominazioni fissate dal regolamento CEE n. 1.915/87 del 2-7-1987. La
classificazione può essere così schematizzata: 1)
Oli di o.
vergini, ricavati meccanicamente o mediante altri processi fisici,
controllando la temperatura in modo da non provocare alterazioni; questi oli non
devono ricevere alcun trattamento oltre a lavaggio, decantazione,
centrifugazione e filtrazione. Gli oli di
o. vergini si suddividono, in
base al diverso grado di acidità, in a)
olio extra vergine di o.
(con acidità non superiore all'1%); b)
olio vergine di o. (con
acidità non superiore al 2%); c)
olio di o. vergine corrente (con
acidità non superiore al 3,3%); d)
olio di o. vergine lampante
(con acidità superiore al 3,3%); 2)
Olio di o. raffinato (con
acidità inferiore allo 0,5%), prodotto in seguito alla raffinazione di
oli vergini; 3)
Olio di o. (con acidità inferiore all'1,5%),
ricavato mescolando olio di
o. raffinato con oli vergini non lampanti; 4)
Olio di sansa di o. greggio, ricavato per mezzo di estrazione con
solvente dalla sansa di
o.; 5)
Olio di sansa di o. raffinato (con
acidità inferiore allo 0,5%), ricavato in seguito alla raffinazione
dell'olio di sansa greggio; 6)
Olio di sansa di o. (con acidità
inferiore all'1,5%), ricavato mescolando olio di sansa raffinato con oli vergini
non lampanti. Queste denominazioni valgono per il commercio all'ingrosso, mentre
in quello al minuto si distinguono solamente:
olio extra vergine d'o.,
olio vergine d'o.,
olio d'o. e
olio di sansa d'o. In base
al regolamento CEE n. 356/92 del 10-2-1992, vengono identificati come oli di
o. vergini solo quelli che superano anche il
panel test,
un'analisi sensoriale che consente di determinare le caratteristiche
organolettiche dell'olio. Per quanto riguarda la composizione chimica e le
proprietà organolettiche dell'
o. e dell'olio, esse dipendono da
fattori legati alle caratteristiche della pianta o del frutto, al periodo e al
metodo di raccolta delle
o., alla modalità di estrazione
dell'olio. Il contenuto medio di acidi grassi è il seguente: oleico
(65÷86%), linoleico (4÷15%), palmitico (7÷16%), stearico
(0,5÷3,2%) e quantità inferiori di palmitoleico, linoleico,
arachico. Particolare importanza bionutrizionale possiedono i carotenoidi, le
clorofille, gli steroli e i tocoferoli. ║
Olio di noccioli di o.:
materia grassa contenuta nei semi di
o. È un liquido dal sapore
dolciastro e di colore tra il giallo e il verde, costituito dai gliceridi degli
acidi oleico, palmitico e stearico. Generalmente, poiché le
o.
subiscono la spremitura senza essere state preventivamente private dei noccioli,
quest'olio si mescola con quello della polpa del frutto, insieme a cui
costituisce l'olio in commercio. ● Anat. -
O. bulbare: piccola
massa ovoide posta nel midollo allungato, tra la piramide anteriore e il fascio
laterale. È formata da una lamina pieghettata di sostanza grigia che
contiene un nucleo di sostanza bianca. Attraverso particolari fasci di fibre
è collegata al midollo spinale e al cervelletto. ║
O.
accessoria: ognuno dei due nuclei di sostanza grigia collocati nel midollo
allungato, vicino all'
o. bulbare. ║
O. cerebellare: altra
denominazione del nucleo dentato del cervelletto. ║
O.
protuberanziale o
superiore: formazione analoga per morfologia
all'
o. bulbare, collocata nel ponte di Varolio, in prossimità del
nucleo del facciale. ● Arch. - Ciascuno dei grani oblunghi, disposti in
successione continua oppure in alternanza con elementi più minuti, che si
intagliano sugli astragali e sulle bacchette. ● Sport -
Piombo a
o.: nella pesca, piombo allungato con anima forata per consentire lo
scorrimento della lenza. ● Tecn. -
Lima a o.: Lima impiegata per
affilare le seghe. ● Ind. estratt. - Nella tecnica di estrazione del
petrolio, attrezzo a forma di fuso utilizzato per eliminare le deformazioni
nella colonna di rivestimento dei pozzi.