Astronomo tedesco. Si occupò prevalentemente dello studio delle comete,
giungendo alla scoperta che la loro coda è formata da particelle di cui
sono costituite comete stesse, respinte dalla forza presente nel sole (pressione
di radiazione); nel 1797 propose il metodo per il calcolo dell'orbita delle
comete che viene impiegato ancora oggi. Nel 1802 riuscì a ritrovare il
pianetino Cerere, scoperto da Piazzi l'anno precedente, e ne scoprì un
altro, Pallade. Nel 1815 annunciò di averne individuato un terzo, che poi
risultò essere in realtà una cometa, a cui diede il suo nome.
Pubblicò numerose memorie su osservazioni e ricerche astronomiche (Brema
1758-1840). ║
Paradosso di O: enunciato dall'astronomo nel 1826,
diceva: "Se ci fosse un numero infinito di stelle distribuito uniformemente
nello spazio, il cielo dovrebbe risultare brillante come il Sole anche in piena
notte e, ferma restando l'ipotesi che il numero delle stelle sia infinito, il
cielo risulta buio a causa delle polveri che assorbono la maggior parte della
luce". Recentemente si è calcolato che la soluzione del paradosso di
O., già indagata dall'inglese Lord Kelvin all'inizio del XX sec.,
è fondata sul fatto che l'età dell'Universo è finita e
così il tempo di vita delle stelle. Infatti, l'intervallo di tempo
trascorso dall'inizio dell'Universo non è sufficiente perché
questo si sia colmato di fotoni in modo da risultare luminoso in ogni direzione.
L'oscurità della notte è dunque una prova a sostegno della teoria
del Big Bang.