Atto o azione dell'offrire e del proporre. ║ Il prezzo che si offre per un
oggetto che si vuole acquistare. ● Econ. - Termine che indica l'azione di
chi fa affluire merci al mercato. Rappresenta la quota di un bene o servizio che
si è disposti a cedere, in genere, dietro corrispettivo di una data
quantità di moneta, ossia di un dato prezzo. Come l'altro termine
simmetrico (domanda), si può considerare sotto due accezioni,
microeconomica e macroeconomica. La teoria neoclassica ha considerato
l'
o. sotto il profilo microeconomico, ossia del singolo produttore che si
trova a dover decidere la quantità di merce da produrre in presenza di
prezzi (della merce da un lato, del lavoro e degli altri elementi dall'altro)
dati dal mercato. Se mira a massimizzare il profitto, il produttore
concentrerà la propria attenzione sull'andamento del costo di produzione,
che esprime nello stesso tempo il tipo di tecnologia e i prezzi degli altri
elementi. Nei
Principi di economia politica, J.S. Mill introdusse la
distinzione tra l'
o. di beni riproducibili e quella di beni non
riproducibili, le cui quantità poste sul mercato sono limitate o per la
natura stessa del bene o per particolari limitazioni legislative. Inoltre, nello
sviluppare l'analisi dell'
o. e della domanda, sottolineò il
rapporto tra "costo di produzione" e "valore di scambio". Cogliendo il rapporto
tra costo e quantità prodotta, affermò che una variazione del
costo di produzione si ripercuote sul valore di scambio. Tuttavia, perché
si modifichi questo valore, osservò che non era necessario che si
modificasse anche l'
o.; ossia, al variare del costo di produzione si
modificava il prezzo del prodotto, ma la quantità del prodotto restava
invariata. Mill precisava, in seguito, che un reale aumento della
quantità prodotta è possibile soltanto se una maggiore
quantità di un bene particolare viene richiesta al nuovo prezzo.
Pertanto, il costo di produzione risulta una variabile indipendente, di cui
l'
o. deve sempre tener conto, così come deve tener conto della
domanda, e stabilire comunque una relazione tra prezzo e domanda limitatamente
alla loro manifestazione sul mercato, ossia con riferimento a un breve periodo.
In modo differente, J.E. Cairnes definì l'
o. non solo come la
quantità di una data merce offerta in vendita e presente in un dato
mercato, ma come la quantità destinata alla vendita, ovunque esista, che
i venditori nel mercato particolare sanno o credono sia disponibile. Insiste, di
conseguenza, sull'interdipendenza tra domanda e
o., affermando che la
domanda, intesa come capacità di acquisto, può variare soltanto
con il variare dell'
o. e che domanda e
o. devono essere
considerate in relazione ai vari prezzi, siano essi correnti o normali.
Tuttavia, anche per Cairnes, come per Mill e in genere per tutti gli economisti
classici, il centro di gravità del sistema produttivo è costituito
dal "prezzo normale". Un decisivo passo avanti venne fatto da A. Marshall
(
Principi di economia, 1953) che, per quanto non abbandoni il concetto di
o. normale, arricchì la teoria dell'
o. distinguendo tra
"periodo breve" e "periodo lungo", ed estendendo al periodo lungo il concetto di
equilibrio, in precedenza formulato soltanto per il periodo breve e brevissimo.
È nel periodo lungo che si manifesta la normalità dei fenomeni
(impianti, capitali, quantità prodotta, ecc.), in quanto tendono a
raggiungere un equilibrio stabile. Un equilibrio, quello formulato da Marshall,
non tanto meccanico, quanto piuttosto biologico, nel senso che le forze
economiche, riescono, nel tempo, ad adattarsi reciprocamente alle esigenze
imposte dalle finalità che si devono raggiungere. Con la costruzione di
una "scheda di
o." e poi di una "curva di
o.", Marshall
determinò un punto di incontro tra la curva di domanda e la curva di
o., quale punto di equilibrio stabile. Una stabilità, ovviamente,
legata al permanere delle condizioni generali di mercato in cui si è
determinato il punto di incontro tra domanda e
o. Il contributo dato da
Marshall alla teoria dell'
o. aprì la strada a numerose ricerche
che diedero vita a una ricca letteratura (A.C. Pigou, G.F. Shove, A. Young, L.
Robbins, D.H. Robertson, P. Sraffa, J. Viner, R.F. Harrod, J. Robinson). I
contributi di questi studiosi, pur inserendosi nel solco marshalliano, portarono
a una più precisa distinzione tra curva di costi e curva di
o. e
tra le varie curve dei costi in periodo breve e in periodo lungo. Essi misero in
evidenza l'impossibilità logica di operare un passaggio (come nel caso
della domanda), mediante una semplice addizione, dalle singole curve
individuali, a una curva collettiva di
o., e questo sia perché il
costo dei singoli fattori non è indipendente dalla quantità
prodotta dall'industria, sia perché lo sviluppo dell'industria porta a
economie generali che reagiscono sui costi e, quindi, sull'
o. delle
singole imprese. Ciò portò, da un lato, a rivedere il concetto
marshalliano di industria e, dall'altro lato, ad approfondire i rapporti tra la
domanda che dei fattori di produzione fa la singola impresa e quella che fanno
le altre imprese, valutandone gli effetti sul prezzo e sull'
o. del
prodotto, così da avviarsi verso lo studio della macroeconomia.
Nell'analisi dei mercati non concorrenziali la situazione è meno
elementare dato che il produttore, sempre mosso dal proposito di massimizzare il
proprio profitto, è costretto a dover decidere sia la quantità da
produrre sia il prezzo da richiedere. Nel caso dell'oligopolio, in particolare,
le decisioni di
o. di ciascun produttore sono rese complesse dalla
necessità di prevedere le reazioni degli altri produttori. Nell'analisi
macroeconomica l'
o., intesa come fenomeno aggregato, è stata
oggetto di minore attenzione di quanto sia avvenuto per la domanda. E questo
è avvenuto a seguito della fortuna della teoria keynesiana, che assegna
alle decisioni di domanda un ruolo fondamentale nella spiegazione del livello di
attività del sistema economico e della misura dell'occupazione. Nella
Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta (1935),
J.M. Keynes attaccò l'idea allora dominante, conosciuta come "legge degli
sbocchi", secondo la quale l'
o. crea la propria domanda. Nell'analisi
dell'accumulazione delle scorte, che rappresentano una delle componenti chiave
della domanda in senso macroeconomico, le decisioni di
o. sono fatte
oggetto di particolare attenzione. Se queste decisioni vengono prese facendo
alcuni errori di valutazione e di previsione sull'andamento della domanda
effettiva, portano all'accumulazione di scorte non desiderate e inducono,
ovviamente, a modificare i successivi piani di
o., facendo sì che
questa analisi confluisca nella teoria della domanda effettiva. Nel corso degli
anni Settanta-Ottanta l'esposizione delle economie industrializzate alla
pressione inflazionistica suscitò nuovo interesse per le teorie
dell'
o. M. Friedman e altri economisti di diverse scuole proposero
modelli nei quali le situazioni di disoccupazione inferiore a quella "naturale"
sul mercato del lavoro, e di produzione elevata rispetto a quella "potenziale"
sul mercato dei beni, generano uno slittamento salariale e un'inflazione dei
prezzi. Si è pertanto concentrata l'attenzione sugli interventi e sulle
politiche capaci di contrastare il fenomeno inflazionistico, suscitando
più incisive risposte nel sistema produttivo agli stimoli provenienti
dalla domanda. Pertanto, le teorie del saggio naturale di disoccupazione si sono
fuse con l'idea di aspettative razionali che hanno dato vita alla cosiddetta
nuova macroeconomia classica, che propone una visione del mondo
fortemente improntata alla stabilità. Nell'ambito di questa nuova
disciplina, la funzione di
o. aggregata, studiata particolarmente da R.
Lucas, continua a essere una relazione che collega il livello dei prezzi al
volume della produzione. La giustificazione teorica di tale relazione non
è più collegata a fenomeni di costi crescenti, come
nell'originaria impostazione marshalliana, ma si riferisce o a squilibri
temporanei sui mercati dei fattori o dei prodotti o anche, soprattutto negli
anni Novanta, a variabili monetarie, quando si postula che scostamenti dalla
piena occupazione o dalla produzione potenziale possono avere solo un carattere
accidentale. ● Dir. civ. - Dichiarazione di volontà con la quale
una o più parti si rivolgono ad un'altra proponendo un determinato
contratto. Il contratto si intende concluso quando l'offerente viene a
conoscenza dell'accettazione dell'altro contraente. ║
O. al
pubblico: proposta di vendita rivolta a una collettività ed eseguita
ponendo in vendita prodotti con l'indicazione dei prezzi, o mediante bandi di
aste o licitazioni private. ║
O. reale: avviene nei casi in cui il
creditore impedisca, senza alcun giustificato motivo, l'adempimento del
debitore, verificandosi di conseguenza la cosiddetta mora del debitore. Consiste
nell'effettiva oblazione del denaro o della cosa dovuta, e deve essere fatta a
mezzo di pubblico ufficiale al creditore. ● Dir. comm. -
O.
pubblica: chi intenda procedere alla vendita di azioni, valori mobiliari,
mediante
o. pubblica deve attenersi alla legge del 18 febbraio 1992, che
ha stabilito alcune norme di condotta in merito all'
o., sottoponendola al
controllo della CONSOB (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa).
Sono considerate
o. pubbliche quelle che hanno per oggetti titoli
già emessi o di nuova emissione. Chi offre deve comunicare le sue
intenzioni alla CONSOB. Il prezzo dei titoli non è modificabile. Se le
accettazioni sono inferiori, l'
o. non decade, a meno che l'offerente non
si sia riservato la facoltà di ritirarla. Se le accettazioni sono
superiori, si ripartiscono proporzionalmente. I risultati dell'
o. vanno
comunicati alla CONSOB e, mediante stampa, al pubblico. Nel periodo di pendenza
dell'
o. la società, i cui titoli sono oggetto di vendita, non deve
attuare alcun atto tale da modificare il proprio patrimonio. Dopo la
pubblicazione del prospetto, la società emettente dei titoli non
può più apportare alcuna modifica allo statuto. Gli amministratori
non devono in alcun modo modificare l'attivo e il passivo della società.
La durata dell'
o. non deve essere inferiore ai 15 giorni, fino ad un
massimo di 45. Le accettazioni sono irrevocabili. Prima della pubblicazione
dell'
o. è fatto divieto a chiunque di divulgare notizie relative
all'
o. Le violazioni sono punite penalmente. ● St. delle rel. -
O. funerarie:
o. di viveri, vesti, suppellettili che alcuni popoli
ponevano accanto al defunto, generalmente mummificato, nella convinzione che il
corpo vivesse un'altra vita dopo la morte.