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Nudo.

Non ricoperto di vestiti o indumenti. ║ Per estens. - Privo di qualsiasi cosa che si possa considerare una copertura. ║ Schietto, integro. ║ Il corpo umano nella sua nudità integrale, inteso sia come oggetto di studio, sia come oggetto di rappresentazione nelle arti figurative. ● Dir. civ. - N. proprietà: diritto di proprietà senza godimento né usufrutto. ● Arte - All'epoca paleolitica risalgono le prime rappresentazioni del corpo umano n., in particolare nelle raffigurazioni simboliche delle divinità e dei loro attributi (le "Veneri gravide" come simbolo della fecondità, il bassorilievo sumerico della Dea Astarte, ecc.). Anche in Grecia, a partire dai secc. V e IV a.C., il n. ebbe un profondo valore religioso: i kouroi o efebi posti nei santuari (come quello di Milo) rappresentavano, attraverso la loro nudità, la perfezione fisica e morale dell'uomo teso alla divinità. L'arte greca elaborò precisi canoni per la raffigurazione di un corpo umano perfetto, basati sulla plasticità della figura e sul principio fondamentale della proporzione, che furono poi acquisiti dalla cultura occidentale. In epoca ellenistica numerosi furono i n. sia maschili sia femminili, nei quali furono accentuati caratteri come la purezza, la sensualità e la dinamicità delle forme (Ermes con Dioniso fanciullo di Prassitele; Gruppo di Laocoonte di Agesadro, Atenodoro e Policodoro, ecc.). Con riferimento alla pittura romana del I sec. a.C. è possibile constatare la presenza di numerosi soggetti identici (la Lotta di Teseo e il Minotauro, Afrodite e Dioniso), che vengono fatti risalire a una fonte iconografica comune, di matrice ellenistica. Con l'affermarsi del Cristianesimo e durante il Medioevo, il n. scomparve dalle rappresentazioni artistiche (ammesso solo se funzionale alla scena raffigurata, come nella Cacciata di Adamo ed Eva di Masaccio). Gli artisti dell'Umanesimo e del Rinascimento lo riproposero come simbolo della superiorità dell'uomo sul mondo, come canone di bellezza ideale, come studio delle proporzioni. Piero della Francesca, il Perugino, Mantegna, Botticelli, Signorelli, tutti gli artisti del Quattrocento e del Cinquecento, fino a Leonardo e Tiziano, affrontarono il tema del n. con soluzioni originali. Punto di arrivo di una lunga tradizione e, nello stesso tempo, segno di un profondo cambiamento nel panorama culturale e artistico del tempo, il Giudizio universale di Michelangelo (1535-1541) è interamente organizzato sulla rappresentazione del n., sfruttato come unico e potente mezzo espressivo. Durante il periodo della Controriforma l'opera michelangiolesca fu condannata e i nudi del grande affresco della Cappella Sistina vennero ricoperti. Nel Settecento prevalse il n. femminile con intenti erotici (molto diffuse furono, per esempio, le stampe cosiddette "galanti", in realtà apertamente pornografiche), opere che ebbero vasta fortuna anche durante tutto il XVIII sec. Con il Neoclassicismo predominò, invece, il n. maschile, interpretato come richiamo alla classicità e raffigurato nella sua dimensione eroica (statua di Napoleone di Canova, Milano, Brera). In epoca romantica l'atteggiamento nei confronti del n. fu piuttosto ambiguo: soprattutto quello femminile conobbe una notevole fortuna, spesso accompagnato dall'accentuazione di aspetti apertamente erotici (Hayez); in molti casi, tuttavia, esso fu "velato" sotto titoli mitologici che ne permettevano un'interpretazione religiosa o mitica e che, nello stesso tempo, lo giustificavano. Nell'arte moderna il n. fu un soggetto sul quale si concentrò l'attenzione di scultori e pittori alla ricerca di un nuovo modo di rappresentazione. Gli Impressionisti dipinsero spesso dei n.: le Bagnanti (1884-87) di Renoir, Le modelle (1888), Le grandi bagnanti di Cézanne. Nel XX sec. il n. divenne uno dei soggetti preferiti nella sperimentazione dei nuovi linguaggi artistici. Fra gli autori che si distinsero nella trattazione di questo soggetto ricordiamo: Kirchner (Ragazza negra sdraiata); Matisse (N. rosa); Picasso (Il pittore e la modella).